Speciale The Social Network - Conferenza Stampa

Jesse Eisenberg racconta The Social Network

Speciale The Social Network - Conferenza Stampa
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L'evento più atteso di questa quinta edizione del Festival di Roma è sicuramente The Social Network, ultima fatica di David Fincher ispirata alla nascita di Facebook. A raccontarci curiosità e retroscena della lavorazione è Jesse Eisenberg, il giovane attore chiamato a vestire i panni di Mark Zuckerberg, inventore appunto del social network più utilizzato e criticato degli ultimi anni.

La nascita di Facebook

Tutto il film sembra pervasi da questa idea di misoginia. Tutto il lavoro lo fanno i ragazzi e alle due ragazze, quando chiedono se possono fare qualcosa per aiutarli, viene detto "nulla", anzi mentre gli altri programmano loro passano il tempo a giocare ai videogiochi o a divertirsi in altri modi.
Quelle sono ragazze della California, che sono notoriamente diverse da quelle di Boston, di Harvard. In ogni caso si tratta di una società formata solo da uomini, da Mark e dai suoi amici, ma questo perché i creatori di Facebook erano tutti uomini.

Per prepararti alla parte hai incontrato Mark Zuckerberg?
No, non l'ho mai incontrato anche se mi piacerebbe molto. Si tratta di un personaggio complesso che ha generato una serie di reazioni diverse nelle persone. In America molti della vecchia generazione lo hanno visto come il simbolo di un ammonimento, mentre per la nuova generazione è una sorta di eroe, un pioniere. Promuovendo il film in giro per il mondo ho imparato ad apprezzare sempre di più questo personaggio, conoscendolo e vedendo come il pubblico reagisce a lui. Ho letto tutto quello che potevo: articoli, biografie e persino un piccolo libro sul fioretto scritto da Mark stesso. Ho addirittura preso lezioni di fioretto. Ho cercato di imitarlo nella vita quanto più possibile in modo da portarlo sullo schermo nel migliore dei modi.

Questo suo parlare in maniera molto veloce è una tua caratteristica, di Mark o un aggiunta della sceneggiatura?
Lui parla molto velocemente fin dall'inizio. Il suo cervello lavora a una velocità diversa e questo fa sì che lui parli così veloce. Lo si vede fin dalla prima scena al bar, quando intrattiene due discorsi parallelamente passando da uno all'altro senza difficoltà, ma confondendo il suo interlocutore. Ed è questo che fa sì che gli altri lo recepiscano male, perché non vanno alla sua stessa velocità.

Come hanno reagito i veri protagonisti della storia a questo film?
Mentre lavoravamo al film non ci siamo preoccupati molto di quali sarebbero state le loro reazioni. Poi abbiamo iniziato a sentire la pressione quando il film è stato distribuito in America, ma fortunatamente nella maggior parte dei casi la loro reazione è stata positiva. Il primo Ottobre, data d'uscita del film, Mark ha affittato un'intera sala cinematografica in California e ha fatto vedere il film a tutta la sua azienda. Ovviamente tutti i dipendenti di Facebook sarebbero andati a vedere il film separatamente al cinema, ma la sua è stata una mossa molto intelligente, perché così poteva tenere sotto controllo le reazioni dei dipendenti. Mio cugino è tra quelli che lavorano per lui. Dopo la proiezione sono andati a festeggiare e Mark ha ordinato appletini per tutti, si è avvicinato a lui e gli ha chiesto di mandarmi un SMS in cui mi faceva i complimenti per il film. I veri gemelli Winkel Voss, per esempio, hanno partecipato a tutte le proiezioni possibili. Sono davvero molto felici dei loro personaggi... anche perché vengono rappresentati come molto belli.

Amicizia e problemi

Il protagonista tradisce l'amicizia per ben due volte e in generale il film ritrae un ambiente per nulla positivo...
Personalmente non li vedo come dei tradimenti. I film danno moltissimo valore all'amicizia e ci portano a pensare che quando qualcuno la tradisce sia una cosa terribilmente negativa. Mark invece non gli dà nessuna importanza. Lui pensa solo a Facebook, è quella la sua priorità. Eduardo Severin è sì il suo migliore amico, ma vuole portare l'azienda verso quello che secondo lui è il declino. Quindi taglia i ponti con lui per promuovere Facebook. Dà valore a questo. Non è un buon o un cattivo amico, semplicemente un grande leader.

In Italia ci sono state molte polemiche su Facebook e sull'impatto che questo ha sui rapporti sociali. La gente smette di comunicare realmente e lo fa solamente attraverso internet. Cosa ne pensi?
Ho riflettuto molto su come Facebook crei distanze tra le persone. Io per esempio non ho una pagina Facebook. L'ho avuta solo per un piccolo periodo durante la lavorazione del film, per vedere di cosa si trattava e come funzionava e poi l'ho cancellata. Però... quando io ero piccolo e tornavo a casa da scuola ero solo e tutto quello che potevo fare era mettermi davanti alla TV. Mia sorella, di dieci anni più piccola di me, invece torna a casa e continua a comunicare con i suoi compagni, crea cose per loro, interagisce continuamente. Non credo uccida la comunicazione interpersonale.

"Non arrivi a 500 milioni di amici senza farti qualche nemico": ti sei fatto dei nemici dopo questo ruolo?

