Speciale Transcendence: intelligenze artificiali al cinema

Un viaggio nel cyberspazio alla (ri)scoperta della tematica dell'intelligenza artificiale al cinema

Speciale Transcendence: intelligenze artificiali al cinema
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Cosa succederebbe se la prossima evoluzione umana... non fosse per niente di natura umana? Se l'uomo potesse trascendere dal suo essere costretto in un corpo fisico e liberare tutto il potenziale del suo cervello? È uno degli argomenti cardine della fantascienza, indagato ora da Wally Pfister in un nuovo film, al contempo spettacolare e ricco di spunti interessanti: Transcendence, in uscita il prossimo 17 aprile grazie a 01 Distribution.
Pfister, direttore della fotografia di fiducia di Christopher Nolan e artefice del look su schermo di tutti i suoi capolavori, dirige un Johnny Depp multisfaccettato e decisamente lontano dai suoi ruoli gigioneschi, che qui interpreta Will Caster, uno scienziato deciso a creare una intelligenza artificiale che trascende i limiti finora conosciuti, arrivando prima a preoccupare amici e colleghi (ricchissimo il cast di comprimari, a proposito: Rebecca Hall, Paul Bettany, Morgan Freeman, Cillian Murphy...) e poi a rappresentare una minaccia per il mondo intero...

Un tema ricorrente ma più che mai attuale

Suona vagamente familiare, no? In realtà lo spunto può sembrare poco originale, dato che il tema dell'intelligenza artificiale fuori controllo è stato esplorato tantissime volte dal cinema di fantascienza, ma Pfister promette qualcosa di davvero fuori dagli schemi, sotto tutti i punti di vista: e noi non vediamo l'ora di scoprirli! In attesa di vedere la sua opera possiamo però partire per un breve viaggio alla scoperta dei più noti film del genere.
L'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale come tematica nel cinema di fantascienza (e non solo) ha radici antichissime: possiamo risalire, senza dubbio, al Metropolis (1927) di Fritz Lang. Del resto, il binomio tra le incredibili potenzialità delle macchine, a cui tuttavia manca l'umanità, e gli uomini, limitati ma “vivi” e interessati alle implicazioni etiche delle proprie azioni, è uno dei leitmotiv della sci-fi, dovunque si voglia andare a parare.
Di esseri umani potenziati grazie all'innesto cybernetico ne abbiamo visti a bizzeffe al cinema: trattasi di cyborg più o meno evoluti, da Blade Runner (1982) a RoboCop (1987), passando per le produzioni giapponesi come Ghost in the Shell (1995). Tutti spesso più preoccupati a cercare di scoprire dov'è finita la propria anima, tra circuiti, microchip e connessioni neurali esterne, che a seguire i dettami della società in cui cercano di integrarsi.

Esseri umani... sintetici

In Transcendence, tuttavia, non si tratta di un vero e proprio innesto di parti meccaniche e computerizzate all'interno di un corpo umano, quanto di trasmettere la propria intelligenza, le proprie facoltà mentali e la propria immaginazione all'interno di un sistema privo delle castranti limitazioni fisiche umane. In poche parole traslare la propria coscienza e trascendere l'essere umano. Elemento che ha sempre affascinato registi, scrittori, sceneggiatori e fumettisti ad ogni angolo del globo: in Akira (1988) Tetsuo trascende i limiti umani anch'egli, mentre in X-1999 (del 1996) il personaggio di Satsuki vive principalmente nel cyberspazio, collegata ad una intelligenza artificiale denominata Beast (nome con chiari riferimenti apocalittici).
Lo sviluppo di intelligenze artificiali è una realtà oggi giorno, ma come nel film di Pfister cominciano già a sorgere dubbi esistenziali sulla natura di questi esperimenti: dubbi riportati in molti film in cui gli androidi mostrano (o meno) caratteristiche umane. Dalla serie di Alien/Prometheus a L'Uomo bicentenario con Robin Williams (1999) passando per D.A.R.Y.L. (1985), lo spagnolo EVA (2011), l'Astro Boy di Osamu Tezuka e il travagliato A.I. - Intelligenza artificiale (2001), il quesito è sempre quello: il posto effettivo degli androidi avanzati nella società, se considerarli o meno esseri senzienti e dotati di diritti oltre che di doveri. Come abbiamo visto anche nel recente Lei (2013), di Spike Jonze, nel quale il protagonista Theodore vive una storia d'amore con una I.A. di genere femminile.

La ribellione delle macchine

Il problema più grosso, tuttavia, deriva proprio dall'applicazione contorta o dal surclassamento delle cosiddette Tre leggi della robotica di Isaac Asimov, quando gli androidi e le intelligenze artificiali si ribellano ai loro padroni. Da Io, Robot (2004) a 2001 Odissea nello spazio (1968) la casistica è ampia e fonte di futuri distopici in cui l'umanità è ridotta in schiavitù o costretta alla guerra con le macchine. Del resto lo stesso maggiordomo di Tony Stark/Iron Man, nell'universo cinematografico, è diventato una sofisticatissima intelligenza artificiale, J.A.R.V.I.S., che a quanto pare avrà molto a che vedere con il potente e inarrestabile Ultron nel secondo Avengers in uscita l'anno prossimo. Quando le intelligenze artificiali si evolvono troppo infatti corrono non solo il rischio di “strafare” (vedi la Regina Rossa di Resident Evil, 2002) quanto di organizzarsi in una propria società (TRON, 1982, e TRON Legacy, 2009) per poi partire alla conquista del nostro mondo per via di una loro presunta superiorità: è quanto accade, anche se in modi e contesti diversi, nelle saghe di Terminator e Matrix, che tanto hanno affascinato il grande pubblico nel corso degli anni, proprio per gli interrogativi che pongono al di là dell'aspetto basilare da blockbuster. Quello che ogni buon film di sci-fi dovrebbe fare, insomma: intrattenere ma fornendo domande dalla non facile risposta.

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