Tutto pronto per il Festival di Cannes 2018: i film che attendiamo con più ansia

Lunedì 7 maggio partiamo alla volta del Festival di Cannes 2018, ma quali sono i film che aspettiamo di vedere con più curiosità?

Tutto pronto per il Festival di Cannes 2018: i film che attendiamo con più ansia
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Il prossimo lunedì, il 7 maggio, sarà leggermente diverso da tutti gli altri: abbiamo un biglietto aereo per la Costa Azzurra, utile a tornare al Festival di Cannes. L'edizione in programma dal'8 al 19 maggio è stata già segnata da corpose polemiche rispetto all'esclusione di Netflix e Amazon dal concorso ufficiale, poiché i loro film non sono previsti nelle sale francesi, e per via del bando dei selfie sul red carpet, a quanto pare simbolo di degrado e decadenza sociale. Non solo, il direttore artistico Thierry Frémaux è stato attaccato su più fronti anche per la selezione definitiva, a detta di molti non sufficiente per un evento di altissimo calibro, e per il programma delle anteprime stampa del tutto rinnovato, giusto per rendere il lavoro di noi critici una vera e propria corsa a ostacoli - contro file, orari e sale non adatte. La speranza, ovviamente, è che i film in programma riescano a spazzare qualsiasi malumore e broncio, andiamo dunque a vedere i film che aspettiamo con maggiore ansia di questo Festival di Cannes 2018.

Italia in primo piano

Come ogni anno, il programma finale è pieno zeppo di prodotti di ogni tipo, soprattutto se guardiamo oltre il concorso e sbirciamo anche le ottime sezioni collaterali. Partiamo però dalla corsa alla Palma d'Oro, che vede l'Italia in prima fila con Matteo Garrone e il suo Dogman.

La storia di Marcello, proprietario di un modesto salone di toelettatura per cani invischiato in un oscuro fatto di cronaca; a vedere le prime immagini, colme di umanità, tensione e toni dark, Dogman è sicuramente uno dei film che più attendiamo di vedere sulla croisette. Segue a ruota, e sarebbe inevitabile, Solo: A Star Wars Story, spin-off della saga ideata da George Lucas incentrato sulla figura eclettica di Han Solo - che sin dalle premesse trasmette divertimento e spettacolo senza troppi fronzoli. Grande attenzione anche a Fahrenheit 451, opera con cui Ramin Bahrani affronta con coraggio il famoso testo omonimo di Ray Bradbury già adattato per lo schermo da François Truffaut nel 1966. Grande ritorno sulla Costa Azzurra di un maestro come Asghar Farhadi, che insieme a Penelope Cruz e Javier Bardem porta nel Gran Teatro Lumiére Todos lo saben, sin dalla vigilia uno dei favoriti del concorso.

Lars Von Trier è vivo e lotta insieme a noi

Sulla croisette sfilerà anche Spike Lee dopo ben 29 anni di assenza: l'autore americano ha in concorso BlackKklansman, la vera storia di Ron Stallworth, diventato il primo detective di colore a fine anni '70. Sempre a proposito di grandi maestri del cinema contemporaneo, come non aspettare con trepidazione l'ultima fatica di Lars Von Trier, The House that Jack Built, con Matt Dillon e Uma Thurman nel cast; un ritorno (fuori concorso) quasi inaspettato quello del regista danese, coinvolto negli anni passati in una presunta vicenda di razzismo che lo aveva trasformato in "persona non gradita" al festival. Evidentemente si è trovata una pace. Grande attesa anche per Three Faces, ultimo film di Jafar Panahi girato, come tradizione, fra mille problemi e ostacoli, poiché l'autore è alquanto odiato dal governo iraniano - che lo ha espulso dal Paese.

Contro i mulini a vento

Chiudiamo in bellezza con una veloce carrellata: ci aspettiamo ottime cose dal documentario Pope Francis - A man of his word, che porta la firma di un veterano come Wim Wenders, e ancora i lavori di Pawel Pawlikowski, David Robert Mitchell, Nadine Labaki, Kirill Serebrennikov e Jean-Luc Godard, con gli appassionati più underground già in fibrillazione per l'ultima opera del maestro Wang Bing, dall'amichevole durata di 8 ore e 16 minuti. Da italiani siamo curiosi di vedere anche Lazzaro Felice, opera in concorso di Alice Rohrwacher, ed Euforia, film benedetto da Steven Spielberg agli ultimi David di Donatello che vede alla regia Valeria Golino. Ancora nebbioso invece il destino di The man who killed Don Quixote, travagliato lungometraggio di Terry Gilliam che - in teoria - dovrebbe chiudere la kermesse. Il destino del film è legato a una controversa bega legale, con due case di produzione che si contendono i diritti del film, motivo per cui ci sono voluti anni per girarlo e montarlo e non si sa ancora quando e come potrà essere proiettato. Speriamo che questo Festival di Cannes numero 71 possa chiudersi in nome dell'arte e non della polemica.

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