Toy Story 1, 2 e 3: un poetico viaggio nel mondo dei giocattoli

In vista dell'uscita del quarto capitolo, andiamo ad analizzare i primi tre film di una delle saghe animate più apprezzate di sempre.

Toy Story 1, 2 e 3: un poetico viaggio nel mondo dei giocattoli
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Toy Story, la celebre serie animata creata dallo studio Pixar con protagonisti Woody e Buzz Lightyear, ha segnato in positivo l'infanzia di milioni di persone grazie a una moltitudine di personaggi iconici in grado di far breccia su un pubblico di tutte le età.
Le tre pellicole finora uscite (con una quarta in arrivo questa estate) hanno il grande merito di aver mantenuto la qualità generale complessiva sempre a un livello altissimo, così da non deludere neanche i fan più esigenti.
Di seguito andremo quindi ad analizzare alcune delle tematiche preponderanti all'interno della saga, cercando di capire gli elementi alla base dell'incredibile successo ottenuto dall'epopea di Woody, Buzz e dei loro numerosi alleati.

Amicizia

Il capitolo originario, diretto da John Lasseter e scritto, tra gli altri, anche da Joss Whedon, vanta numerosi primati, tra cui quello di essere il primo lungometraggio animato realizzato completamente in computer grafica (stiamo infatti parlando di un'opera del 1995).
La storia, di base molto semplice, ci porta a fare la conoscenza di un gruppo di giocattoli capaci di prendere magicamente vita nei momenti più disparati della giornata, stando però sempre attenti a non farsi scoprire dagli esseri umani e in special modo da Andy, il loro padroncino.
Woody, il cowboy protagonista delle vicende, nei primi minuti del film fa la conoscenza di Buzz Lightyear, un giocattolo all'avanguardia che pensa però di essere uno Space Ranger finito sulla Terra in seguito a un guasto della sua astronave (che in realtà è semplicemente la scatola in cui era imballato).
Il valore dell'amicizia, macrotema fondamentale dell'intera saga, in questo primo capitolo diventa anche il fulcro narrativo dell'opera, che porta lo spettatore a vivere il percorso di crescita interiore che Woody si ritrova a intraprendere fin dal primo incontro con Buzz.
Il cowboy, infatti, è considerato un vero e proprio leader all'interno della comunità di cui fa parte, dove troviamo numerosi comprimari entrati anch'essi nel cuore di milioni di fan, tra i quali il burbero Mr. Potato, il cane-molla Slinky, il dinosauro fifone Rex, la bambola Bo Beep e il porcellino salvadanaio Hamm.

L'arrivo di Buzz sconvolge però lo status sociale di Woody che, da giocattolo preferito di Andy e ferrea guida della comunità, si trasforma in un emarginato nel giro di pochissimo tempo.
Il cowboy, sbattuto letteralmente di fronte all'ignoto per via di una situazione a lui completamente sconosciuta, viene quindi colto da una profonda invidia verso il suo rivale Buzz, che sembra avere tutte le carte in regola per diventare il nuovo punto di riferimento dei vari giocattoli.
La stessa prima comparsa dello Space Ranger, in cui Woody lo ammira con fare a tratti sconcertato, riesce perfettamente a descrivere con una singola inquadratura lo stato d'animo in subbuglio del cowboy, che non può fare a meno di rimanere sconvolto davanti a ciò che non conosce.
Per quanto in realtà Woody si comporti in maniera davvero meschina con Buzz, lo spettatore non è mai portato a prenderne totalmente le distanze, dato che il cowboy subisce a suo modo un tradimento da tutte le persone a lui più care.
Andy, infatti, che ha sempre giocato con lui, d'un tratto non sembra più considerarlo; i suoi amici giocattoli invece, mostrando una certa predisposizione a stare dalla parte del più forte e del più popolare di turno, decidono senza troppe remore di non calcolare più il loro precedente leader.

Woody inizia così a covare sempre più invidia e rancore verso il suo rivale, particolare che lo porta a comportarsi da vero e proprio irresponsabile, che spingerà infine sia lui che lo Space Ranger, dopo varie peripezie, a capire il valore dell'amicizia e di accettarsi per quello che si è davvero.
L'opera, dopo la prima parte di natura corale, si focalizza quindi sui due personaggi protagonisti, andando a sviscerare il concetto di amicizia attraverso i numerosi avvenimenti che si susseguono durante tutta la pellicola.
Dal confronto diretto tra Woody e Buzz, che li porta a discutere (e litigare) animatamente, fino alla presa di coscienza dello Space Ranger di essere solo "un balocco per bambini", ogni dettaglio risulta calibrato alla perfezione e capace di intessere via via un puzzle emozionale in cui le vite dei due giocattoli si intrecciano sempre di più fino a diventare complementari.
Woody, infatti, superata l'invidia momentanea, capisce di essersi comportato in modo davvero scorretto nei confronti di Buzz che, nonostante la sua personalità svampita, boriosa e a tratti sopra le righe, non ha mai voluto danneggiare il cowboy in maniera consapevole.

