Star Wars: The Rise of Skywalker, l'irrinunciabile fine di un'era

Il nono capitolo del franchise metterà il punto sull'epopea fantascientifica della Famiglia Skywalker, aprendo a un nuovo percorso narrativo.

Star Wars: The Rise of Skywalker, l'irrinunciabile fine di un'era
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Mentre The Mandalorian su Disney+ mostra già un interessante cambiamento nelle dinamiche narrative di Star Wars, il prossimo e atteso L'ascesa di Skywalker di J.J. Abrams metterà la parola fine proprio alla saga degli Skywalker, aprendo a un intero universo di possibilità. Punto d'arrivo e di svolta questo nono capitolo del franchise fantascientifico più amato di sempre, soprattutto perché si configura come l'epica conclusione di un lungo e mutevole viaggio durato più di quarant'anni, che ha coinvolto almeno tre generazioni di fan sognanti e ormai sfegatati, facendo proseliti, adagiandosi sugli allori dell'Olimpo cinematografico.
Non solo space opera, inquadratura perfetta del percorso dell'eroe e rappresentazione di un sistema politico e sociale affrontato attraverso il genere, perché la saga creata da George Lucas si è rivelata essere una vera e propria religione, difesa da molti con fede e rinnegata a lungo da altri, persino riformata nel corso degli anni, tanto nella Trilogia Prequel dallo stesso Lucas, così nel dibattuto Star Wars: Gli ultimi Jedi da Rian Johnson. Come approcciarsi, dunque, a questa fine? Cosa rappresenta in sostanza per i fan e per la serie stessa?

Un ponte tra vecchio e nuovo

Il concetto metaforico di "ponte" è stato recentemente affrontato con intelligenza anche in Frozen II: Il Segreto di Arendelle, ma è questo che dovrebbe essere Star Wars: L'ascesa di Skywalker: l'ultima parte della seconda spalla di un ponte, da attraversare partendo dalla trilogia originale, affacciarsi ad ammirare lo scorrere della Trilogia Prequel e infine proseguire attraverso la Nuova, andando finalmente oltre.
Il disegno proposto da Johnson dopo le basi gettate da Il risveglio della Forza non ha funzionato come previsto, dimostrandosi fragile nella sua innovazione strutturale, in aperta asimmetria e contrasto con l'impalcatura della prima spalla, cementificata ormai nella cultura popolare, solida, inossidabile. L'appalto è allora tornato in mano a J.J. Abrams, architetto che ha voluto concludere quanto già iniziato quattro anni fa, riprendendo il suo disegno della saga e revisionando il lavoro di Johnson, cercando comunque di integrarne buona parte.

Uscendo dalla metafora, le responsabilità di Star Wars: L'ascesa di Skywalker sono ora tante. Deve riconfigurare prima di tutto il vecchio e più amato standard della saga, senza però incappare nell'errore (che sarebbe madornale) di credere che una riproposizione delle stesse dinamiche de Il risveglio della Forza possa essere valido o accettato. Non deve in pratica lasciare la sensazione di assistere a un reboot de Il ritorno dello Jedi, impegnandosi invece nell'operare in chiave originale all'interno di un universo cinematografico ultra venerato e soprattutto di un'epopea familiare già approfondita e spogliata a dovere dei suoi segreti.

Altro elemento cardine del film è anche il rispetto delle attese del pubblico, cioè il dovere di consegnargli una conclusione definitiva. Non importa come possa essere accolta e non importano le eventuali critiche che martorieranno il progetto: l'essenziale è essere precisi, perché il marketing del titolo e anche tutta la promozione di regista, produzione e cast ha puntato molto sul discorso "della fine dell'epica saga", presentando L'ascesa di Skywalker - appunto - come approdo sicuro, porto ultimo di una storia iconica, irrinunciabile compimento di un progetto pluri-quarantennale.

C'è infine il debito nei confronti di Lucas, con cui Abrams ha comunque rivelato di aver discusso durante la stesura della sceneggiatura. Questo significa che forse sarà ripresa una minima ma essenziale parte della sua visione, che dovrebbe giustificare l'intera nuova trilogia e la presenza dell'Imperatore Palpatine e riconnettere tutto alla stessa matrice narrativa, comunque (e in modo quasi obbligato) estremamente mutata nel tempo. Siamo poi certi che non accontenterà tutti e farà molto discutere nel corso dei prossimi mesi, ma di questo torneremo a parlare più avanti.

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