Tornando allo scorso febbraio, erano già diverse le voci che davano per certo un reboot cinematografico dei Power Rangers. Molto strano, a dire il vero, guardando soprattutto al flop del film del 2017 con protagonista Dacre Montgomery (Stranger Things) e costato non poche perdite alla Lionsgate, tanto da convincerla ad abbandonare apparentemente eventuali sequel. I rumor si sono però fatti sempre più insistenti fino ad arrivare a luglio, quando la Paramount e la Hasbro hanno annunciato l'arrivo di un nuovo lungometraggio ispirato ai guerrieri Saban, con storyline e cast differenti dal progetto precedente.
Impossibile dargli torto, dopotutto, visti gli appena 142 milioni di dollari incassati dal film di Dean Israelite a fronte di un budget di 100 milioni. Continuare sulle spalle di un flop non era cosa possibile, ma i Power Ranger continuano ancora adesso ad avere mercato, tanto sugli scaffali dei negozi di giocattoli quanto in televisione. Un franchise amato e remunerativo impossibile da non sfruttare anche al cinema, dove purtroppo non è mai riuscito ad attecchire con sicurezza nel cuore del grande pubblico, né due anni fa né nel 1995, all'uscita del primo e mitico adattamento diretto da Bryan Spicer.
Si riparte dall'anima
Accorciando i tempi produttivi e partendo già a marce ingranate verso una visione completamente nuova dei personaggi, la Paramount sembra aver già trovato un autore capace di reinventare i Power Ranger e modellarli a seconda di precise suggestioni artistiche, almeno guardando alla serie che ha reso famoso e stimato Jonathan Entwistle, la The End of the F***ing World su Netflix. Stiamo parlando di un creativo davvero competente, che partendo da una graphic novel minimalista e scevra di dialoghi come l'opera a fumetti di Charles Forsman ha saputo confezionare una serie televisiva di grande atmosfera e ricca di complicità tra i protagonisti. I meriti della serie si estendono anche al grande valore dei dialoghi scritti da Charlie Covell, al rapporto tra i personaggi e alla bella regia, mai invadente eppure a suo modo virtuosa, per giunta quasi interamente curata dallo stesso Entwistle nel corso del primo anno di programmazione.
L'unico problema della serie è che non ha saputo rispettare - con la seconda stagione - gli stessi standard della prima, andando incontro a un inevitabile declino (non rovinoso ma indicativo). Curiosamente a mancare era proprio il creatore, distanziatosi dal progetto per motivi poco chiari. Il regista è attualmente impegnato nella post-produzione di I Am Not Ok With This, nuova serie televisiva a tema adolescenziale, ma non appena conclusi i lavori sullo show dovrebbe già cominciare a occuparsi del reboot dei Power Rangers, che sappiamo sarà scritto da Patrick Burleigh (Peter Rabbit 2).
Guardando la filmografia di Entwistle risulta chiara una cosa: il suo cinema parte dai personaggi e dalle emozioni, estendendosi poi in direzioni sempre diverse. L'essenziale è tenere i ragazzi al centro del racconto, addentrarsi in una dimensione giovane ed esperienziale sfaccettata, senza troppi compromessi emotivi, che sappia muoversi con intelligenza in un mondo tanto drammatico quanto entusiasta, bipolare e scombussolato come la vita a vent'anni.
Questo è un bene, considerando che tutti i Power Rangers - da che esistono - sono sempre stati degli adolescenti, ognuno con delle specifiche caratteristiche da accostare poi a un determinato sviluppo caratteriale. Scegliere un regista con Entwistle potrebbe significare un tragitto narrativo potenzialmente molto differente da quanto visto finora, sicuramente tagliente e ricco di humor ma anche leggermente sofisticato, ovviamente tenendo conto dell'anima blockbuster del reboot.
I Power Rangers non dovrebbero perdere neanche troppi colpi lato action, considerando la bravura del regista nella gestione del ritmo e del montaggio della scena, anche se davanti a una sfida hollywoodiana di questa portata non è mai certo il risultato, com tempistiche e modelli produttivi completamente differenti da quelli di una serie TV (per giunta britannica). Insomma, se tutto dovesse andare secondo sogni e speranze, con questo nuovo rilancio cinematografico degli eroi Saban potremmo avare una rinascita avvincente dei Power Ranger, la "loro ca**o di fine" per come li abbiamo sempre fruiti e conosciuti.
The End of the F***ing Power Rangers: parliamo del nuovo reboot
Hasbro e Paramount sembrano puntare verso una direzione completamente diversa con questo nuovo rilancio cinematografico.
