Taika Waititi, genio dei ruoli folli: le sue interpretazioni migliori

L'eclettismo di Taika Waititi passa anche per la sua bravura attoriale, follemente splendida e sopra le righe.

Taika Waititi, genio dei ruoli folli: le sue interpretazioni migliori
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Gigione, fuori dagli schemi, fieramente weird. Ma in grado di farci stringere il cuore. Anche solo con la canzone perfetta al momento giusto. Taika Waititi ha conquistato il pubblico mainstream con Jojo Rabbit, aggiudicandosi un Oscar per la sceneggiatura, e dimostrando al mondo cosa è veramente in grado di fare. Un autore con una propria poetica, una comicità dissacrante e precisissima, con il coraggio di mettersi sulle spalle lo stravolgimento di un personaggio come Thor. E, a dispetto delle slavine di critiche, prontissimo a farlo di nuovo. Regista, sceneggiatore e... splendido attore. Perché Taika Waititi sfrutta la sua ideologia cinematografica anche nei ruoli che si ritaglia: emarginati folli, camei improbabili o protagonisti repellenti dei quali è impossibile non innamorarsi.
Personaggi sopra le righe, che Taika si disegna sul volto, percorrendo la propria filmografia anche con il viso, tra smorfie impensabili e sorrisi di circostanza, mentre tutto gli turbina follemente attorno. Andiamo allora a vedere i ruoli più folli di Taika Waititi, e le sue migliori interpretazioni.

Alex - Scarfies (1999)

Cominciamo con Taika Waititi quando era ancora Taika Cohen. Usava il cognome della madre, e nel film super indie di Robert Sarkies era un giovanotto dalla faccia sbarazzina. Poco budget e tante idee per una pellicola profondamente neozelandese, dove cinque ragazzi si ritrovano a occupare una catapecchia. Forse non si aspettavano una certa sorpresa nel seminterrato. Ma concentriamoci sul nostro futuro regista. Perché Taika riesce comunque a spiccare con il suo Alex, costruendolo con tutte quelle smorfie e quei sorrisi tirati su cui svilupperà tanti personaggi futuri. Tra lo scanzonato e il birbone, Taika inizia a mettere piccoli mattoncini della sua carriera, indossando una classica "faccia da schiaffi" della quale, però, è impossibile non innamorarsi.

Alamein - Boy (2010)

È nel suo secondo film che Taika Waititi si costruisce un ruolo completo. Genitore snaturato, tra scheletri di alberi in Nuova Zelanda. Perché Boy è un ragazzino convinto che Alamein, suo padre, sia un pirata nobile, o un eroe di guerra, l'idolo a cui aggrapparsi nei momenti difficili. Ma Taika Waititi sa benissimo come mescolare follia e sentimento, picchiettando il suo Alamein di pennellate scattanti e fastidiose, che Boy vorrebbe fare sue. Dopotutto, chi non sogna di diventare come il padre? Taika imbraccia la sua mitragliatrice di legno e si rotola nella sabbia del tempo, quello che ha perso con il figlio, e che la sua natura da "scavezzacollo" gli impedisce di recuperare. Eppure, ci prova. Si sporca, scavando nelle fosse della propria vita sperando di tirare fuori il tesoro nascosto. Un'interpretazione arida e sentimentale, vissuta su una pelle strappata da giubbotti di jeans. E, alla fine, bastava solo sedersi tutti assieme. Ed essere sé stessi.

Viago - What We Do in the Shadows (2014)

Se si pensa all'assoluta bravura comica di Taika Waititi viene subito in mente il suo Viago. What We Do in the Shadows è la rivisitazione definitiva sui vampiri, la vena geniale che schizza sangue arterioso su tutta la stanza. Squarciandoci il volto dalle risate. E in mezzo alla follia dilagante c'è il personaggio interpretato da Taika Waititi. Tranquillo, dimesso, posato. Una sorta di vampiro cicisbeo.

