Speciale Ted e i cucciolotti da compagnia

Ted e i suoi "colleghi"

Speciale Ted e i cucciolotti da compagnia
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Si sa che l’infanzia è, nella sua accezione più comune, l’età della spensieratezza, della gioia, della felicità, delle coccole e del divertimento. Ma, a maggior ragione, è anche il periodo della vita in cui, più che in qualunque altro momento, la fantasia e l’immaginazione prendono il sopravvento.
Ad alimentare ulteriormente queste due imprescindibili componenti della sfera infantile di ogni individuo, ci hanno pensato, nel corso degli anni, le sempre più geniali e convincenti proposte di materiale ludico di qualsivoglia forma, grandezza e colore. Su tutti, i dolcissimi orsacchiotti da compagnia, che rientrano sì sotto la voce “giocattoli per bambini”, ma è anche vero che risulta alquanto difficile riuscire a inquadrarli solo e soltanto attraverso tale prospettiva.
Spesso e volentieri forniti di espressioni quasi umane, gli orsacchiotti sono, da sempre, il principale vicolo attraverso cui la fantasia dei bambini si scatena nei modi più variegati, e frenarla è assai complicato. Questo proprio perché, più che a dei semplici e banali accessori per l’intrattenimento, gli orsacchiotti hanno di continuo assunto, nei confronti dei propri “padroncini”, la funzione di veri e propri amichetti in carne ed ossa, con cui comunicare, interagire e scambiarsi confidenze. Cosa che, con i moderni giocattoli tecnologici, non è ahinoi possibile fare.
A farsi onorevole portavoce di questo interessante fenomeno è stato, in più occasioni, il cinema, attraverso prodotti per il grande e il piccolo schermo spazianti dai più disparati generi, dall’animazione alla commedia fino alla fantascienza.
Ultimo viaggio dell’arte cinematografica nel magico mondo degli orsacchiotti è il film Ted, in uscita nelle nostre sale il prossimo 5 ottobre distribuito da Universal Pictures, che ci fornisce lo spunto per andare a riesaminare le varie pellicole animate dai simpatici peluches.

Teddy Movie

Diretto dal noto animatore e doppiatore di cartoni animati, nonché ideatore de I Griffin Seth MacFarlane e interpretato da un cast di nomi assai noti come Mark Wahlberg, Mila Kunis e Giovanni Ribisi, Ted è, come suggerisce chiaramente il titolo stesso, un lungometraggio ispirato al celebre orsacchiotto Teddy divenuto, nel corso degli anni, il cuore pulsante dell’infanzia di molti bambini.
Ma, al contrario di quel che si può essere logicamente portanti a pensare, il film di MacFarlane rappresenta proprio l’esatta antitesi della cornice allegra e ovattata all’interno della quale l’orsacchiotto Teddy è stato rappresentato fino ad oggi.
Il Ted protagonista della pellicola - cui presterà la voce proprio il regista MacFarlane - è difatti burbero, scorbutico, antipatico, vizioso, abituale consumatore di droghe e addirittura dedito al sesso. Insomma, tutto quello che da una “creatura” così innocente e soffice non ci saremmo mai potuti aspettare, e che anche al protagonista Mark Wahlberg creerà non pochi problemi.
Tutto, naturalmente, rispettando i rigidi canoni imposti dalla commedia, senza assolutamente scadere nell’osceno ma proponendo solo e soltanto qualcosa al di fuori dell’ordinario - rispetto al tema preso in esame - e, perché no, anche di piacevolmente bizzarro e originale.
Esagerando, si potrebbe accostare l’esperimento di MacFarlane, in quanto a idee e velleità “provocatorie”, alla celeberrima saga de La bambola assassina, in cui l’apparentemente simpatico pupazzo Chucky si rivelava essere in realtà uno spietato serial killer racchiuso, appunto, in un piccolo corpo di plastica.
Anche qui, non mancheranno sorprese e “colpi bassi”, ma tutto rigorosamente a prova di censura, così che anche il pubblico di giovanissimi possa divertirsi in modo sereno ammirando ciò che il proprio orsacchiotto da compagnia sarebbe potuto essere.
Dopotutto, siamo stati sempre e solo noi a dare un’identità, un carattere e una voce al nostro amico di pezza, quindi, egli non è nulla di più e nulla di meno che una proiezione virtuale della nostra persona.