Io sono ebreo... quindi non ho nemici a Hollywood! Sicuramente ne avrò qualcun altro altrove, ma non a Hollywood. (ride)

C'è una scena in cui vai in giro in ciabattine da mare. È un dettaglio vero o un'aggiunta della sceneggiatura?

La costumista, Jacqueline West, ha rintracciato tutte le foto che c'erano in giro sui protagonisti e ha cercato in giro tutti i vari oggetti e capi d'abbigliamento. Ogni mattina gli attori si dirigevano verso dei camion che contenevano l'intero armadio di un personaggio e decidevano che cosa mettersi in base alla loro percezione della scena. La mia sfiga personale è che Mark aveva queste ciabattine da mare con cui in una scena ha camminato nella neve. Lui sicuramente non se ne sarà reso conto, ma per me girare la scena è stato difficilissimo, perché stavo congelando.

Si dice che Fincher giri la stessa scena anche duecento volte. Che problemi ha? Com'è stato lavorare con lui in questo modo?
È vero, Fincher ripete le riprese più volte. Se c'è una scena con quattro angolazioni diverse, lui fa cinquanta riprese per ogni angolazione. Ma è fantastico. Per un attore la parte più frustrante del suo lavoro è starsene seduti in una roulotte aspettando che preparino la scena per ore, per poi recitare solo per pochi minuti. E tu per interpretare quella scena hai fatto un duro lavoro che non puoi esprimere al massimo. Con lui invece accade il contrario: viene preparata la scena in venti minuti e poi puoi interpretare la tua parte moltissime volte. Puoi sperimentare, puoi provare cose diverse con il tuo personaggio. Per esempio la prima scena, quella ambientata nel bar, l'abbiamo girata per ben novantanove volte. Così puoi giocare emotivamente con il tuo personaggio, entrare in contatto con lui e con il suo modo di interagire, capire come reagisce e si relazione con gli altri. È fantastico. Non ci sono più molti registi che lavorano così dai tempi di Stanley Kubrick.

Cattiverie e solitudine

Il film sembra voler dire che anche l'uomo più intelligente alla fine è indifeso davanti alla frustrazione di essere rifiutato dagli altri.
Si... una delle cose che rendono gradevole questo personaggio è il capire da dove provengono i suoi atteggiamenti. Non si sente a proprio agio nell'interagire con gli altri, ma proprio per questo capisce perfettamente come gli altri vogliono farlo e crea Facebook. Quanto più ha successo più diventa solo. Anzi alla fine si ritrova più solo di quanto non lo fosse all'inizio e per questo si ritrova a ciccare continuamente e disperatamente sperando che accettino la sua richiesta d'amicizia.

Si può dire quindi che Facebook è nato dalla sua incapacità di interagire con le donne?

Io non restringerei in campo solo alle donne: è incapace di interagire con gli altri attorno a lui. Non riesce a valutare la loro esperienza emotiva e ha problemi ha comprendere anche la sua. Quando viene lasciato dalla ragazza ci mette parecchi minuti prima di elaborare emotivamente quello che è successo e dire che gli dispiace. Si sente al contempo superiore agli altri e terribilmente insicuro.

Il film presenta Facebook, alla sua nascita, come uno strumento esclusivo, mentre oggi è completamente il contrario. Anzi... chi rimane fuori da Facebook sembra essere un nerd con problemi di socializzazione. E perché tu non hai Facebook?

Dopo aver fatto il mio primo film sette anni fa, ho cercato il mio nome su Google. Sono venute fuori tutte cose orribili, i miei difetti, cose che volevo nascondere. E invece erano tutte online. Insomma, come potete immaginare non ho nessuna voglia di contribuire a questa diffusione dei miei difetti. Mark è un business-man che in realtà crea solo l'illusione dell'esclusività. Ed è questo ad aver reso Facebook un successo.

La tua performance è sicuramente fantastica, tanto che si dice in giro che possa valenti un Oscar...

Credo stiate facendo riferimento a qualcosa che ha detto mia madre! (ride) Deve averlo scritto sul suo blog, è stata molto carina.

Il film evidenzia il classismo di Harvard e dell'intera società. Lui stesso ammette di soffrire di una mancanza di status e per questo è interessato solo alle cose fighe, come Facebook...

Si... non vorrei sembrare paranoico, ma c'è anche un sottofondo di discriminazione religiosa. Loro fanno parte di questa confraternita per ebrei ed è una società diversa da quella che li circonda. Lui non vuole sminuirla, vuole semplicemente svalutare l'intero concetto della vecchia guardia. Aiuta quelli che si sentono esclusi dalla società, permettendo loro di avere una vita piena. Mark ha creato Facebook perché era il primo ad averne bisogno.

Mark è un nerd con problemi di comunicazione e socializzazione, eppure sente la necessità di esprimere tutto quello che pensa attraverso il suo blog...
Ha diciannove anni ed è ubriaco! Anche io ho detto spesso cose tremende che sarebbero venute fuori se avessero fatto un film sulla mia vita. David ha fatto questo enorme tentativo di essere accurato fino in fondo e nulla è stato inventato. Abbiamo avuto accesso al suo blog personale e poi sono usciti motli articoli che citavano le cose terribili che ha detto in quel periodo. Ma aveva solo diciannove anni appunto e tutti quanti fanno cose strane a quell'età... solo che su di noi non si fanno dei film e quindi non vengono a galla.

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