Deve fare le pulizie di casa (e costringere i suoi inquilini vampiri a lavare i piatti), ma deve anche uccidere giovani vergini per bere il loro sangue. La bravura assoluta di Taika sta proprio nel non detto, nelle smorfie a mezza bocca, in questo suo sentirsi sempre e comunque fuori luogo. Sentimento che ci passa semplicemente con uno sguardo, carico di irriverente e dolcissima comicità.

Il prete - Selvaggi in fuga (2016)

Semplice cameo ma... Taika Waititi non fa mai nulla di semplice. Soprattutto se deve condensare tutto il suo black humor in una scena. Durante un funerale dannatamente sentito nell'economia del film, Taika appare con un'espressione di trasognante noia, aiutato da barba e capelli molto poco curati. Di fronte al classico discorso religioso sul dover accettare la morte, si lancia in una specie di percorso a ostacoli parlando di una porta. Poi di un'altra porta. E di un'altra che dovrebbe esserci dopo. In mezzo? Beh, cos'altro se non Fanta, Doritos, Coca Zero, labirinti disegnati da lupi e, forse, anche Gesù, nascosto da qualche parte. Senza mai perdere l'aplomb, a metà fra uno che ci crede davvero e chi sembra ti stia semplicemente prendendo in giro. Ecco, in due minuti, Taika Waititi.

Hitler - Jojo Rabbit

E veniamo alla consacrazione verso il grande pubblico. Perché in quel gioiello di Jojo Rabbit il buon Taika Waititi ha deciso di ritagliarsi la parte migliore (e peggiore): Adolf Hitler. Cioè, un Hitler... "waititiano". Sopra ogni possibile riga, divoratore di unicorni, amico immaginario, aiutante e villain allo stesso tempo. Taika spande cinema da ogni poro, e decide scientemente di strizzare il suo Dittatore in una figura allampanata, tonta, talmente irreale da depotenziare l'essenza stessa del Fuhrer. Riesce a farlo con la sua mimica facciale esagerata all'estremo, tra smorfie sbuffanti e sorrisi a mezza bocca. Perché già l'assunto di un ragazzino che ha Hitler come amico immaginario fa metà del lavoro, Taika Waititi ci mette il resto. Mescolando scrittura e interpretazione, il neozelandese compie un lavoro certosino scena dopo scena. Persino il suo accento tedesco riesce a non risultare macchiettistico nel suo essere, ovviamente, splendidamente parodico.

Camei e CGI

Anche nel suo primo film - Eagle vs Shark - il caro Taika si era ritagliato un mini cameo (nelle foto e nei filmini di famiglia), lasciando spazio al suo partner-in-crime Jemaine Clement. Ma è con l'arrivo della Marvel che si sdoppia ricoprendosi di CGI. Prima con Surtur (cioè, la sua versione di Surtur): Taika ha infatti indossato i panni del demone infuocato con la motion capture, lasciando la voce al ben più tenebroso Clancy Brown.
Poi è il turno di Korg, dove Waititi mette tutta la sua comicità fanciullesca nella scrittura del personaggio, prestandogli anche le corde vocali e portandoselo dietro in Endgame e (sicuramente) in Love and Thunder.

Un bambinone fatto di pietra che potrebbe letteralmente spaccare chiunque, ma dal cuore d'oro, pronto a diventare il miglior amico di Thor nel momento del bisogno. Che poi possa accompagnarlo nella sua discesa verso alcolismo, obesità e Fortnite, beh, quella non è colpa sua.
Perché Taika Waititi è così, l'amico folle e geniale, quello che passa dal santone di Seven Stages to Achieve Eternal Bliss al droide in The Mandalorian. Alla fine Taika Waititi nelle sue interpretazioni è come Phoebe in Friends: adorabilmente pazzo, ma in grado di stare un passo avanti a tutti.

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