Tornando allo scorso febbraio, erano già diverse le voci che davano per certo un reboot cinematografico dei Power Rangers. Molto strano, a dire il vero, guardando soprattutto al flop del film del 2017 con protagonista Dacre Montgomery (Stranger Things) e costato non poche perdite alla Lionsgate, tanto da convincerla ad abbandonare apparentemente eventuali sequel. I rumor si sono però fatti sempre più insistenti fino ad arrivare a luglio, quando la Paramount e la Hasbro hanno annunciato l'arrivo di un nuovo lungometraggio ispirato ai guerrieri Saban, con storyline e cast differenti dal progetto precedente.
Impossibile dargli torto, dopotutto, visti gli appena 142 milioni di dollari incassati dal film di Dean Israelite a fronte di un budget di 100 milioni. Continuare sulle spalle di un flop non era cosa possibile, ma i Power Ranger continuano ancora adesso ad avere mercato, tanto sugli scaffali dei negozi di giocattoli quanto in televisione. Un franchise amato e remunerativo impossibile da non sfruttare anche al cinema, dove purtroppo non è mai riuscito ad attecchire con sicurezza nel cuore del grande pubblico, né due anni fa né nel 1995, all'uscita del primo e mitico adattamento diretto da Bryan Spicer.
Si riparte dall'anima
Accorciando i tempi produttivi e partendo già a marce ingranate verso una visione completamente nuova dei personaggi, la Paramount sembra aver già trovato un autore capace di reinventare i Power Ranger e modellarli a seconda di precise suggestioni artistiche, almeno guardando alla serie che ha reso famoso e stimato Jonathan Entwistle, la The End of the F***ing World su Netflix.
Stiamo parlando di un creativo davvero competente, che partendo da una graphic novel minimalista e scevra di dialoghi come l'opera a fumetti di Charles Forsman ha saputo confezionare una serie televisiva di grande atmosfera e ricca di complicità tra i protagonisti.
I meriti della serie si estendono anche al grande valore dei dialoghi scritti da Charlie Covell, al rapporto tra i personaggi e alla bella regia, mai invadente eppure a suo modo virtuosa, per giunta quasi interamente curata dallo stesso Entwistle nel corso del primo anno di programmazione.
L'unico problema della serie è che non ha saputo rispettare - con la seconda stagione - gli stessi standard della prima, andando incontro a un inevitabile declino (non rovinoso ma indicativo). Curiosamente a mancare era proprio il creatore, distanziatosi dal progetto per motivi poco chiari.
Il regista è attualmente impegnato nella post-produzione di I Am Not Ok With This, nuova serie televisiva a tema adolescenziale, ma non appena conclusi i lavori sullo show dovrebbe già cominciare a occuparsi del reboot dei Power Rangers, che sappiamo sarà scritto da Patrick Burleigh (Peter Rabbit 2).
Guardando la filmografia di Entwistle risulta chiara una cosa: il suo cinema parte dai personaggi e dalle emozioni, estendendosi poi in direzioni sempre diverse.
L'essenziale è tenere i ragazzi al centro del racconto, addentrarsi in una dimensione giovane ed esperienziale sfaccettata, senza troppi compromessi emotivi, che sappia muoversi con intelligenza in un mondo tanto drammatico quanto entusiasta, bipolare e scombussolato come la vita a vent'anni.
Questo è un bene, considerando che tutti i Power Rangers - da che esistono - sono sempre stati degli adolescenti, ognuno con delle specifiche caratteristiche da accostare poi a un determinato sviluppo caratteriale. Scegliere un regista con Entwistle potrebbe significare un tragitto narrativo potenzialmente molto differente da quanto visto finora, sicuramente tagliente e ricco di humor ma anche leggermente sofisticato, ovviamente tenendo conto dell'anima blockbuster del reboot.
I Power Rangers non dovrebbero perdere neanche troppi colpi lato action, considerando la bravura del regista nella gestione del ritmo e del montaggio della scena, anche se davanti a una sfida hollywoodiana di questa portata non è mai certo il risultato, com tempistiche e modelli produttivi completamente differenti da quelli di una serie TV (per giunta britannica).
Insomma, se tutto dovesse andare secondo sogni e speranze, con questo nuovo rilancio cinematografico degli eroi Saban potremmo avare una rinascita avvincente dei Power Ranger, la "loro ca**o di fine" per come li abbiamo sempre fruiti e conosciuti.
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