The Art of Frozen: il talento di Pixar in un artbook da non perdere

Più che un libro, un viaggio magico in un mondo incantato, che mostra la maestria e il talento dei grafici Pixar impegnati nel progetto.

The Art of Frozen: il talento di Pixar in un artbook da non perdere
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Non so voi, ma io, ogni volta che esco dalla sala cinematografica dopo aver visto un film Disney, muoio dalla voglia di sapere tutti i retroscena. Come le scene più belle siano state realizzate, come è possibile che un lavoro di animazione sembri così reale, come si conciliano le difficoltà della messa in scena digitale con quelle della costruzione narrativa... insomma, vorrei avere la capacità di intrufolarmi in un backstage lungo cinque anni, che più o meno è il tempo che viene impiegato per realizzare ognuno di questi film. Per fortuna da qualche parte esiste gente che ha i miei stessi desideri e che spinge Disney e Chronicle Book a realizzare gli artbook di ogni produzione, qualcosa di bellissimo e prezioso per ogni curioso e appassionato del genere. Ogni pezzo è unico, come un cristallo di ghiaccio: non è un caso che sia proprio un fiocco di neve il simbolo nascosto sotto la sovracopertina di The Art of Frozen, il libro di Charles Solomon che ci accompagna dietro i retroscena del nuovo film Disney, tra i più magici tratti di china e le più complesse realizzazioni digitali in ghiaccio che il cinema abbia visto negli ultimi anni.

Nel mondo delle favole

Come sempre accade con gli artbook Disney, il primo a prendere parola e accompagnarci nel viaggio attraverso il film è John Lasseter che, anche questa volta, con poche parole costruisce il percorso che andremo a seguire nelle poco più di 150 pagine ricche di tavole, segreti, storyboard e aneddoti legati alla realizzazione di Frozen. "Quando Pixar stava lavorando a Toy Story, siamo andati ai Disney Animation Studios regolarmente per degli incontri e ricordo di essere stato colpito da un artwork di un potenziale film chiamato The Snow Queen. C'era questa tavola di Paul Felix della Regina delle Nevi che guidava la sua carrozza in una terra di giganti fiocchi di neve. All'epoca lo Studio era convinto che il pubblico moderno non era interessato alle favole. Ma al centro di ogni parco divertimenti c'è un castello e le favole sono una parte importantissima di tutto ciò che è Disney. Ho sempre pensato che esistesse un modo per raccontare queste storie anche a un pubblico moderno e sono felicissimo che La Principessa e il Ranocchio e Rapunzel abbiano provato che c'è gente in grado di amarle".
Come dargli torto? Impossibile non associare il nome Disney alla lunga sfilza di Principesse che hanno riempito i sogni di ogni bambina nel mondo (anche quando ormai bambini non lo si era più) e che, con il passare degli anni, si sono evolute per avvicinarsi sempre più al modello di ragazza emancipata e indipendente che la società andava richiedendo, senza però perdere la sua magica aura fiabesca. Ed è strano come sia propria tutta questa aria di antiche tradizioni, fiabe e mondi magici che si riesce a respirare sfogliando anche solo le prime pagine di The Art of Frozen, decorate dalla passione che ha portato gli artisti Disney a trasformare La Regina delle Nevi di Andersen in questa moderna favola digitale.

