Speciale The B-Movieye: Dal biscotto assassino alle worry dolls

4 dvd d'oltralpe targati Charles Band

Speciale The B-Movieye: Dal biscotto assassino alle worry dolls
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Soltanto qualche puntata fa di questa rubrica mensile dedicata ai più o meno oscuri low budget che affollano il mercato dell'home video digitale, abbiamo avuto modo di parlare del produttore e regista californiano classe 1951 Charles Robert Band, meglio conosciuto come Charles Band, ovvero - come già precisato in quell'occasione - il degno erede del mitico re dei b-movie Roger Corman.
Abbiamo avuto modo di parlarne grazie al ricco catalogo della francese Elephant Films (www.elephantfilms.com), che ha provveduto a riscoprire su supporto dvd diversi titoli della sua filmografia mai approdati in Italia.
Quindi, la giusta occasione per dare uno sguardo ad alcune delle sue produzioni più recenti, come sempre tempestate di mini-killer che vanno dai bambolotti assassini della fortunata saga Puppet Master al bong regala-incubi dell'assurdo Evil bong.
Occasione che si ripete, in quanto la label d'oltralpe continua a rendere disponibili - con audio inglese opzionabile - bizzarrie bandiane assortite, sempre più lontane - nella resa generale - dall'epoca d'oro di autentici gioiellini anni Ottanta del calibro di Dolls - Bambole e Un poliziotto del futuro, ma utili per capire in che modo, nel decennio della tanto chiacchierata crisi economica, il cinema a basso costo continui a tentare di sopravvivere.

Gingerdead man

Il Gary Busey di Point break compare soltanto per pochissimi minuti nei panni di un criminale che rapina una pasticceria in cui uccide il padre ed il fratello della giovane Sarah alias Robin Sydney, proprietari del posto, per poi ritrovarsi pochi anni dopo sulla sedia elettrica.
Sotto la regia dello stesso Band, la circa ora e dieci di visione prosegue con la protagonista cui vengono recapitate da un misterioso individuo incappucciato, all'interno di una scatola di lievito per dolci, quelle che lei non sa essere le ceneri del giustiziato e che utilizza per creare l'impasto - in cui finisce anche il sangue di un ragazzo che si ferisce alla mano - di un biscotto di pan di zenzero raffigurante un simpatico personaggio sorridente (gli americani lo chiamano gingerbread), nel quale il folle si reincarna in seguito a una forte scarica elettrica che colpisce il forno che lo tiene in cottura.
Fornendo, quindi, l'abbondante dose di idee fuori di testa atte a concretizzare un delirio su celluloide che, ambientato all'interno di una grossa fabbrica di dolciumi tra rozzissimi effetti speciali e perfino un momento di possessione diabolica, ha il solo scopo di portare in scena un nuovo cattivo in miniatura che se ne va in giro, armato di coltello, sghignazzando e ruttando, oltre a mostrarsi capace di guidare un'automobile per schiacciare una delle sue vittime.
Con diciotto minuti di making of, cinque di papere e un piccolo video promozionale di Band a corredare il disco.

Gingerdead man 2

Tre anni dopo il lungometraggio del 2005, l'ammazza-gente di pan di zenzero torna sullo schermo per finire, stavolta, sul set di un regista che sta andando in bancarotta.
In mezzo a uccisioni tramite scossa elettrica, sacrifici con tanto di cuore strappato e il mostro impegnato addirittura a pilotare un robot che spara raggi laser, non manca neppure la sua crocefissione (facendo il verso al popolare film di Mel Gibson, il sottotitolo, nella versione americana, è Passion of the crust), mentre è facile intuire che le dosi di splatter siano notevolmente aumentate e che l'insieme tenda ad avvicinarsi non poco a determinate produzioni della trashissima Troma (abbiamo anche un pupazzo raffigurante un pene che prende vita).
Con apparizioni per la scream queen Michelle Bauer, gli effettisti Greg Nicotero e John Carl Buechler e il David DeCoteau autore della famigerata serie Brotherhood nei panni di se stesso; mentre la regia porta la firma di tale Silvia St. Croix che si sospetta possa essere lo stesso Band, presente in un'intervista di sette minuti a corredo del dvd.

Ghost poker

Sono tre promo riguardanti la sua casa di produzione Full Moon ad arricchire il disco di questo lungometraggio diretto dallo stesso Charles Band nel 2007 e conosciuto in patria con il titolo Dead man's hand: Casino of the damned.
Lo scenario d'ambientazione è questa volta un isolato casinò che eredita da un lontano zio il giovane Matthew (lo Scott Whyte visto in Reeker - Tra la vita e la morte), il quale, da Las Vegas, vi si reca insieme alla sua fidanzata e a un gruppo di amici.
Ovviamente, anche se occorre pazientare per un bel po' di minuti, il posto si rivela tutt'altro che tranquillo, in quanto gli arrabbiati fantasmi di un vizioso della città del gioco e del suo scagnozzo attendono soltanto di fare la loro entrata in scena per dedicarsi allo sterminio dei giovinastri.
Con il consueto campionario di esseri dagli occhi luminosi e immagini spettrali ad accompagnare circa ottanta minuti di visione (non settantacinque come erroneamente riportato sulla fascetta) che individuano i loro nomi di spicco nel Sid Haid de La casa del diavolo e nel Michael Berryman de Le colline hanno gli occhi.

Les geôles du diable

E' sempre Charles Band - anche intervistato nella sezione extra - a firmare questa produzione Wizard Entertainment del 2008 che, intitolata in patria Dangerous worry dolls, intende fornire una variante sulla tematica delle bambole killer tanto amate dal produttore e regista.
Infatti, con le fattezze della Jessica Morris già vista nel succitato Dead man's hand, ne è protagonista la giovane Eva, la quale, rinchiusa in un brutale centro di detenzione femminile, rivolge alle sue minuscole bamboline scacciaguai il desiderio di tenere lontani da lei problemi e preoccupazioni.
Quindi, con ritmo narrativo estremamente lento, si tocca in un certo senso anche il filone carcerario women in prison, man mano che la donna si ritrova posseduta proprio dai mini-feticci e procede nell'attuazione della propria vendetta a base di ricorso a scosse elettriche e, addirittura, cintura fornita di fallo (!!!).
Anche se il momento che maggiormente rimane impresso nella mente è quello in cui abbiamo una mano fagocitata dal tritarifiuti del lavandino.