The Unforgivable: perché è il film Netflix del momento?

La pellicola con Sandra Bullock veicola una questione spinosa, e lo fa raccontando una storia che vive e respira grazie al suo cast di grande valore.

The Unforgivable: perché è il film Netflix del momento?
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The Unforgivable è una storia di amore e giustizia. Quando nei primissimi minuti Ruth Slater viene scaraventata in un mondo freddo e ostile, è come se fosse stata partorita per una seconda volta: il pianeta fuori dal carcere è completamente diverso da come lo ricordava, ma sembra vagamente assomigliargli. Se con il parto si dà alla luce un essere puro e innocente, la seconda venuta al mondo di Ruth la vede invece marchiata alla nascita: lei è un'ex galeotta, una persona dalla quale prendere le distanze e di cui non fidarsi. Costretta a dormire in una stanza insieme ad altre donne in difficoltà, e impossibilitata a svolgere il lavoro nel quale è esperta; è un corpo avulso all'interno di una società ostile che non ha intenzione di perdonarle nulla.

L'unico barlume di luce che illumina la sua vita, dandole la forza di andare avanti e una ragione per vivere, è rinchiuso nell'inchiostro delle innumerevoli lettere scritte alla sorella. Ogni giorno all'interno del carcere si aggrappava alla penna cercando di tenere acceso il legame familiare, ma non ha mai ricevuto risposta, né tantomeno la certezza che la sorella ricevesse le sue lettere. Fuori dalle mura che l'hanno imprigionata per metà della sua vita, Ruth continua a seguire quell'unica luce guida, stringendosi ad essa per trovare senso a un'esistenza danneggiata in maniera irreversibile. Una storia di amore sincero e di giustizia spietata; forse è per questo che The Unforgivable ha conquistato il podio su Netflix questa settimana. Scopriamolo insieme.

Un film importante

Abbiamo analizzato le virtù e i difetti dell'ultimo lungometraggio con Sandra Bullock nella nostra recensione di The Unforgivable, illustrandovi un'opera che vive grazie alle interpretazioni magistrali dei suoi protagonisti.

La pellicola diretta da Nora Fingscheidt non spicca per le trovate originali di una trama dimenticabile, ma nonostante ciò è tra i titoli più visti su Netflix. Le ragioni del suo successo sono molteplici, a cominciare dal richiamo indiscutibile di Sandra Bullock sul pubblico, ma probabilmente il miglior pregio del titolo è il sollevare una questione morale estremamente vicina a molti di noi. Il problema della giustizia carceraria è a dir poco spinoso, e The Unforgivable non osa immaginare una soluzione che risolverebbe tutto, ma rimane comunque un tema attuale con il quale, in quanto società, dovremmo fare i conti. Ruth Slater ha commesso un omicidio, è stata processata e condannata a vent'anni di carcere. La situazione che vive la protagonista è abbastanza chiara e netta: una persona commette un crimine, sconta una pena detentiva e dovrebbe essere riammessa nella società.

Fin dalle primissime battute la pellicola ci ricorda che le cose non vanno assolutamente così: Ruth è costretta ad accettare il lavoro che le trova il suo tutore, perché le imprese edilizie per le quali vorrebbe lavorare non hanno intenzione di assumere un'ex detenuta; è inoltre obbligata a nascondersi in un guscio di silenzi e stoicismo, combattendo contro l'ostilità di un mondo che semplicemente non ha intenzione di perdonarla.

Domande senza risposta

Ma se la società è incapace di perdonare un soggetto, che senso ha la pena detentiva? E soprattutto, che senso ha il termine di una reclusione in carcere? Il film obbliga a queste domande scomode, e lo fa contrapponendo la dura realtà di Ruth Slater alla purezza dei suoi sentimenti verso la sorella perduta. Il suo è un amore genuino, privo di secondi fini, che stona con il cinismo del mondo fuori dal carcere nel quale si è ritrovata.

Ed è per questo un sentimento ancora più autentico e degno di protezione, che ci obbliga a fare il tifo per un'ex detenuta. Purtroppo la sua amorevole ricerca è vittima ancora una volta di quella stortura presente nel concetto stesso di detenzione: in quanto galeotta, Ruth non ha il diritto di contattare sua sorella. Il sistema che protegge i bambini adottivi è a dir poco stringente, la burocrazia difende a denti stretti la loro privacy e anche quella delle famiglie che li accolgono.

Questo è particolarmente vero nei casi in cui un episodio violento abbia segnato il passato del bambino dato in adozione: è contro questo muro di risposte non ricevute che combatte Ruth Slater, alla ricerca instancabile dell'unica persona che ama più della sua stessa vita. Se fosse una persona qualsiasi, libera sia fisicamente che concettualmente, non ci sarebbe nessun ostacolo. Ma Ruth non è una persona qualunque, non lo è nemmeno dopo aver scontato la sua pena in carcere, e per ottenere qualche chance di ricongiungimento si ritrova costretta ad aggirare il sistema, facendo leva sui sensi di colpa di un avvocato.

Sandra Bullock ha ancora qualcosa da dimostrare

Questo intreccio triste, in cui la speranza sembra solo una lontana chimera, è reso vivo e pulsante da un cast perfettamente calato nella parte.

Le interpretazioni degli attori, dai protagonisti fino ai comprimari, si rivelano infatti la vera punta di diamante del film. Il fatto che il premio Oscar Viola Davis - riscoprite la recensione di Ma Rainey's Black Bottom, l'ultimo film che le è valso una candidatura alla prestigiosa statuetta - debba accontentarsi di pochi minuti effettivi sullo schermo dice tutto sulla profondità del cast: Jon Bernthal restituisce un individuo sincero e danneggiato, intrecciando una relazione complicata ma sempre credibile con Ruth Slater; Vincent D'Onofrio è grandioso nelle vesti di un avvocato che sembra ritrovarsi in balìa dei suoi sentimenti, combattuto tra il senso di giustizia e la volontà di difendere la sua famiglia. Ma ovviamente i riflettori sono puntati su Sandra Bullock, il cui personaggio è fulcro stesso del film, presente nei dialoghi e nelle situazioni anche quando Ruth non appare in scena.

La sua espressività scostante si associa alla perfezione agli scatti di violenza che incorniciano una ex detenuta da manuale, per poi volteggiare con sensibilità verso l'amore e la dolcezza che non ti aspetti da una donna ferita. Ruth Slater è un personaggio sfaccettato e in definitiva ben scritto, ma è Sandra Bullock a renderla davvero viva grazie a un'interpretazione profonda e sentita. L'attrice premio Oscar si dimostra ancora una volta tra le primissime scelte all'interno del panorama attoriale femminile, costruendo attorno a sé - e al suo carismatico personaggio - l'intera cifra artistica di un film imperfetto, ma sicuramente significativo e meritevole di un ragionamento più ampio.

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