Speciale Solo gli amanti sopravvivono: moderni vampiri al cinema

Uno sguardo al vampirismo 'moderno' nel cinema d'autore contemporaneo

Speciale Solo gli amanti sopravvivono: moderni vampiri al cinema
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Immortalità e dannazione: è il binomio che contraddistingue da sempre l’iconografia del vampiro, una creatura la cui natura “tenebrosa” ne ha fatto un elemento di rappresentazione privilegiato all’interno del vasto panorama del cinema horror. Ma per i vampiri di Jim Jarmusch, Adam ed Eve, la dannazione è stata sostituita da una sorta di compiaciuto languore estatico: la contemplazione, l’assimilazione e il godimento di tutto ciò che è intrinsecamente “vivo” (i libri, la poesia, l’arte, la musica), in contrasto con l’atmosfera di abbandono e di morte che sembra gravare attorno a loro, in una società in pieno disfacimento. Adam ed Eve, i vampiri il cui amore ha attraversato interi secoli di storia, sono in effetti, per un ironico paradosso, gli unici ancora realmente “vivi” (come suggerito già dal titolo) in un mondo alla fine della decadenza...
Presentato un anno fa al Festival di Cannes e distribuito in Italia da Movies Inspired, Solo gli amanti sopravvivono è una delle opere più suggestive e meritevoli nell’itinerario di Jim Jarmusch, cineasta di indiscussa originalità, tra i “padri fondatori” del moderno cinema indie americano (a partire da opere seminali dei primi Anni ’80, quali Permanent Vacation e Stranger Than Paradise), e rappresenta una delle vette assolute della sua produzione.

Adam & Eve

Un’opera dal fascino enigmatico e irresistibile, nella quale il mito del vampiro è declinato secondo un’ottica inedita, anche grazie al fondamentale contributo di due interpreti d’eccezione. Lui, Adam, rockstar maudit dalla lunga chioma corvina, in lotta con la tentazione di infilarsi una pallottola nel cuore, ha la bellezza byroniana ed “esangue” di Tom Hiddleston, il giovane attore inglese popolarissimo fra le platee internazionale grazie al ruolo di Loki nelle saghe di Thor e The Avengers. Lei, Eve, in grado di sprigionare la sua magnetica sensualità danzando sulle note di un vecchio disco r&b dal titolo Trapped by a Thing Called Love, ha il volto androgino e senza tempo di Tilda Swinton, musa indiscussa del cinema d’autore su entrambe le sponde dell’Atlantico ormai da quasi tre decenni.
Attorno a questi due vampiri raffinati e bohémien, assorbiti dalla loro gioiosa fruizione di una cultura vissuta come estremo baluardo di “grazia” in una realtà che cade a pezzi, Jarmusch costruisce un’opera indefinibile, ambientata in un “eterno presente” e in grado di ridisegnare i confini stessi dell’horror e del vampire-movie. Tom Hiddleston e Tilda Swinton, legati da una rara alchimia, riescono infatti a mostrare aspetti inediti della figura del non-morto assetato di sangue, rielaborando il mito forse più impiegato nel cinema di ogni epoca. E proprio in occasione della presenza nelle sale del magnifico film di Jarmusch, che vi consigliamo di non perdere, abbiamo pensato di proporvi una galleria di alcuni fra i più interessanti “vampiri moderni” apparsi sul grande schermo, alcuni dei quali impersonati da attori famosissimi...

Miriam si sveglia a mezzanotte

Se Tom Hiddleston e Tilda Swinton, geniale scelta di casting, costituiscono una coppia di vampiri dal carisma difficilmente eguagliabile, di certo sarebbero perfettamente in grado di rivaleggiare con Adam ed Eve i due amanti-vampiri protagonisti di questo piccolo cult horror degli Anni ’80, Miriam si sveglia a mezzanotte: John e Miriam Blaylock, il cui rapporto di passione sentimentale ed erotica si trascina da secoli. A dar vita a questi due non-morti assetati di sangue, infatti, sono due star davvero leggendarie dello show-business mondiale: l’idolo del rock David Bowie e la primadonna del cinema francese Catherine Deneuve. Lunghi impermeabili scuri, occhiali neri, look metropolitano in perfetto stile Anni ’80, Bowie e la Deneuve sono a dir poco perfetti nei panni della coppia di vampiri più glam di sempre nel film diretto da un Tony Scott ancora ai primi passi del cinema (e che confeziona qui il suo lavoro migliore e più suggestivo); completa il cast Susan Sarandon, nel ruolo di una dottoressa, Sarah Roberts, sedotta dall’irresistibile charme di Miriam. Occhio alla performance dei Bauhaus del brano Bela Lugosi’s Dead (in omaggio al Dracula degli Anni ’30).

Intervista col vampiro

Dal best-seller di Anne Rice, una delle scrittrici più popolari della narrativa gotica contemporanea, nel 1994 è stato tratto un film di grande successo, diretto dal regista irlandese Neil Jordan: Intervista col vampiro. Ambientato a cavallo tra la fine del Settecento e i giorni nostri, in un lungo percorso storico ricostruito in analessi da Louis de Pointe du Lac (protagonista del ciclo Cronache dei vampiri della Rice) durante l’intervista del titolo, il film di Neil Jordan fonde ricostruzione storica, period-film e influssi dell’horror metropolitano in una cronistoria cupa e romantica, che vede avvicendarsi di volta in volta i malinconici vampiri interpretati da alcuni fra i più popolari sex-symbol cinematografici degli Anni ’90: Tom Cruise è il feroce Lestat de Lioncurt, Brad Pitt è Louis, la sua “vittima”, mentre Antonio Banderas impersona Armand, senza dimenticare una Kirsten Dunst appena dodicenne nei panni della piccola Claudia.