Nel momento di maggiore difficoltà, che si verifica quando i due personaggi principali si ritrovano nella casa di Sid (il vicino di casa di Andy che ha la mania di distruggere i giocattoli), tutti i nodi vengono al pettine e il macrotema dell'amicizia torna ancora una volta preponderante, coadiuvato a quello dell'accettazione di sé stessi.
La perdita di fiducia dello Space Ranger, che lo porta in uno stato di depressione totale dopo aver scoperto la verità, spinge invece il cowboy a reagire per tentare di salvare quello che ormai sta per diventare il suo migliore amico, spiegandogli al tempo stesso che prendersi cura di Andy è la loro vera missione.
I giocattoli posseduti da Sid diventano poi una metafora esplicita di come spesso le apparenze ingannino; infatti, a fronte del loro aspetto mostruoso e inquietante, le bizzarre creature giocattolo non esitano ad aiutare i due protagonisti a fuggire dimostrandosi in realtà di buon cuore.

Superate tutte le difficoltà, l'ultimo atto della pellicola vede Woody e Buzz unire le forze per raggiungere nuovamente Andy, in fase di trasloco. Grazie al solido legame di amicizia fraterna che si è instaurato tra i due protagonisti, gli errori del passato possono venir messi da parte per incominciare tutti insieme da un nuovo punto di partenza. Il finale, leggero e scanzonato, chiude così in maniera semplice e lineare l'epopea all'insegna dell'amicizia dei due protagonisti.

Abbandono

In Toy Story 2, fortunatamente, si è deciso di impostare la storia provando a far evolvere tutti i temi visti nel primo capitolo, piuttosto che limitarsi a creare un seguito per il semplice tornaconto economico.
Con John Lasseter ancora una volta alla regia, supportato da Lee Unkrich (che dirigerà anche il terzo capitolo) e Ash Brannon, torniamo nel mondo popolato da Woody&Co, addentrandoci in una delle paure più grandi dei nostri beniamini: l'abbandono.
Woody, infatti, a seguito di un danno al braccio, si autoconvince di essere ormai condannato alla solitudine eterna perché Andy non vorrà mai più giocare con lui.
Nel tentativo di salvare Wheezy, un vecchio giocattolo rotto dalle fattezze di un pinguino, il cowboy finisce nelle mani del disonesto Al, un venditore di giocattoli che ruba lo stesso Woody da un mercatino dell'usato allestito dalla madre di Andy.
Ritrovandosi in una location sconosciuta, il cowboy fa poi la conoscenza di alcuni nuovi giocattoli: la cowgirl Jessie, il cavallo Bullseye e il cercatore d'oro Stinky Pete. Qui, il nostro protagonista scopre di far parte di un raro set di giocattoli a tema Far West, in passato molto famoso e per questo ricercato da molti collezionisti.
L'opera, a livello tematico, decide di focalizzarsi molto sulla perdita di fiducia verso gli umani, colpevoli di abbandonare sistematicamente i giocattoli con il passare del tempo.
È proprio Jessie, in una delle scene più struggenti del film, a esprimere in maniera esplicita, attraverso una canzone, che cosa si prova a essere dimenticati dalla persona a cui si tiene di più in assoluto.

La scena del giocattolo che cade dal letto (ricorrente nella saga per indicare un cambiamento importante) vede qui protagonista la stessa Jessie, che finisce presto dimenticata dalla propria padroncina e in seguito abbandonata in una scatola.
I nuovi giocattoli fanno quindi presente a Woody che prima o poi Andy crescerà e non avrà più bisogno di lui, convincendolo così a partire per Tokyo dove potrà essere apprezzato dai bambini di tutto il mondo all'interno di un prestigioso museo.
Capovolgendo la sequenza finale del primo film (in cui era Buzz a trovarsi nei guai), questa volta è proprio Woody ad aver bisogno di una mano per uscire da una situazione spinosa.
Buzz Lightyear, insieme agli storici comprimari della saga, parte così al salvataggio del suo migliore amico, dando vita a una serie di siparietti comici davvero riusciti soprattutto durante l'incursione nel negozio di giocattoli di Al, dove fanno la conoscenza anche dell'imperatore Zurg, una divertente parodia della figura di Darth Vader.

L'opera si concentra quindi maggiormente su un aspetto corale rispetto al passato, riuscendo comunque a tenere alta l'attenzione grazie a un ritmo davvero ben studiato e privo di tempi morti, in cui sono presenti anche dei colpi di scena ben congegnati.
Come sempre, il comparto tecnico è in grado di regalare degli scorci davvero sorprendenti e ricchissimi di dettagli in piena tradizione Pixar, sempre all'avanguardia anche da un lato puramente visivo.

