The Water Diviner, in prima tv l'esordio alla regia di Russell Crowe

Un padre vedovo si reca a Gallipoli alla ricerca dei corpi dei figli morti in guerra in The Water Diviner, esordio alla regia di Russell Crowe.

The Water Diviner, in prima tv l'esordio alla regia di Russell Crowe
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E' dedicato a tutti i dispersi senza nome di ogni guerra l'esordio dietro la macchina da presa di Russell Crowe, che per l'occasione si è ritagliato anche il ruolo di protagonista. The Water Diviner è liberamente ispirato all'omonimo romanzo che a sua volta prese spunto da una frase estrapolata da una lettera di un tenente che si occupò delle sepolture durante il primo conflitto mondiale. La storia è infatti ambientata nel 1919, a solo un anno dalla fine delle ostilità, e vede il contadino / rabdomante australiano Joshua Connor ancora afflitto dopo che i tre figli hanno perso la vita mentre si trovavano sul fronte. Quando la moglie si suicida per la disperazione, l'uomo decide di recarsi a Gallipoli, in Turchia, per trovare i cadaveri dei suoi ragazzi e riportarli in patria. Connor viene inizialmente osteggiato dagli organi militari del suo Paese, salvo trovare un'inaspettata collaborazione da parte di un ufficiale dell'esercito turco, che accetta di aiutarlo nella sua dolente missione. E nell'hotel in cui risiede fa anche amicizia con il piccolo Orhan e la di lui madre Ayshe, donna vedova prossima ad un non voluto matrimonio.

Alla ricerca della pace

Cerca di far suoi i trucchi che grandi registi come Ridley Scott e Ron Howard gli hanno insegnato durante la sontuosa carriera attoriale, ma non trova sempre una giusta coesione: con The Water Diviner (in onda stasera in prima tv alle 21.10 su CANALE 5) Russell Crowe aspira a creare un'epica epopea personale ma centra solo parzialmente il bersaglio. Due ore di visione che vivono di grandi momenti (spettacolare la sequenza della tempesta di sabbia) ma si rivelano narrativamente imprecise e scontate, edulcorando per altro le violenze commesse dall'esercito turco qui celate per il politically correct. E proprio l'incontro tra le due culture diventa elemento contrastante di una storia il cui pathos di partenza, ricordante alla lontana le vicende di Salvate il soldato Ryan (1998), scema ben presto in un'accomodante solidarietà tra vecchi nemici e in risvolti romantici costruiti a tavolino, tanto che l'epilogo all'acqua di rose diventa francamente fastidioso. Ed è un peccato perché come detto il novello regista mette in mostra uno stile possente e vigoroso che, non lesinando in una forte componente enfatica, offre almeno una manciata di scene madri di tutto rispetto, purtroppo penalizzate da altrettante facilonerie: una su tutte l'uso ingenuo e fastidiosamente tattico del passaggio in cui Connor insegna ai compagni di viaggio le regole del cricket. Le stesse doti da sensitivo del protagonista, dal taglio quasi paranormale, non sono altro che un furbo escamotage atto a far evolvere una vicenda il cui primo colpo di scena è svelato già nella prima mezzora.

In guerra e in amore

In questo crogiolo di alti e bassi merita comunque lodi la sofferta e sanguigna prova di Crowe in campo attoriale: abituato al ruolo di eroi / condottieri tormentati, l'interprete australiano infonde la giusta umanità ad un personaggio interessante, trovando nella controparte femminile Olga Kurylenko un calibrato mix di sensualità e amarezza. Un comparto tecnico di prim'ordine, con efficaci rappresentazioni in flashback delle fasi della guerra e una colonna sonora avvolgente al punto giusto, rendono lo spettacolo visivamente appagante e senza le succitate imperfezioni in fase di sceneggiatura (e di montaggio, a tratti impreciso) The Water Diviner avrebbe avuto tutte le carte in regola per porsi come opera di ben altro valore, ma la visione in fin dei conti può dirsi comunque piacevole.

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