Speciale The Expendables Chronicles

Il primo appuntamento con gli eroi sacrificabili di Silvester Stallone. Protagonista: Jason Statham.

Speciale The Expendables Chronicles
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Capo rasato e corporatura rocciosa, si chiama Jason ma non è l'assassino mascherato della saga Venerdì 13, in quanto di cognome fa Statham e non Voorhees.

Convinto che l'essere immobile serva a compensare la fisicità di un eroe d'azione perché volto a smussarne le tipiche spigolosità, oggi associamo le fattezze dell'inglese Jason Statham - secondogenito di un cantante e una ballerina nato a Londra il 12 settembre del 1972 - soprattutto ai frenetici Frank Martin e Chev Chelios, rispettivamente protagonisti della trilogia Transporter e del dittico Crank.

Ma sarebbe sufficiente consultare la sua filmografia riportata all'interno dell'imdb per constatare che, ex fotomodello per la linea jeans di Levi's e con un passato legato al mercato nero della bigiotteria e dei profumi contraffatti, in soli undici anni di carriera cinematografica vanti già la bellezza di quasi trenta lavori affrontati in qualità d'attore, se teniamo in considerazione anche i già annunciati Blitz di Elliott Lester, 13 di Géla Babluani, The mechanic, diretto dal Simon West di Lara Croft: Tomb raider (2001) e, soprattutto, l'attesissimo The Expendables di Sylvester Stallone, il quale lo vedrà insieme a Eric Roberts, Dolph"ti spiezzo in due"Lundgren, Mickey Rourke, Bruce Willis, Arnold Schwarzenegger e Jet Li - già suo compagno di set in precedenza, come vedremo più avanti.

Carriera cinematografica che, comprendente anche un'apparizione nel bellissimo Collateral (2004) di Michael Mann e una partecipazione non accreditata a La pantera rosa (2006) di Shawn Levy, è iniziata sotto la regia del futuro Mr RocknRolla Guy Ritchie, che l'ha voluto in Lock & stock-Pazzi scatenati.

The Expendables Chronicle

Siamo lieti di proporre ai nostri lettori questo primo portfolio dedicato agli "eroi sacrificabili" del nuovo film di Silvester Stallone The Ependables.
L'esordio è affidato al granitico Jason Statham, attore che negli ultimi anni, ha raccolto un nutrito seguito di appassionati, grazie ad action movie adrenalinici e decisamente iperbolici.
Vi diamo appuntamento fra due settimane per il prossimo viaggio nei protagonisti dell'action cinematografico più atteso dai lettori di Everyeye.

Lo staff di Movieye.

Ritchie e capricci!

Ironica storia di quattro amici dell'Est londinese che decidono di raccogliere 100000 sterline e di sfidare un pezzo grosso della malavita locale, nonché magnate della pornografia, Lock & stock-Pazzi scatenati (1998) fu il film che segnò l'ingresso di Statham nel favoloso universo della celluloide e che precedette di due anni Snatch-Lo strappo (2000), sempre diretto dal non ancora compagno di Madonna, nel quale, tra rapinatori, pugili clandestini, zingari, menager di boxe falliti, criminali russi e perfino un gangster amante dei maiali, recitò accanto a Brad Pitt per una vicenda costruita su assurde situazioni conseguite al furto di un diamante di notevoli dimensioni.

Un'accoppiata di titoli che lo videro affiancato dall'ex calciatore Vinnie Jones, come nel successivo Mean machine (2001) di Barry Skolnic, incentrato su un campione di calcio decaduto e alcolizzato (Jones, appunto) interessato ad organizzare una sfida tra galeotti e secondini nel carcere in cui è stato rinchiuso.
Con il fallimentare Revolver (2005) tornò a lavorare per Guy Ritchie, nei panni di uno scaltro e tormentato giocatore d'azzardo alle prese con un violento boss dalle fattezze di Ray Liotta, dopo aver preso parte a Turn it up (2000) di Robert Adetuyi, storia di rap e spaccio di droga, The one (2001) di James Wong, con l'agilissimo Jet Li impegnato a sconfiggere il proprio doppio, il deludente Fantasmi da Marte (2001) di John Carpenter, western spaziale tempestato di raccapriccianti posseduti sul pianeta rosso e, appunto, il The transporter (2002) di Corey Yuen che, più di ogni titolo interpretato in precedenza, ha contribuito una volta per tutte a collocarlo nel nostro immaginario collettivo quale imponente figura del filone action.

