Speciale TRON Legacy - Q&A con il regista

Il nostro Botta&Risposta con Joseph Kosinski, regista di TRON Legacy!

Speciale TRON Legacy - Q&A con il regista
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Nel corso del Tron Long Day organizzato da Disney in quel di Santa Monica (a cui, lo ricordiamo Everyeye ha partecipato in Esclusiva per l'Italia), abbiamo avuto occasione di saziare ogni nostra curiosità sul film. La scorsa settimana vi abbiamo offerto, in anteprima, le nostre opinioni sullo Sneak Peek di 30 minuti proiettato successivamente anche in Italia, e prima ancora abbiamo pubblicato due interviste alla bellissima Olivia Wilde ed al visionario Steve Lisberger.
Per concludere questo nostro lunghissimo coverage, vi proponiamo dunque un ultimo articolo: alle (indiscrete) domande di Everyeye hanno risposto, anche i Concept Artist del Film ed il regista Joseph Kosinski.

Q&A

Everyeye: Abbiamo rivolto questa domanda a tutti i tuoi colleghi. A Steven, ad Olivia, ai produttori. E tutti hanno risposto in maniera diversa, dandoci la loro personale visione del messaggio che vuole trasmettere il film. Quindi lo chiediamo anche a te. Il primo Tron era un titolo assolutamente visionario: trattava strani concetti come la virtualità, l'intelligenza artificiale, che tuttavia sono oramai diventati usuali. Pensi che Legacy abbia ancora qualcosa di nuovo da trasmettere allo spettatore?
Joseph: Questa è stata una delle grandi preoccupazioni di tutti i membri dello staff, nel momento di definire la sceneggiatura del film. Man mano che la creavamo, tuttavia, ci siamo accorti che Tron ha davvero molto da dire. Da una parte, infatti, ad essere nuovo e brillante è il setting e l'esperienza visiva che propone. Vi assicuro che la realizzazione dell'ambiente virtuale, dei protagonisti e dei mezzi è qualcosa di mai visto prima: lo stile del Tron originale ha trovato pieno compimento solo in questo secondo episodio. Dall'altro, quello su cui mi sono voluto concentrare come regista, è stato l'aspetto emotivo della storia. Legacy racconta dell'incomunicabilità fra Padre e Figlio, del loro rapporto tormentato, del loro perdersi e ritrovarsi. Al di là del setting, una storia come questa è una storia "Universale", ed ha sempre qualcosa da dire e da trasmettere allo spettatore.

Everyeye: Inizialmente, il film fu presentato con il titolo di TR2N. Solo successivamente è arrivato il suffisso Legacy. Avete inserito questo sottotitolo per sottolineare l'importanza dell'Eredità del primo lungometraggio?
Joseph: A dire la verità no, non è andata proprio così. Spesso, per produzioni di discreta importanza, i primi Teaser vengono confezionati senza avere un'idea completa di quello che si vuole fare, solo per saggiare le reazioni dell'utenza e avviare il Tam Tam mediatico. Il titolo TR2N è sempre stato provvisorio. Non abbiamo deciso di aggiungere "Legacy" in un momento successivo: da quando abbiamo iniziato a lavorare seriamente sul film, l'Eredità è sempre stata lì. Non vedetela dunque come un "mettere il punto sulla continuità fra i due film", ma come l'accettazione naturale del fatto che, lavorando su un brand come Tron, devi necessariamente raccogliere, citare e utilizzare la sua eredità.

Everyeye: Il primo Tron ha incassato nel Nord America 33 milioni di dollari a fronte dei 17 spesi all'epoca. Non certo un successo economico memorabile, nonostante il plauso della critica. Sulla decisione di fare un secondo film, quanto ha influito il fatto che, col passare del tempo, Tron, come Blade Runner, sia diventato un mass-cult amato e citato da tanti "nerd" che ora reggono le fila dell'industria e lo citano a più non posso?

Joseph: Direi che è stato fondamentale. Sapere di avere alle spalle l'incondizionato supporto dei Fan è come avere una rete di sicurezza. Ma penso che abbia pesato anche un altro elemento: la forza immaginifica dell'universo di Tron. Senza mezzi termini, il lavoro visuale e concettuale svolto da Steven e dagli artisti, era già eccezionale 25 anni fa. Ma era sotto gli occhi di tutti il fatto che quella particolare artisticità non avesse potuto esprimersi pienamente, all'epoca delle riprese. Penso questa "zona grigia", non esplorata al tempo del primo film, abbia fatto di tutto per mettersi in mostra ed uscire allo scoperto.

Il design e un po' di curiosità

Parlando con i Talent Tecnici (gli artisti che hanno creato scenografie, vestiti e veicoli), si ha proprio la conferma di quanto ci spiega "Joe". L'approccio al processo creativo è stato sempre positivo e mai timoroso. Certo, non è facile lavorare con l'eredità di artisti come Moebius e Syd Maed, ma la verità è che la visione di questi artisti aveva in certi casi dovuto cedere di fronte alla limitatezza dei mezzi tecnici. E' con una punta di orgoglio che i creativi ci assicurano che il design finale delle LightCycle è più simile alla visione originale oggi di quanto non lo fosse più di venti anni fa.
Oltre alla possibilità di lavorare sulle prime tavole concettuali, ovviamente, il team artistico ha dovuto concentrarsi su una miriade di dettagli. Uno dei problemi principali era quello, ad esempio, di trasmettere la sensazione di movimento delle già citate moto fluorescenti, che non hanno ruote. Per questo, ad esempio, hanno dovuto lavorare assieme al regista ed ai modellatori, per fare in modo che in alcune riprese fosse inquadrato il motore, messo in mostra da apposite aperture che sono state inserite appositamente.
Altri problemi riguardavano il design di veicoli e vestiti, generalmente scuri, che dovevano stagliarsi su sfondi dalle tonalità non troppo dissimili (grigi o neri). A quel punto, la sinergia fra il team artistico ed i geni della Digital Domain è stata fondamentale, per creare giochi i luce e riflessioni che potessero in qualche modo distinguere ed identificare la silhouette dei mezzi.
Piacevole è anche scoprire che il lavoro degli artisti non ha mai smesso di essere, oltre che concettuale, anche artigianale: la creazione dei vestiti e dei caschi, ad esempio, è stato un processo lungo e faticoso, che ha visto impegnati sarti e tecnici elettronici, diretti costantemente dal team creativo.
E prima di concludere, vi lasciamo con una piccola curiosità: negli studi di Digital Domain veniva passata di giornalista in giornalista quella che era definita la "Bibbia" di Tron Legacy: un librone immenso che conteneva tutte le foto dei prodotti che hanno ispirato in un modo o nell'altro il design degli elementi del film. Auto di lusso, locali spagnoli, abiti firmati, caschi ed occhiali. L'utilizzo di questo "ArtBook" è assai strano: prima di cominciare le riprese, è stato fatto girare fra le case produttrici dei vari oggetti, nella speranza che qualcuna decidesse di investire nella produzione, semmai per far conoscere, attraverso il lungometraggio, il look generale dei propri prodotti. Oramai i messaggi pubblicitari sono davvero subliminali: basta un colpo d'occhio, un accostamento cromatico, per diffondere un preciso gusto estetico.

TRON Legacy Si conclude, con questo piccolo speciale, il nostro coverage Esclusivo su Tron: Legacy. Ringraziando lo staff di Disney Italia, che ci ha permesso di vivere questa bellissima esperienza e di offrirvi informazioni così preziose e dettagliate sulla produzione, ci uniamo allo stuolo di fan in trepidante attesa.

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