Terminator: Destino Oscuro, cosa non funziona nell'ultimo capitolo?

In occasione del passaggio televisivo in prima serata, riscopriamo il controverso episodio prodotto da James Cameron e diretto da Tim Miller.

Terminator: Destino Oscuro, cosa non funziona nell'ultimo capitolo?
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Aveva il compito di riportare la saga nuovi a nuovi fasti e di porsi come ideale punto di partenza per ulteriori sequel, ma si è rivelato a conti fatti una sorta di pietra tombale sull'intero franchise. Franchise che ha provato in più occasioni a tornare ai fasti dei primi due, leggendari, episodi, ma si è progressivamente perso in progetti più o meno ambiziosi - sia sul grande che sul piccolo schermo - che non hanno fatto altro che disperdere l'interesse del grande pubblico, ormai poco speranzoso di assistere ad una potenziale rinascita della saga.

Questa sera anche chi non avesse avuto l'occasione di vederlo in sala, su supporto fisico o in streaming potrà rimediare, data la messa in onda in prima serata su Italia 1 di Terminator: Destino oscuro, per la prima volta trasmesso in chiaro nel palinsesto. Un film controverso che ha diviso pubblico e critica, che ha giocato con la mitologia in una sorta di restart citazionistico che non a caso ha ripreso i protagonisti storici. Potete leggere qui la nostra recensione di Terminator Destino oscuro.

Terminator - Destino oscuro: chi non muore si rivede

Non è infatti il solo Arnold Schwarzenegger a fare ritorno, dopo che aveva già rivestito i panni del massiccio cyborg nel precedente - altrettanto sfortunato - Terminator Genisys (2015). Ecco infatti che anche Linda Hamilton indossa nuovamente i panni della combattiva Sarah Connor, più anziana ma sempre risoluta nella sua personale crociata contro Skynet. Il film infatti si pone come sequel diretto di Terminator 2 - Il giorno del giudizio (la nostra recensione di Terminator 2 è a portata di clic) e ha inizio con un prologo ambientato nel passato e che vede una tragedia riscriverne alcuni degli elementi chiave. Siamo infatti nel 1998, con John Connor che viene ucciso - davanti agli occhi della madre - da un T-800 inviato dal futuro.

L'azione si sposta poi in avanti fino all'anno 2020, con l'entrata in scena di nuovi protagonisti - comprimari che permettono di espandere ulteriormente l'universo filmico. Non è un caso che il relativo presente inizi con l'arrivo di Grace, una soldatessa umana potenziata che è stata mandata nel passato con il compito di proteggere Daniella "Dani" Ramos, una ragazza che sarà determinante nello scontro tra l'umanità e le macchine. Sulla tracce della giovane vi è anche un Rev-9, un innovativo modello di Terminator ancor più potente e letale dei suoi predecessori.

Ad aiutare la fuggitiva, che nel frattempo ha perso anche i propri cari per mano della macchina assassina, proprio la succitata vecchia conoscenza, ovvero una Sarah Connor quanto mai in cerca di vendetta. Ma per quanto armata fino ai denti, la risoluta combattente non potrà far altro che collaborare con Grace e cercare di fermare la minaccia prima che sia troppo tardi, finendo per dover scomodare anche qualcuno di impensabile che, nel frattempo, si è ricostruito una nuova e insospettabile vita...

Un'azione sopra le righe

Come puro intrattenimento fine a se stesso, Terminator: Destino oscuro può anche funzionare ed essere apprezzato, ma contestualizzato all'interno della relativa mitologia ne esce con le ossa rotte. Proprio come nel precedente Genisys vi sono diversi buoni spunti che finiscono però per essere sommersi da una sceneggiatura spesso ridondante quando a tratti non involontariamente risibile, con quel marcato citazionismo che finisce per risultare mellifluo e gratuito.

Anche in quest'occasione infatti si cerca di sfruttare il fascino del passato, con il ritorno della leggendaria coppia formata da Arnold Schwarzenegger e Linda Hamilton, che si trovano ad unire ancora una volta le forze nel tentativo di evitare un'ipotetica fine del mondo. Ma entrambi sono stanchi e vittima di una sceneggiatura che li costringe a battutine e risate più o meno consapevoli e finiscono in secondo piano rispetto al personaggio di Grace, interpretato da una Mackenzie Davis che si rivela a conti fatti essere la new entry più interessante, per quanto sacrificata alle logiche narrative.
La parola d'ordine è esagerazione e se gli effetti speciali svolgono soprattutto nella prima parte il loro compito con la dovuta ispirazione, quando ci si spinge troppo oltre con i colpi di scena e lo spettacolo roboante si rischia ben presto di farla "fuori dal vaso", tanto che si strizza - consapevolmente o meno - l'occhio alle moderne dinamiche action tipiche dei cinecomics di nuova generazione.

Non è bastata la mano di "papà" James Cameron in fase di produzione, dopo che questi ne aveva riacquistato i diritti nel 2019. L'affidare la regia a Tim Miller non è stata, a posteriori, una scelta saggia ma era potenzialmente intuibile che l'autore dietro al successo del primo, esilarante, Deadpool (2016) potesse idealmente scarnificare le basi portanti delle origini con un'ironia dissacrante che però, a conti fatti, fa capolino solo a tratti.

Uno dei tanti motivi che hanno portato a contrasti tra Miller e Cameron, con il primo che ha anche sostenuto di non aver avuto il controllo creativo sulla messa in scena, con tutte le conseguenze del caso: come già ribadito, il versante action è effettivamente vittima di passaggi incerti e inutilmente esagitati, partendo proprio da quelle sequenze "aeree" che hanno suscitato alcune delle maggiori critiche. Se il finale è apertissimo ad ulteriori sequel, il mancato riscontro al botteghino e il consenso perlopiù negativo da parte dei fan storici sembrano aver messo, almeno per il momento, la parola fine al franchise di Terminator. Ma come si sa, in un periodo come questo dove il cinema americano continua a riciclare se stesso all'infinito, ci può attendere davvero di tutto.

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