Colpo di Statham

Di Frank Martin, trasportatore più famoso del cinema d'azione, creato dalla mente di Luc Besson e Robert Mark Kamen dopo aver sceneggiato insieme Il quinto elemento (1997) e Kiss of the dragon (2002) e protagonista di una saga realizzata tra il 2002 e il 2008, abbiamo già abbondantemente parlato su queste pagine (vedi recensione di Transporter 3), quindi ci limitiamo soltanto a rivelare che nel primo capitolo della serie, senza infamia e senza lode, fu lo stesso autore di Nikita (1990) a dirigere la bella sequenza ambientata sott'acqua, tramite la quale Statham ebbe modo di sfoggiare la sua esperienza di subacqueo (nel 1988 fu anche nella squadra nazionale inglese di tuffi alle olimpiadi di Seul).

Primo capitolo che precedette di tre anni l'ottimo sequel Transporter: Extreme (2005) di Louis Leterrier, con il nostro Alessandro Gassman impegnato a fornire una credibile figura di cattivo intento a diffondere un virus mortale, oltre che responsabile del rapimento del figlio di un caro amico di Martin, sempre più avvezzo a solcare l'asfalto (e non solo) tramite i fumanti copertoni della sua corazzata a quattro ruote.

Sequel a cui Statham prese parte solo dopo essere stato tra i protagonisti di The italian job (2003) di F. Gary Gray, rifacimento dell'omonimo lungometraggio diretto nel 1969 da Peter Collinson e circolato nello stivale più famoso del globo con il titolo Un colpo all'italiana, e Cellular (2004) di David Richard Ellis, serratissimo thriller che lo vide nel ruolo di uno dei temibili responsabili del rapimento della "povera" madre di famiglia Kim Basinger, rinchiusa in una soffitta.

E, tra sottotesto ecologico, politici, scorie industriali, due grossi sacchi da trasportare da Marsiglia a Odessa e un braccialetto esplosivo, è con il guardabile Transporter 3 (2008) di Olivier Megaton che si è momentaneamente conclusa la serie riguardante colui che, in un terzo millennio post-11 settembre, non ha faticato ad incarnare le fattezze di degno erede di eroi del grande schermo del calibro dell'Arnold Schwarzenegger di Commando (1985), il Sylvester Stallone dei vari Rambo e il Bruce Willis dei Die hard, tutti validi esponenti di quello che venne denominato machismo reaganiano nel decennio in cui spopolarono musicalmente i Duran Duran.

Jet vs Jason

Dopo The one, Jason Statham è tornato a lavorare con Jet Li in Rogue-Il solitario, diretto nel 2007 dall’esordiente Philip G. Atwell.
Statham veste nel film i panni di un agente dell’FBI alla ricerca dello spietato e misterioso killer Rogue, interpretato da Li, responsabile dell’uccisione di un suo collega orientale e della sua famiglia.
Per un action-movie la cui riuscita va attribuita soprattutto all’ottimo lavoro eseguito dagli stuntmen e ad un paio d’inaspettati risvolti finali riservati dallo script, il quale dimostra di saper giocare in maniera originale e intelligente con gli abusati clichè del buddy movie alla Arma letale.
Disponibile in dvd italiano.

Il cuore avvelenato di Chev

Sebbene, al di là del dramma sentimentale a base di alcool e droga London (2005) di Hunter Richards, il caro vecchio Jason sia figurato insieme a Wesley Snipes e Ryan Philippe tra i protagonisti dell'action-movie Caos (2005) di Tony Giglio, è stato necessario l'arrivo nella sua vita di Mark Neveldine e Brian Taylor per far sì che gli venisse affidato un nuovo ruolo destinato a valutare pienamente le sue qualità di macho-man.