The Addiction - Vampiri a New York

La sete di sangue come metafora per la dipendenza, la droga e il baratro di una depressione senza via d’uscita: vent’anni prima di Jarmusch, il vampirismo era già stato impiegato in chiave simbolica in un altro sofisticato film d’autore, questa volta da parte di uno dei più controversi registi americani dei giorni nostri, Abel Ferrara. Considerato uno dei suoi lavori migliori e più originali, The Addiction - Vampiri a New York vede protagonista Lily Taylor nel ruolo di Kathleen Conklin, una giovane studentessa di filosofia di New York tramutata in un vampiro da una ragazza di nome Casanova (Annabella Sciorra). Sarà il più maturo ed esperto Peina, impersonato da un glaciale Christopher Walken, ad insegnarle a controllare i propri istinti omicidi, allo scopo di tentare di reintrodurla ad una vita apparentemente “normale”, prima della spaventosa ecatombe conclusiva. Fotografato in un suggestivo bianco e nero dal taglio quasi espressionista, The Addiction rielabora il mito del vampiro per creare uno struggente ritratto della solitudine umana ed una lucida riflessione sulle origini del Male.

Lasciami entrare / Blood Story

Uno, anzi due fra i più superbi esempi di cinema horror dell’ultimo decennio: si tratta di Lasciami entrare, film svedese diretto nel 2008 da Tomas Alfredson, e di Blood Story (in originale Let Me In), fedelissimo - e purtroppo sottovalutato - remake americano girato nel 2010 da Matt Reeves, entrambi a loro volta basati sul corposo romanzo di John Ajvide Lindqvist. I due film, ambientati all’inizio degli Anni ’80 in un piccolo centro di provincia ricoperto dalla neve, costruiscono un cupo e angoscioso racconto horror vissuto attraverso lo sguardo dell’infanzia nel fatidico momento del passaggio all’adolescenza e di un’emblematica “perdita dell’innocenza”. Lui, Oskar (nella versione americana Owen), è un dodicenne timido e solitario, vittima degli abusi dei suoi compagni di scuola; lei, Eli (Abby nel remake), è una sua coetanea che si è appena trasferita nella casa accanto a quella di Oskar, in compagnia di una misteriosa figura paterna. Contemporaneamente, nel quartiere iniziano a verificarsi macabri omicidi, mentre fra i due ragazzi nasce un’insolita amicizia... Molto simili nell’impostazione narrativa e anche in alcune scelte stilistiche, sia Lasciami entrare sia Blood Story adoperano il vampirismo per parlare ancora una volta della solitudine, ma anche del senso di attrazione / repulsione nella fase della presa di coscienza della sessualità (l’analogia fra il sangue e il ciclo mestruale) e del dolore insito nell’abbandonare l’infanzia per intraprendere il cammino verso l’età adulta.

Dark Shadows

Vampiri, ma di tutt’altro genere (e assai poco spaventosi) sono quelli che popolano uno dei più recenti film di Tim Burton, Dark Shadows, trasposizione liberamente riadattata di una popolare serie televisiva degli Anni ’60, per una pellicola che tuttavia non ha riscosso particolari consensi al cinema. Uscito nelle sale due anni fa, Dark Shadows vede protagonista un Johnny Depp quanto mai cartoonesco e sopra le righe nei panni di Barnabas Collins, fascinoso donnaiolo di famiglia aristocratica, trasformato in un vampiro nel lontano 1760 dalla bella Angelique Bouchard (Eva Green), da lui sedotta e abbandonata e, di conseguenza, implacabilmente vendicativa. Oltre due secoli più tardi, nel 1972, Barnabas viene risvegliato dalla propria tomba e decide di fare ritorno nella sua antica dimora, che nel frattempo però è stata occupata da nuovi proprietari. Burton e Depp, alla loro ennesima collaborazione, ci offrono con Dark Shadows una rivisitazione estremamente ironica e dal gusto “pop” della figura del vampiro, del quale sono accentuati gli aspetti più bizzarri e addirittura comici.

Byzantium

A quasi vent’anni di distanza da Intervista col vampiro, il grande regista Neil Jordan è tornato alla sua passione per i vampiri con un altro film horror inesorabilmente cupo, basato questa volta sulla pièce teatrale di Moira Buffini A Vampire Story e ambientato nell’Inghilterra dei giorni nostri. Passato purtroppo inosservato tra il pubblico (in Italia uscirà a breve direttamente in home-video), nonostante le lodi della critica, Byzantium vede protagoniste una coppia di giovani e sedicenti sorelle: Clara ed Eleanor Webb, interpretate rispettivamente da Gemma Arterton e Saoirse Ronan, costantemente in viaggio da un luogo all’altro per sfuggire a dei misteriosi inseguitori che vorrebbero porre fine una volta per tutte alla loro esistenza di non-morte. Clara si guadagna da vivere come ballerina di lap-dance e occasionalmente prostituta, mentre la più giovane Eleanor è alla ricerca di una stabilità tanto agognata quanto irraggiungibile; una serie di eventi e di incontri inaspettati, tuttavia, rischieranno di far emergere il loro segreto, nonché le vicende che le avevano portate a diventare dei vampiri. Jordan, abilissimo nella crezione delle atmosfere e nell’esplorazione dei tormenti dei personaggi, costruisce con Byzantium un magnifico vampire-movie, angosciante, malinconico e ricco di suspense: un autentico gioiellino da riscoprire.

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