Speciale Speciale John Carpenter

Ripercorrendo la filmografia del regista John Carpenter

Speciale Speciale John Carpenter
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Con la Amber Heard di Benvenuti a Zombieland che, nei panni della disturbata Kristen, finisce rinchiusa contro la sua volontà nel reparto inaccessibile di un ospedale psichiatrico dove, ben presto, comincia a manifestarsi una pericolosa entità soprannaturale, The ward-Il reparto, considerato da molti come una vera e propria delusione al ritmo del già visto e considerato da altri un notevole esempio di horror su celluloide, è stato comunque salutato come il gradito ritorno al grande schermo per un vero e proprio maestro della settima arte.
Maestro il cui nome corrisponde a John Carpenter, nato il 16 gennaio del 1948 a Carthage, nello stato di New York, e destinato ad ereditare dal padre Howard - titolare della cattedra di Musica Moderna all'università del Kentucky - la passione delle note musicali, sviluppando contemporaneamente l'amore per le immagini, con Howard Hawks in prima fila.

Tales from the script

Nel corso della sua carriera, John Carpenter ha avuto anche modo di comparire tra gli sceneggiatori di opere non sue: Gli Occhi di Laura Mars (1978) di Irvin Kershner, Il giorno della luna nera (1986) di Harley Cokeliss e i televisivi Spiaggia a Zuma (1978) di Lee H. Katzin, Il giorno in cui voleranno le allodole (1979) di Richard Crenna, El Diablo (1990) di Peter Markle, Blood river-La vendetta corre sul fiume (1991) di Mel Damski e Silent predators aka Predatori letali (1999) di Noel Nosseck.

Dalla stella (nera) alle stelle!

Amore che lo ha portato a realizzare una serie di short e mediometraggi, tra cui quel The resurrection of Broncho Billy che, datato 1970, si aggiudicò addirittura il premio Oscar e precedette di quattro anni il suo primo lungo, co-sceneggiato da Dan O'Bannon, futuro autore dello script di Alien: Dark star, bizzarra storia di fantascienza vagamente ispirata a 2001: Odissea nello spazio e Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick e riguardante l'assurdo equipaggio dell'astronave del titolo, tra cui una creaturina extraterrestre, impegnato ad andare a caccia di pianeti abitabili per distruggerli.
Un autentico fiasco al botteghino, come pure la sua opera seconda, Distretto 13: Le brigate della morte, la quale, realizzata due anni dopo, ha finito comunque per trasformarsi in un vero e proprio cult-movie.
D'altra parte, sarebbe stato impossibile non innamorarsi della vicenda proto-western che, mostrando un gruppetto di persone rinchiuse all'interno di un'isolata stazione di polizia di Los Angeles prossima alla chiusura presa d'assedio da una banda di criminali, ha finito per influenzare il filone riguardante le storie di bande di strada (si pensi a I guerrieri della notte di Walter Hill, di due anni dopo), lasciando intravedere perfino tecniche e situazioni destinate a tornare nella produzione carpenteriana.
A partire da quell'Halloween: La notte delle streghe che, datato 1978, si è rivelato il primo grande successo del cineasta newyorkese, grazie all'azzeccatissimo, semplice soggetto incentrato sulla figura dello psicopatico mascherato Michael Myers, fuggito dal manicomio il 31 ottobre ed interessato a massacrare i giovani durante la sera della vigilia di Ognissanti, oltre ad assediare in casa la baby sitter Laurie interpretata da un'esordiente Jamie Lee Curtis.
Un successo tale da generare un'infinità d'imitazioni - a cominciare da Venerdì 13 - e ben sette sequel (senza contare i reboot di Rob Zombie Halloween-The beginning e Halloween 2), nessuno dei quali diretti da Carpenter, coinvolto soltanto nelle vesti di sceneggiatore di Halloween 2-Il signore della morte di Rick Rosenthal, che ha anche prodotto come pure Halloween 3-Il signore della notte di Tommy Lee Wallace, estraneo, però, alle sanguinarie gesta di Michael Myers.

