Uncharted, dai videogiochi al cinema: il viaggio innovativo di Nathan Drake

Un franchise seminale e rivoluzionario targato Naughty Dog, già cinematografico in chiave videoludica prima ancora di arrivare in sala.

Uncharted, dai videogiochi al cinema: il viaggio innovativo di Nathan Drake
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Un percorso interessante, quello di Uncharted. Impossibile non conoscere il franchise videoludico creato da Naughty Dog nel 2007, ispirato a un mito del medium come Tomb Raider, ma è forse bene ricordare qualche numero, dare un accenno di contesto. Con oltre 28,50 milioni di copie vendute in tutto il mondo nell'arco di 15 anni, nel corso di 2 generazioni e 4 capitoli all'attivo, Uncharted è una delle saghe videoludiche più amate e di successo di casa Sony, avendo quest'ultima acquistato Naughty Dog nel 2001 dopo lo sviluppo di titoli indimenticabili quali Crash Badicoot o Jack & Dexter. La storia del brand si focalizza su Nathan Drake, avventuriero e spericolato esploratore, presunto discendente dal famoso corsaro inglese Sir Francis Drake.

Coraggioso e intraprendente, intelligente e appassionato di miti e leggende, Nathan è dal 2007 l'evoluzione culturale diretta - al maschile - dell'eredità videoludica primaria lasciata da Lara Croft: un esperto tombarolo con innumerevoli e incredibili skill in grado di cavarsela nelle situazioni più disparate, scoprire o riportare alla luce luoghi, segreti o civiltà nascoste per millenni e nemico giurato di ricchi e avidi cattivi senza scrupoli, con agende esclusivamente mirate a potere o profitto. Una saga semplicemente monumentale in termini tecnici e creativi, pronta ad approdare in sala il prossimo 17 febbraio trasposta in un vero e proprio lungometraggio con protagonista Tom Holland (qui trovate gli altri film al cinema di febbraio 2022).

Dialogo tra videogioco e cinema

Lo scheletro narrativo di ogni capitolo videoludico è irrimediabilmente nostalgico, con un occhio alle vecchie glorie del genere e un altro a Indiana Jones e simili, eppure è nella tecnologia e nell'impatto cinematografico che Uncharted ha saputo rivoluzionare e cambiare il mercato, divenendo seminale, grande esempio di ottima interlocuzione tra due medium in costante e continuo dialogo tra loro, in un contesto particolarmente privo d'ingerenze reciproche. È così dal primo momento, con un'evoluzione straordinaria di capitolo in capitolo, fino ad arrivare a un connubio miracoloso con Uncharted 4: Fine di un ladro, apice massimo di narrazione videoludico-cinematografica (non perdetevi la nostra recensione di Uncharted L'Eredità dei Ladri per PS5).

Un gioco in simbiosi perfetta tra le due componenti, con un gameplay cesellato a dovere per essere dinamico ed efficace, vero e variegato protagonista del titolo insieme a un sistema esplorativo modesto e controllato, così da regalare respiro e libertà senza uscire dai canoni scriptati della serie, mantenendosi ancorato ai binari ben tracciati di un racconto epico, emozionante e indimenticabile.

Un lungo racconto di formazione

Il film di Uncharted è stato a lungo tempo nel limbo delle produzioni targate Sony Pictures, in pratica per 10 anni. Si era anche iniziato a parlare di maledizione, visto il crescente numero di sceneggiatori, protagonisti e registi alternatisi uno dopo l'altro allo sviluppo del progetto.

Alla fine l'hanno spuntata Ruben Fleischer (Zombieland, Venom) e Holland, con il progetto ormai confezionato e pronto a uscire in sala, e del materiale trapelato finora colpisce la traslazione di peso di alcuni tra i migliori momenti della serie, già sorprendentemente cinematografici senza essere cinema ma a loro volta tanto magnifici e riusciti perché ispirati alla settima arte. Affascinante, a dirla tutta, perché si tratta di un processo ispirazionale che non sacrifica nulla ma trasforma tutto in differente "energia". Come? In sostanza riproponendo un contenuto pensato guardando ai grandi lungometraggi di genere, adeguandolo poi al formato videoludico così da avvicinarlo a un discorso narrativo e registico il più cinematografico possibile e infine riprendendolo per plasmarlo ancora una volta in cinema vero e proprio. Se l'inizio del percorso è ben chiaro ed evidente (cioè come Naughty Dog abbia creato un titolo dal forte valore cinematico), il passo successivo dal videogioco alla sala risulta essere invece adesso più complesso, soprattutto pensando a quanto Uncharted funzioni già benissimo nelle vesti del medium d'azione primario. Cos'ha di base da aggiungere il film con Tom Holland a un prodotto tanto incredibile e già rivoluzionario?

Sicuramente azione e spettacolo in live action, e vedere incarnato sul grande schermo uno degli eroi digitali più amati del nuovo millennio. Lungimirante è poi la scelta di cominciare con un giovanissimo Nathan, almeno in ottica sequel, e di scegliere un interprete tanto agile e atletico come Holland, richiedendo il ruolo uno sforzo muscolare non indifferente (lo stesso Holland si è detto preoccupato della cosa). Eppure, sembra già che questo adattamento non voglia apportare novità, presentandosi solo come naturale evoluzione multimediale del franchise. Un ideale ritorno al luogo concettuale di partenza, un po' per necessità, un po' per gioco, un po' per capire l'effettiva distanza di possibilità pratiche e creative tra le due dimensioni.

Uncharted si configura adesso come un prodotto che potrebbe in effetti cambiare il genere dei cinegames, essendo il primo titolo dal core profondamente cinematografico ad essere tradotto propriamente per la sala (Assassin's Creed non può essere preso in considerazione, avendo un taglio differente). Dovesse fallire la sorpresa, nei prossimi anni toccherà al Metal Gear Solid di Jordan Vogt Roberts provare a dimostrare come il cinema, paradossalmente, possa tenere testa al videogioco in casa sua.

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