The Batman vs Joker: qual è il cinecomic d'autore migliore?

Il thriller del Cavaliere Oscuro o il disagio sociale in stile scorsesiano? Sicuramente due formule azzeccate per cui lodare la DC.

The Batman vs Joker: qual è il cinecomic d'autore migliore?
Articolo a cura di

Sempre sia lodato Christopher Nolan. Per quanto il regista britannico possa non piacere o far storcere il naso è indubbio che il suo contributo nell'era della cinematografia post-contemporanea è stato più che essenziale. Non solo l'autore si è dimostrato l'espressione più vicina nell'incontro tra arte e blockbuster, ma ne ha fatto del corso della sua seconda parte della carriera una vera e propria direzione, che ha trovato la sua forma più grande nella trilogia dedicata al Cavaliere Oscuro, che rivitalizza e omaggia un filone come quello dei cinecomic che non era mai stato così adulto e consapevole. Una deriva autoriale che si è ancor più concretizzata nel Joker di Todd Phillips e, con altrettanto successo, nel The Batman di Matt Reeves.

Dai festival internazionali alla sala cinematografica

La strada è stata lunga, ci sono stati tentativi e sbagli che si sono succeduti dopo la conclusione nel 2012 con Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno (sapete a cosa si ispira la voce di Tom Hardy per Bane?), ma è sempre stata la DC il ricettacolo delle scommesse perse e degli esperimenti riusciti.

Un universo che trasposto al cinema ha visto come biforcarsi due strade su cui marciare, scegliendo di utilizzare approcci diversi che appartenessero però sempre ai medesimi personaggi. C'è il filone alla Justice League (recuperate la nostra recensione di Zack Snyder's Justice League), quello caotico e straboccante che l'autore di Man of Steel non è riuscito a contenere e che ha visto un susseguirsi di personaggi disastrosi o dimenticabili. E c'è poi l'altro percorso fatto di intenti rivoluzionari e di nomi più o meno altisonanti che hanno deciso di prendere in mano l'eredità lasciata da Nolan e tramutarla in nuova linfa per progetti audaci e inaspettati. È così che nel 2019 Todd Phillips fa uscire nelle sale la propria versione del Joker dei fumetti (leggete la nostra recensione di Joker), che vede la propria evoluzione andare di pari passo con un disagio sociale che ha lasciato il protagonista ai lati di una comunità ormai incapace di sapersi esprimere se non lasciandosi trascinare dalla sua follia. Un'opera che, come era stato per Batman Begins, segna un evento eclatante nella filmografia mondiale, diventando non solo espressione di un cinecomic autoriale, ma venendo presentato in concorso ad un festival di spessore mondiale come la Mostra di Venezia e vedendosi aggiudicato il Leone d'Oro per il Miglior film.

Una vittoria eclatante, l'incontro tra cinema sofisticato e pellicola per il grande pubblico che ribalta le carte in tavola e mostra che un altro tipo di produzione è possibile. Quella che in una dimensione fumettistica può trovare ansie e turbamenti dei protagonisti attraverso una forma di cinematografia più matura, di cui Joker è stato capace e che ha visto Joaquin Phoenix aggiudicarsi la statuetta come Migliore attore.

Tutte le strade (notturne) del thriller

Il The Batman di Matt Reeves - qui la nostra recensione di The Batman - aveva perciò da una parte l'esigenza di travalicare le aspettative di coloro che fedelmente continuano a tessere le lodi di un capolavoro come Il Cavaliere Oscuro e al contempo proseguire su una scia di opportunità che la DC ha tracciato al cinema, rivitalizzando il personaggio ideato da Bob Kane e Bill Finger.