Insalata Russell

Alla tematica dello psicopatico, tra l'altro, Carpenter tornò nello stesso anno tramite la vicenda di una donna alle prese con un ignoto persecutore in Pericolo in agguato, che, conosciuto anche con il titolo Procedura ossessiva, realizzò per la televisione come il successivo Elvis, il re del rock (che, però, ebbe anche diffusione nei cinema), del 1979.
Quest'ultimo, nel quale Kurt Russell vestì i panni dell'indimenticabile musicista statunitense cui si devono successi del calibro di Are you lonesome tonight? e Jailhouse rock, segnò l'inizio della collaborazione tra il regista e il futuro protagonista di Stargate, che tornò sotto la sua direzione due anni dopo, quando concesse anima e corpo al mitico condannato a morte Snake Plissken (Jena Plissken nella versione italiana), inviato a recuperare il presidente degli Stati Uniti nella futuristica Manhattan divenuta un ghetto di massima sicurezza in 1997: Fuga da New York.
Pellicola cupa e violenta cui Carpenter diede soltanto nel 1996 il sequel Fuga da Los Angeles, sotto certi aspetti perfino superiore al capostipite, in parte per le notevolmente aumentate dosi di spettacolarità, in parte per la decisione di accentuare, in maniera affascinante, l'anarchica personalità di Plissken, manifestata soprattutto attraverso un inaspettato epilogo da storia del cinema.
Nel frattempo, comunque, Russell ebbe modo di lavorare con il regista in altri due fondamentali tasselli della sua filmografia: il fanta-horror La cosa, del 1982, e l'action-movie Grosso guaio a Chinatown, di quattro anni dopo.
Il primo, sulla carta rifacimento del classico La cosa da un altro mondo di Christian Niby e Howard Hawks, in realtà reinventa completamente la pellicola del 1951, grazie soprattutto agli eccellenti effetti speciali a cura di Rob Bottin, mostrando una missione scientifica nell'Antartide minacciata da una feroce creatura aliena capace di assumere la forma di chiunque uccide; feroce creatura aliena associabile sia alla paura delle malattie (in quel periodo, si parlava soprattutto dell'AIDS), che alla capacità della donna di influenzare e manipolare la personalità del maschio.
Il secondo, invece, originariamente pensato come storia da ambientare nel vecchio west, è un esplosivo mix di azione, arti marziali e mitologia fantastica dagli occhi a mandorla in cui Russell veste i panni del camionista sbruffone Jack Burton, impegnato ad affiancare un amico orientale nella ricerca della fidanzata, rapita da una banda di criminali fuori dal comune.

John, master of horror

Però, al di là di parentesi rappresentate da Starman, miscela romantico-fantascientifica incentrata nel 1984 su un alieno che ricrea il corpo del marito defunto di Karen Allen, e dalla commedia Avventure di un uomo invisibile, interpretata otto anni dopo da Chevy Chase e Daryl Hannah, la carriera di Carpenter, come tutti sanno, è stata segnata dai film dell'orrore, a partire dal succitato Halloween: La notte delle streghe, altrimenti Mick Garris non lo avrebbe certo convocato per fargli dirigere gli episodi Incubo mortale e Il seme del male, rispettivamente trasmessi nel 2005 e nel 2006 nell'ambito della serie televisiva Masters of horror, costituita da mini-film realizzati dai maestri del cinema della paura.
Una carriera costellata di capolavori, prove minori e bei film, sempre e comunque segnati dall'impronta di uno degli autori che meglio hanno dimostrato di saper usare la macchina da presa negli oltre cento anni di storia della celluloide.
Una carriera che, dopo il film con la Curtis, lo ha visto impegnato nel 1980 in Fog, reso claustrofobico dalla fitta nebbia che avvolge improvvisamente gli abitanti della cittadina Antonio Bay, dietro la quale si nascondono i vendicativi spettri di alcuni marinai morti annegati cento anni prima proprio a causa della gente del posto.
Pellicola che, con evidenti debiti sia nei confronti de Gli uccelli di Alfred Hitchcock che della tetralogia sui resuscitati ciechi concepita dallo spagnolo Amando De Ossorio, non rientra certo tra le peggiori firmate dal cineasta, come pure Christine-La macchina infernale, tratto tre anni dopo da un romanzo di Stephen King ed impreziosito da una splendida colonna sonora anni Cinquanta volta a commentare le sanguinarie gesta di una Plymouth Fury gelosa del suo nuovo giovane padrone.
Il signore del male, del 1987, vide invece un gruppo di scienziati e studiosi alle prese con un liquido verdastro che, custodito in una scatola nei sotterranei di una chiesa americana, altro non è che l'essenza del male; anticipando di un anno il sottovalutato Essi vivono, geniale contaminazione di politica e fantascienza nella quale una evidente critica nei confronti della società capitalista reaganiana viene mossa per mezzo di un plot il cui protagonista disoccupato John Nada, con le fattezze di un efficace Roddy Piper, entra in possesso di alcuni occhiali da sole che, una volta inforcati, gli svelano una popolazione costituita per la maggior parte da extraterrestri nascosti sotto i connotati di comuni mortali.
Il 1993 fu la volta di Body bags-Corpi estranei (nella foto), antologia televisiva in tre episodi co-diretta da Tobe Hooper e della quale Carpenter - che veste anche i panni dello zombi impegnato a fare da narratore all'interno di un obitorio - ha curato i primi due, uno riguardante una donna assediata nottetempo da un maniaco in una stazione di servizio e l'altro improntato su una grottesca cura aliena contro la calvizie.
Ed oggi possiamo tranquillamente affermare che, tra un Villaggio dei dannati scialbo remake datato 1995 dell'omonimo lungometraggio diretto da Wolf Rilla, il riuscito Vampires, di tre anni dopo, con James Woods a capo di una squadra di cacciatori di succhiasangue commissionata dal Vaticano, e il deludente Fantasmi da Marte, risalente al 2001 e su spettri marziani capaci di occupare i corpi dei terrestri sul pianeta rosso, l'ultimo grande capolavoro carpenteriano sia rimasto Il seme della follia, del 1994. Un notevole esperimento dal sapore metacinematografico che sfrutta l'avventura di un detective delle assicurazioni con il volto di Sam Neill, impegnato ad indagare sulla scomparsa di uno scrittore, al fine di giocare continuamente sul rapporto tra realtà e immaginazione, lasciando intravedere un'affascinante allegoria relativa alla forza dell'influenza dei media.

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