The Batman, Robert Pattinson funziona come Cavaliere Oscuro?

Analizziamo prestanza scenica e performance del nuovo interpretare dell'eroe DC nel sontuoso cinecomic neo-noir di Matt Reeves.

The Batman, Robert Pattinson funziona come Cavaliere Oscuro?
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Oltre a essere la promessa mantenuta di Matt Reeves, il sontuoso The Batman è anche la grande rivincita di Robert Pattinson (scoprite perché nella nostra recensione di The Batman). Non che ne avesse bisogno, data la splendida carriera tra pregiate collaborazioni con autori di livello e un'esplorazione dei generi praticamente a tutto tondo, ma così è stato. Per il pubblico mainstream e generalista, infatti, l'interprete di The Lighthouse, High-Life, Good Time e Tenet è sempre rimasto "quello che ha fatto Twilight", per questo detestato con superficialità, senza ragione alcuna, come a volerlo punire sine die per aver dato volto e anima al personaggio di Edward Cullen in una saga a tratti impietosa e amata esclusivamente dai fan dei romanzi. Dall'atra parte, invece, cinefili e appassionati cominciavano ad applaudirlo e a seguire con curiosità e ammirazione questo slancio artistico vistoso e all'apparenza imperituro, che ha reso l'attore tra i più stimati al mondo.

Un ruolo cucito su misura

Quando Batman risponde "io sono Vendetta", per bocca di Pattinson è come controbattere a tanti anni di invettive e soprusi di haters che a lungo lo hanno tenuto distante da un blockbuster franchise. Tutto è cambiato quando Reeves non vide altro Batman all'infuori di lui, arrivando anche a dichiarare "di aver cominciato a scrivere il film con in mente soltanto Robert, da un certo punto in poi".

Gli avesse detto di no - ha confessato il regista - non avrebbe saputo che fare: "Quando scoprì che stava girando Tenet pensai 'ecco, è finita', ma poi un mio stretto collaboratore riuscì a persuaderlo a girare un provino in segretezza. Non che fosse necessario, per me, ma gli altri attori lo avevano fatto e la produzione lo pretendeva". Va dunque da sé: The Batman nasce, cresce e si fortifica sul volto e il talento di Robert Pattinson e per diretto volere autoriale. E una volta visto in azione sul grande schermo, si capisce quanto la visione di Reeves fosse giusta e quanto non potesse esistere altro interprete migliore di lui per questa nuova e portentosa iterazione del personaggio. In definitiva, quanto rende Robert Pattinson nel ruolo del Cavaliere Oscuro? La risposta si cela nel concept stesso dell'opera e nelle intenzioni traspositive del regista, di cui abbiamo già parlato nel nostro speciale dedicato a The Batman come nuovo pilastro DC Films. È il contesto ad essere essenziale, la chiave di lettura scelta per adattarlo nuovamente al cinema, diversa da ogni altra precedente. Il lungometraggio di Matt Reeves vive infatti di romanticismo e sofferenza, impiantando nell'anima neo-noir della narrazione il seme del tormento grunge, sporco come la Gotham City gotico-moderna che racconta, perennemente fradicia di pioggia e afflitta dal virus di corruzione e criminalità in un film di eterogenee influenze.

In una simile struttura cinematografica, mai sperimentata prima per il personaggio, a vestire i panni del protagonista doveva essere un interprete in grado d'incanalare dietro la maschera del Pipistrello - ma anche nel volto di Bruce Wayne - un martirio interiore capace di trovare muscolo e carattere nel ruolo del giustiziere di Gotham, nel nome della "Vendetta" con cui esso stesso si appella. A differenza delle precedente versioni di Batman, questa ideata da Reeves è principalmente dedicata ai pensieri e all'eredità del personaggio, molto più Pipistrello che Wayne, perché è la maschera la vera faccia del protagonista, esattamente come per l'Enigmista di Paul Dano, pure se per ragioni differenti.

Un Batman magnetico e appassionato

Il volto pulito di Pattinson e la sua fisicità così tonica e strutturata senza esagerazioni risultano allora eccellenti per dare vita a un'iterazione costruita mettendo insieme tante piccole parti dei Batman fumettistici più conosciuti, dalla run di Jeph Loeb e Brian Azzarello fino ai lavori di Frank Quitely, ma anche qualcosa di Lee Bremejo e Frank Miller, fino alle più recenti opere di Tom King. La presenza scenica in costume è impressionante, in particolare ragionando sull'aspetto poliziesco e thriller del film che si addossa il personaggio, nei suoi movimenti lenti e terrorizzanti che raccontano molto bene carattere e statura morale e combattiva dell'Uomo Pipistrello.

Un eroe in divenire ancora troppo rabbioso e giovane, in cerca di principi e d'identità, che inizialmente rintraccia nella paura. Pattinson restituisce su schermo un Batman magnetico e appassionato, misterioso e oscuro, di poche parole ma soverchiato dai propri pensieri, gli stessi che riversa poi nei diari, per ricordare e imparare chi essere, come agire, come muoversi in quanto ombra, non come parte di essa. L'espressività così emaciata e statica dell'attore, sua grande peculiarità, lo rendono "stoico" e autoritario quanto basta per essere credibile e sofisticato nel ruolo del Pipistrello, a cui dona tutto se stesso anche negli attimi più crudeli, muscolari o drammatici.

Non solo dimostra un grande rispetto per l'icona DC, ma tenta di restituire uno sguardo fedele e comunque unico al tempo stesso, facendolo proprio e modellandolo secondo specifiche richieste dell'autore che lo ha scelto per tale e arduo compito. Quanto rende Pattinson nei panni di Batman, allora? Tanto da essere indimenticabile.

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