Crescita

Toy Story 3, uscito ben undici anni dopo il precedente capitolo, segna se vogliamo la conclusione ideale delle avventure di Woody&Co.
La pellicola, infatti, giocando anche sull'effetto nostalgia, ha voluto impostare l'intero fulcro narrativo sull'importanza di crescere e, quindi, di diventare adulti.
Andy, infatti, adesso non è più un bambino (in maniera analoga a tutti quegli spettatori nati negli anni '90 e ora cresciuti) ed è in partenza per il college. I suoi giocattoli preferiti sono quindi pronti a dirgli addio, seppur ovviamente rattristati dal fatto di non essere più al centro dei pensieri del loro amato padroncino. L'atmosfera malinconica che permea tutto il terzo capitolo è però rallegrata dalle numerose sequenze all'interno dell'asilo Sunnyside, in cui i nostri eroi finiscono a seguito di un malinteso. Qui conoscono Lotso, un orsacchiotto rosa animato dalle migliori intenzioni pronto ad accogliere i suoi nuovi ospiti in modo molto cordiale.

Presto però, i giocattoli scoprono l'inganno e capiscono di essere prigionieri di un dispotico tiranno che ha reso l'asilo un vero e proprio campo di prigionia dove nessuno può contraddirlo.
Spetterà quindi a Woody e Buzz provare a risolvere ancora una volta la situazione cercando al contempo di salutare per l'ultima volta Andy.
L'opera, questa volta, decide di concentrarsi, a livello di villain, esclusivamente sulla figura di Lotso, che presenta varie analogie con Stinky Pete, seppur l'orso rosa si riveli in realtà addirittura più spietato.
Visto però il molto tempo trascorso dal precedente capitolo, il pericolo più grande era quello di vedere un'opera svuotata da tutti quei temi cardine che hanno saputo appassionare milioni di fan nel corso degli anni.
Il terzo capitolo è invece riuscito a unire sapientemente tutti i punti di forza delle precedenti pellicole, riuscendo a far evolvere i numerosi personaggi in maniera credibile e mettendoli di fronte al fatto che non si può rimanere per sempre ancorati al passato, non puntando mai al riciclo di situazioni già viste quanto a un loro naturale ampliamento.

Ancora una volta il ritmo risulta perfettamente bilanciato, grazie all'alternarsi di situazioni divertenti con altre maggiormente seriose e dal forte pathos.
Di grande efficacia anche le numerose strizzate d'occhio pensate per i fan, come quella di mostrare Sid adulto che si occupa di nettezza urbana o il rimando al dinosauro che mangia cani con scudo galattico giocando con la metanarrazione.
Lo spettatore, fin dall'inizio, si prepara quindi a vivere l'unica (e reale) conclusione possibile delle vicende, facendosi trasportare per tutta la durata della pellicola in un mondo pieno di luci, colori e forti emozioni adatto non solo ai bambini ma anche agli adulti.
Il terzo capitolo riesce così a chiudere in maniera eccellente una delle trilogie cinematografiche più apprezzate di sempre, con Woody, Buzz e tutti gli altri giocattoli consci del fatto che il passato, prima o poi, deve essere lasciato andare così da vivere il presente nel migliore dei modi.

Verso l'infinito... e oltre!

A fronte di un successo travolgente fin dall'uscita del primo film, il brand di Toy Story si è ovviamente espanso in una moltitudine di direzioni diverse, basti pensare ai giocattoli reali creati sulle fattezze di quelli visti nei film o ai numerosi spin off animati (spesso di pregevole fattura) e ai vari videogiochi dedicati.
Molti infatti ricorderanno lo storico titolo per PS1 dedicato a Toy Story 2, in grado di far esplorare per intero alcuni degli ambienti più iconici visti nelle pellicole cinematografiche, a cominciare dalla casa di Andy.
Lo Space Ranger più famoso del mondo è stato anche protagonista di una serie animata dedicata completamente a lui, Buzz Lightyear da Comando Stellare, trasmessa in tv sul canale Disney Channel a partire dagli anni 2000.
Recentemente, Woody&Buzz hanno anche trovato spazio in Kingdom Hearts III, capitolo finale della saga campione d'incassi nata dallo sforzo combinato tra Square Enix e Disney.

A suscitare nuovamente la curiosità dei fan ci hanno poi pensato i nuovi trailer dedicati a Toy Story 4, che arriverà nelle sale cinematografiche questa estate; non resta quindi che attendere fiduciosi il nuovo capitolo, con la speranza di trovarci nuovamente di fronte a un piccolo grande capolavoro del cinema d'animazione.

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