In Crank (2006), infatti, pellicola d'esordio dei due, è stato il succitato Chev Chelios, killer che, intento ad abbandonare il mondo del crimine per dedicarsi alla fidanzata Eve alias Amy Smart, si ritrova nel sangue un veleno iniettatogli dal gruppo malavitoso per cui lavorava.

Il giusto pretesto per dare il via a una frenetica corsa contro il tempo che, al fine di mantenere alto il flusso corporeo di adrenalina per evitare che il veleno fermi il suo cuore mentre è in cerca di un antidoto, lo vede impegnato in assurde imprese senza tregua spesso traboccanti ironia, tra sparatorie, inseguimenti, spruzzate di splatter e perfino un rapporto sessuale consumato con la propria ragazza in mezzo alla strada, dinanzi agli occhi increduli dei passanti.

Formula vincente ora sfruttata anche nel sequel Crank: High voltage (2009), per mano degli stessi Neveldine e Taylor, in cui Chelios si ritrova all'interno del suo torace un cuore artificiale bisognoso di continue scosse elettriche al fine di rimanere in funzione.
Con la risultante, però, di una sequela di situazioni adrenaliniche coinvolgi-spettatore che, tra cavi per batteria usati dall'ex killer per "ricaricarsi" e perfino un omaggio ai kaiju-eiga di Godzilla e simili, non solo vengono assemblate con una furia tale da rendere l'operazione più fracassona che eccitante, ma tendono ad apparire ripetitive (abbiamo un'altra scena di sesso in pubblico) e spesso volte ad eccessi facilmente portatori di cattivo gusto.

Game over!

Come è facilmente intuibile, sia i tre Transporter che i due Crank, in mezzo alla grande quantità di assurdi inseguimenti, scontri corpo a corpo e imprese che sfidano qualsiasi legge della fisica, risentono non poco dello scintillante universo dei videogiochi, forma di entertainment ormai tra le più gettonate in assoluto.

Universo che sembrava destinato a dover entrare nella vita del loro protagonista, visto che non solo si è trovato a prestare la sua voce per i videogame Red faction II e Call of duty, ma ha anche interpretato il cineVgame In the name of the king (2007) dello specialista Uwe Boll (quello di House of the dead, Alone in the dark e Postal), nel quale, affiancato da Ron"Hellboy"Perlman e Will Sanderson, ha concesso anima e corpo al semplice contadino Farmer, intento a ritrovare la moglie uccisa dagli energumeni Krug, responsabili inoltre della morte del figlio.

Con chiari riferimenti (soprattutto nel look generale) alla trilogia jacksoniana de Il Signore degli Anelli, azione discretamente distribuita e coreografie di combattimento per mano di Ching Siu-Tung (autore di Storie di fantasmi cinesi), per 127 minuti di visione nella media che richiamano in maniera quasi nostalgica alla memoria certi prodotti fantasy nati a suo tempo sulla scia del successo riscosso da titoli come La storia infinita (1984) di Wolfgang Petersen e Legend (1985) di Ridley Scott.

Quindi, è forse anche per questo motivo che uno come Paul W.S. Anderson (autore di Mortal kombat e Resident evil) lo ha voluto nel suo Death race (2008), remake del bizzarro Anno 2000-La corsa della morte (1975) di Paul Bartel, del quale rilegge in maniera efficace l'attacco ai media trasformato in messaggio anti-reality, tra ambientazioni futuristiche alla Mad Max, tante lamiere contorte, un po' di sangue e, soprattutto, il notevole aumento della spettacolarità (e degli effetti pirotecnici).

Il tutto, mentre attendiamo ancora l'uscita italiana di uno degli ultimi titoli interpretati dal calvo transporter: The bank job (2008) di Roger Donaldson, basato sulla vera storia della rapina alla banca di Banker street a Londra, messa in atto nel 1971.

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