The Lighthouse: perché dovete guardare il capolavoro di Eggers su Netflix

Sospesa tra l'allucinazione horror e la tradizione popolare, la seconda pellicola di Eggers è un'opera raffinata capace di rimanere impressa nella memoria.

The Lighthouse: perché dovete guardare il capolavoro di Eggers su Netflix
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Potremmo discutere per ore sulla correttezza degli ultimi riconoscimenti cinematografici, paragonando ad esempio le previsioni per gli Oscar 2023 della redazione Everyeye ai vincitori effettivi degli Oscar 2023, ma una grande verità che mette tutti d'accordo è di certo la definitiva consacrazione di A24 anche all'interno della grande distribuzione. Dopo un decennio passato a finanziare progetti incredibilmente rischiosi per una nicchia di cultori del cinema, la casa di produzione indipendente ha sconfitto le major di Hollywood partecipando al loro stesso gioco, portandosi a casa i premi più importanti dell'edizione e lasciando tanti giganti dell'industria a bocca asciutta.

Per chi è solito frequentare soltanto i grandi multisala d'Italia forse l'exploit di A24 potrebbe apparire assurdo, ma basta guardare alla filmografia dello studio per capire come questo trionfo sia una delle tappe di un percorso partito da lontano, costruito sul coraggio e sull'autorialità di registi lasciati liberi di esprimere la loro arte senza alcun vincolo: espressione massima di questa visione produttiva è sicuramente The Lighthouse, il secondo film di un regista ormai arcinoto per il suo utilizzo estremo del mezzo cinematografico, arrivato tra i film Netflix di Marzo 2023 per accontentare i palati più fini della sua enorme platea di abbonati.

La ballata del vecchio marinaio

La strada visionaria di Robert Eggers ha accompagnato il pubblico nell'esplorazione di scenari molto distanti tra di loro, dalla stregoneria che annichilisce una famiglia nel New England alla barbarica vendetta del principe vichingo descritta nella recensione di The Northman, ma passando attraverso tematiche in realtà molto vicine ed estremamente comprensibili, anche se all'apparenza complicate o addirittura criptiche.

Lo studio antropologico della nostra società, delle sue tradizioni e delle credenze elevate a realtà inconfutabili, insieme a questioni eterne come l'immagine della donna all'interno di una famiglia (e ad un mondo) patriarcale, sono le basi da cui il regista americano parte per costruire un'esperienza spesso estremizzante, forse incapace di comunicare con un pubblico molto vasto, ma sicuramente innovativa e diversa rispetto a qualsiasi altra pellicola appartenente allo stesso genere.

Se The Vvitch ha fatto innamorare ogni fan dell'horror impegnato e The Northman è riuscito a galvanizzare con la sua trama shakespeariana, The Lighthouse (che potete riscoprire con la nostra recensione di The Lighthouse) rimane invece un'opera più intricata e polarizzante, forte di una fotografia d'impatto e di due soli attori lanciati in uno sforzo lavorativo immane, ma con una storia pesantemente influenzata dal folklore che quasi rischia di rimanere sottotraccia.

Ambientato su una roccia sperduta in mare aperto, il film racconta infatti del traumatico mese trascorso da Winslow (Robert Pattinson) come assistente del vegliardo Thomas Wake (Willem Dafoe), il responsabile di un faro la cui luce diventa ben presto un simbolo di ossessione e rivalsa. La solitudine e l'irrequietezza, uniti a condizioni atmosferiche per nulla clementi, finiscono col deteriorare la psiche del protagonista fino a condurlo sulle soglie della follia, tra apparizioni inquietanti e scoperte che non appartengono al nostro mondo. Ad una visione superficiale The Lighthouse si consuma all'interno di questa piccola premessa, ma non è necessario uno studio approfondito di tutto lo scibile umano per intuire come le immagini e gli eventi nascondano numerose chiavi di lettura capaci di comunicare con lo spettatore moderno.

Il sacro fuoco della rivoluzione

Dalla tradizione marinaresca che vede alcuni uccelli - i gabbiani nel film come l'albatro del celeberrimo poema scritto da Coleridge nel 1800 - come protettori e messaggeri divini, passando per le terrificanti ispirazioni lovecraftiane di un'entità inconcepibile, si arriva all'analisi dell'umano e delle sue imposizioni gerarchiche: Robert Eggers utilizza il medium cinematografico per parlare di argomenti che gli stanno evidentemente molto a cuore, impostando fin dalla scelta del formato video una serie di immagini che si sviluppano in verticale, così da accompagnare il pubblico in una scalata brutale e sanguinosa portata in scena da due attori in stato di grazia.

Sfruttando con intelligenza spunti e suggestioni provenienti da un'ampia rosa di culture - il rimando alla mitologia greca è evidentissimo e non ha bisogno di ulteriori sottolineature -, l'autore nato a New York costruisce un racconto di cieca rivalsa dell'uomo comune contro un'autorità imposta dall'alto, una sorta di piccola rivoluzione francese che è destinata a bruciare nel suo perdersi nell'ignoto.

Lo spettatore segue l'agonizzante ascesa di Winslow, un uomo taciturno costretto a lavorare nelle viscere di quel grande organismo che è il faro, tra gli scarti ed i liquami, il quale punta lo sguardo verso una luce abbagliante che nemmeno riesce a comprendere, ma che vuole possedere a tutti i costi. Dall'altra parte c'è un custode molto difficile da inquadrare, a momenti alterni stupido, ubriacone e bugiardo, ma anche imponente e meritevole di rispetto, un tramite tra il cielo e la terra che possiede tutti i pregi ed i difetti della sua specie, un ostacolo da uccidere per rivendicare un potere probabilmente troppo grande per un semplice essere umano.

Pur nel riscrivere una storia di tracotanza che ha già seppellito intere civiltà insieme ad Icaro e Prometeo, Eggers ha il grande merito di non perdersi in un cinema evanescente o spocchioso, ma dimostra di sapersi divertire con un mezzo artistico molto variegato: The Lighthouse è un'opera raffinata che, quasi per assurdo, riesce a strappare qualche sonora risata con dialoghi sopra le righe e con le sue numerose citazioni, da quella esilarante a Il Grande Lebowski a quella reverenziale fatta a Twin Peaks, ammorbidendo una visione impegnata che diventa in questo modo imprescindibile per ogni singolo amante del cinema.

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