WINNIE THE KING

Storico “leader” della schiera degli orsetti animati è, ovviamente, l’immortale Winnie The Pooh, personaggio originariamente scaturito dalla penna dello scrittore britannico A.A. Milne e protagonista dell’omonimo romanzo pubblicato nel 1926, cui fecero seguito, sempre per mano di Milne, numerose altre opere su di esso incentrate.
Dopo la scomparsa del proprio creatore, i diritti dell’opera originale furono acquistati nientemeno che da Walt Disney, il quale, nel 1961, realizzò una serie di cartoni animati facendo dell’orsacchiotto Winnie un personaggio animato a tutti gli effetti, divenuto presto uno dei più amati di casa Disney.
Il successo fu tale che la casa di produzione, anche dopo la morte di Walt Disney, non volle cessare la produzione di pellicole incentrate sull’orsetto ma, anzi, la arricchì ulteriormente, dapprima con un lungometraggio composto da una serie di corti dal titolo Le avventure di Winnie The Pooh, uscito nel 1977 - ad oggi il 22° classico Disney - e poi con altri esperimenti sulla falsa riga come Amici per la pelle (1988) e i più recenti Le nuove avventure di Winnie The Pooh, del 1997, Winnie The Pooh e gli efelanti, del 2005, e Winnie The Pooh, del 2011. Senza dimenticare il simpatico spin-off T come Tigro (2000), con Winnie che concede il ruolo di protagonista a uno dei suoi più affezionati amici, il Tigro del titolo, appunto.
Dolce come il miele - di cui va per altro ghiottissimo - e tenero in ogni sua minima cucitura, Winnie The Pooh è senz’altro il personaggio che, al pari del Teddy Bear, ha più contribuito alla nascita di un vero e proprio modello per svariate generazioni di lettori e spettatori. Un modello dal quale le successive rappresentazioni di orsacchiotti hanno attinto in gran misura e pescato a piene mani.
Di rado la fattura dell’orsetto più famoso di casa Disney è stata eguagliata, anche se gli esempi meritevoli di attenzione non sono certo mancati.

NOI ORSI SIAM COSI’

Tra questi esempi, tre in particolare hanno stuzzicato la nostra attenzione al punto da averli considerati paragonabili al mitico Winnie The Pooh e, almeno in parte, basati sullo storico modello del Teddy Bear.
Per quanto riguarda il primo, si tratta proprio di un Teddy Bear, quello che il piccolo Haley Joel Osment stringe addosso a sé nello spielberghiano A.I. - Intelligenza artificiale (2001); per la verità non dovremmo parlare di un orsacchiotto di pezza in senso stretto, perché se anche le fattezze sono queste, abbiamo in realtà a che fare con un mecha - un robot - vestito da orsacchiotto, il quale riveste nel film il ruolo di unico vero amico del protagonista.
Così come fu nel lontano 1982 con E.T., anche in A.I. Spielberg si conferma una volta impeccabile ritrattista di rapporti di amicizia tanto fuori dagli schemi quanto spettacolari; un bambino e un alieno si incontrano e diventano un tutt’uno con la stessa carica emotiva di un bambino e un orsacchiotto. Tra due nature così diametralmente opposte, la sostanza non cambia quando ci sono di mezzo i veri sentimenti, che, come abbiamo visto, possono rendere speciale un extraterrestre tanto quanto un orsacchiotto di pezza.
Con molto meno pathos ma con la stessa quantità di amore reciproco, è impossibile parlare di rapporto di amicizia tra essere umano e orsetto di peluche senza riferirci al mitico Mr. Bean e all’inseparabile “amico” Teddy, insieme al quale è protagonista di ogni sua spericolata avventura.
Anche qui, sebbene il contesto sia chiaramente scanzonato e i toni sempre e costantemente allegri, tra il goffo signore inglese con Mini Cooper verde al seguito e il buffo orsetto che gli fa da insostituibili spalla, si percepisce qualcosa di molto più profondo, di sentimentale, di amorevole, che in superficie, come detto, si manifesta appena, ma dal quale non si può non rimanere colpiti.
Ricollegandoci invece all’orsacchiotto Ted dell’omonimo film in uscita il prossimo ottobre, riscontriamo delle evidenti somiglianze anche con quello che è il terzo soggetto da noi preso in considerazione, ovvero l’orsacchiotto(ne) Lotso visto nel terzo capitolo della saga di Toy Story, anch’egli apparentemente dolce e mansueto - tanto più che odora di fragole - ma che cela, sotto il manto roseo e la morbida pelliccia, un’anima oscura, malvagia, persino pericolosa, che non esiterà a manifestarsi in tutto il suo impeto.
Ma c’è una ragione per cui Lotso possiede una personalità così poco amichevole: cattivo, infatti, non lo è nato, ma ci è diventato solo dopo che la sua padroncina lo ha abbandonato sul ciglio della strada, facendo nascere in lui il risentimento che lo ha reso ciò che è.
Alla fine, come visto, ne pagherà comunque le conseguenze.

Non resta allora che vedere quale sarà, invece, il destino di Ted...

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