Sfogliando le pagine

Quella di Frozen è, indubbiamente, la storia di una famiglia e di come Anna ed Elsa combattano strenuamente per tenerla in piedi, anche nei momenti di più precario equilibrio. Non è un caso quindi che il prologo prenda proprio il nome di A Family Affair, allacciandosi non solo al rapporto tra le due sorelle, ma anche al processo di creazione della storia che diviene, appunto, un affare di famiglia. Come dice Chris Williams, uno degli story artist del film: "Nella storia devi aprire te stesso a livello emotivo, in un modo che la maggior parte dei lavori non ti chiedono di fare. Fai riferimento alle esperienze della tua vita, tutti gli scherzi e le cose che ti hanno fatto male, e li metti nella scena". Quando un film Disney entra in produzione, attorno a esso si costruisce una vera e propria famiglia, con tutti i meccanismi a essa relativi: discussioni, confronti, momenti difficili e ricordi indimenticabili. Ecco quindi che il capitolo racconta di come questo team abbia deciso di affrontare e manipolare la storia de La Regina delle Nevi, non solo a livello narrativo ma anche visivo, ragionando su quale aspetto fosse preferibile adottare per Elsa e Anna. Sembra una sciocchezza ma, come le pagine stesse spiegano sapientemente presentando ogni membro della pazza famiglia di Frozen, ogni piccolo particolare, che sia anche il colore dei capelli o la decorazione di un vestito, possono cambiare notevolmente la percezione che il pubblico avrà di quel personaggio.
Andando avanti con le pagine si incontra la classica suddivisione a capitoli di questi artbook, studiata per regalate un approccio alla lavorazione del film graduale e lineare. Il primo capitolo Coronation, per esempio, ci porta in giro per il mondo, in quei luoghi di chiara influenza danese che sono stati di ispirazione per gli artisti. Fotografie, riproduzioni digitali e bellissimi quadri ci mostrano tutto il lavoro preliminare svolto sul setting della vicenda: le forme delle case, le decorazioni degli ambienti e dei tessuti, la particolare tonalità che la luce assume in quei luoghi. Nulla è mai lasciato al caso in una produzione Disney e la mole di ricerche svolte da registi e animatori dimostra anche come questi lavori divengano, fin da subito, una parte dell'emotività e della sensibilità del team di sviluppo, molto più di un semplice lavoro. Qualcuno potrebbe pensare che, con la vasta esperienza che hanno agli Studios con castelli e principesse, ormai le basi di realizzazione di questi ambienti dovrebbero ormai essere stabilite: queste pagine invece dimostrano quanto tutto sia meravigliosamente diverso, costruito su particolari stilistici e architettonici esterni all'archivio Disney.

Vita da principessa... congelata

Come dicevamo all'inizio, Frozen - Il Regno di Ghiaccio è un film che parla di principesse, diversissime tra loro e distanti anni luce da quelle della tradizione classica. Non è un caso che la parte probabilmente più affascinante di The Art of Frozen sia proprio quella completamente dedicata alla definizione dei personaggi, partendo proprio da Anna ed Elsa. Un breve trafiletto di presentazione accompagna una galleria di tavole che mostrano i bozzetti, gli studi preliminari, le prove di colori, costumi ed espressione che sono state fatte su ogni personaggio. Regalano una percezione unica di queste creazioni, mostrandone anche alcuni dei lati che la pellicola tiene nascosti. Come ci sarebbe apparsa Anna con un abbigliamento completamente diverso? Ed Elsa con i capelli nero corvino? Non potete immaginarlo fino a quando non ve lo mostra una tavola Disney!
E non fai in tempo a riprenderti da un giro di corsetti e ruote che ti appare, maestosa e luminosa, la grande protagonista: la neve, al cui studio è stato dedicato l'intero secondo capitolo. Bastano pochi minuti del film per capire come essa condizioni tutto, non solo dal punto di vista visivo, ma anche nei comportamenti, nei movimenti dei protagonisti e il grande impatto emotivo che ha sulla vita di tutti loro. Il libro ci mostra come tutto ciò è stato reso possibile. Fantastico è vedere come la presenza del ghiaccio abbia influenzato soprattutto le scelte cromatiche e di come gli animatori siano riusciti a rendere l'intoppo della particolare rifrazione della luce, un punto di forza della costruzione dell'intera atmosfera di ogni fotogramma.

Frozen - Il Regno di ghiaccio The Art of Frozen offre un viaggio mozzafiato tra i mondi ghiacciati del film, tra decorazioni di altri tempi, maestose tavole e affascinanti storyboard che costruiscono sulla carta gli intensi momenti musicali della pellicola. Se vi è piaciuto il film, non potrete fare a meno di rimanere incantanti dopo ogni pagina di questo libro, che ne mette in luce tutti i lati artistici e lavorativi e regala agli appassionati degli scorci visivi davvero incredibili. Credevo che la vista del palazzo di ghiaccio nel film mi avesse bloccata alla poltrona, poi però mi sono ritrovata davanti i suoi studi pittorici e...

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