Una resurrezione che non avviene a tanti anni di distanza rispetto al precedente Batman, quello di un Ben Affleck che ha suscitato più polemiche che minutaggio sul grande schermo e che verrà sicuramente spazzato via dalla presenza scenica di un Robert Pattison perfettamente in parte, nonché inserito in un contesto evoluto e ipnotizzante. Matt Reeves conduce il pubblico nei territori del hard boiled, fa del suo Uomo Pipistrello un personaggio non solo strettamente fumettistico, ma appartenente a una realtà noir che si confonde nelle ombre della notte e nella pioggia fitta che cade a non finire. È un ulteriore passo quello che compie The Batman con la sua realizzazione; non è più solo cinecomic che deve quasi spogliarsi di questa nomea per poter così raggiungere la certificazione a opera cinematografica, ma è il voler restituire un'identità in cui poter inserire la pellicola e poterne così ammirare i suoi contorni. Ed è la cornice del thriller quella che incastona il Bruce Wayne di Robert Pattinson all'interno di un'indagine che ne fa più investigatore che eroe, più risolutore di crimini che potenza di muscoli.

È l'anima di David Fincher che si impossessa delle atmosfere del The Batman di Matt Reeves e la lungimiranza di un autore di non voler ridurre il suo protagonista ad un'altra variante di un supereroe che possa venir solamente lanciata in pasto al grande pubblico e paragonata al passato. Non è un tentativo, non è un'alternativa. È un protagonista che trascorre una lunga notte dell'anima in cui l'investigazione diventa sempre più densa, sempre più stringente. È un Batman che non solo deve scendere a patti con l'inadeguatezza della propria eredità, ma un personaggio che entra a tutti gli effetti a far parte di un universo in cui è il genere cinematografico a dettare legge.

Dove il thriller avvolge ogni cosa e così anche la maniera in cui il protagonista deve agire e comportarsi. La DC si allontana nuovamente dai suoi intenti plasticosi per affidarsi all'oscurità di un regista che sa bene quale impronta dare al suo supereroe. Quella registica che, solitamente, tende a scomparire in queste situazioni, ma che vede The Batman immettersi con decisione in una categoria di crime anni Novanta in cui riesce invidiabilmente a mimetizzarsi. E così, ancora una volta, l'Uomo Pipistrello ha avuto la propria storia e una differente ottica sotto cui osservarla. C'è stata la follia dei disadattati di Tim Burton, l'action signorile di Christopher Nolan, la tamarraggine e la corpulenza di Zack Snyder. Ed ora c'è il genere con Matt Reeves.

Qual è la miglior anima della DC?

Sorpresa vuole che, inoltre, The Batman non sia accomunabile alla visione che Todd Phillips ha dato del nemico del protagonista. Non sono facce speculari, non si incontrano, né si incrociano mai. Ed è esattamente per questo che entrambi i film vincono trovando a loro volta la miglior formula per portare sullo schermo la loro storia. All'autorialità pronunciata di Joker, The Batman risponde con la necessità di inserire al proprio interno il tipico momento di inseguimento incessante.

Alla scena della trasformazione di Arthur Fleck nel bagno di una stazione di servizio sulle note della compositrice Hildur Guðnadóttir, l'Uomo Pipistrello risponde con i pugni durissimi di una sequenza iniziale in cui vediamo per la prima volta combattere il novello supereroe. Sicuramente dietro a tutte e due le pellicole sussiste un desiderio di riconoscimento che tende all'affermazione del proprio carattere autoriale. Ma è nel voler dimostrare entrambi una personalità del tutto unica e irripetibile che Joker e The Batman manifestano la vicinanza del primo a uno stile più smaccatamente raffinato, mentre il secondo usufruisce sontuosamente degli stilemi del genere per poter guadagnarsi il rispetto del pubblico.

La conferma che il cinecomic può essere tale anche senza quel "comic" che si porta dietro. O semplicemente l'opportunità di tramutarlo in occasione di eccellenza grazie ad una mano cosciente dietro la macchina da presa che riesca a guidarlo nella giusta direzione. L'arte fa parte del cinema dei fumetti e ne abbiamo avuto tutti l'ulteriore prova. Che si avvicini più alle strade marce di Taxi Driver o agli indovinelli inquietanti di Seven.

Quanto attendi: The Batman

Hype
Hype totali: 394
78%
nd