La Sirenetta ha portato in dote un ritocco e un nuovo arrangiamento della colonna sonora del Classico del 1989, stavolta però adoperata da Alan Menken, tornato per l'occasione a occuparsi di ciò che aveva creato a suo tempo insieme a Howard Ashman. Ad affiancarlo in questo adattamento è Lin Manuel Miranda, diventato oramai un habitué in casa Disney dopo aver lavorato, tra gli altri, a Encanto. Ciò che il live action ci lascia, però, è un lavoro non del tutto sorprendente, né soddisfacente. Al di là di quelle che sono state le variazioni a quella che in italiano è diventata "la canzone di Ursula", cantata da Simona Patitucci e spogliata della strofa in cui si spiega che agli umani le donne che parlano non piacciono, le tre nuove proposte musicali sono incerte e figlie di una direzione non sempre univoca, per un Miranda che ci aveva abituato a ben altre idee, tra cui il successo musicale di Non si nomina Bruno).
Tre originali e una reprise
Abbiamo detto che sono tre canzoni nuove, originali, ma in realtà se volessimo essere precisi dovremmo dire che ce ne sono quattro. Questo perché, al di là delle tre che avrete sicuramente notato e che vedono protagonisti Ariel, Eric e l'ultima un duo rap tra Sebastian e Scuttle, abbiamo anche una nuova reprise di Parte del tuo Mondo, così da portare a due totali le canzoni interpretate da Halle Bailey durante il live-action.
La reprise, in musica, non è altro che la ripetizione di un passaggio musicale, ma che Disney ha sempre usato per dare una visione contrastante di ciò che era stato cantato originariamente: pensate alla reprise di Principe Alì in Aladdin, che, cantata da Jafar, ha una funzione di scherno nei confronti del protagonista da parte del gran visir. Parte del tuo mondo è, invece, diversa, perché Ariel la canta nel momento in cui abbandona Eric sulla battigia dopo averlo salvato e dichiara che presto farà parte del mondo degli umani. Si tratta di una reprise, una ripresa per l'appunto, che qui viene leggermente rivisitata rispetto al Classico. Non è la prima volta, tra l'altro, che Alan Menken rimette mano alla colonna sonora de La Sirenetta. Il noto compositore, infatti, già nel 2008 si era occupato di rilavorare quanto fatto per il musical di Broadway, inserendo 10 nuovi canzoni supportato dal collega Glenn Slater. Nessuna di quelle, in ogni caso, è stata inserita nel live-action adesso, così da poter arrivare ad avere tre canzoni originali con il supporto di Lin Manuel Miranda, oramai un esperto di musiche in casa Disney. Andiamo, però, in ordine e analizziamo pezzo per pezzo cosa ci hanno proposto i due compositori, intenzionati a mantenere ben salda la proposta musicale dell'89, adattandola ai giorni nostri.
"For the First Time" è la prima canzone originale che abbiamo la possibilità di ascoltare nel live-action de La Sirenetta. La canta Ariel nel momento in cui sta vivendo la prima esperienza con le sue gambe, scoprendo la superficie, mentre la portano al castello su un carretto che le fa sentire anche le difficoltà dell'asfalto. Mentre realizza ciò che le sta succedendo, la ragazza ha anche l'occasione di capire quanto sia complesso essere un'umana.
La canzone è molto vivace, non racchiude quelle musicalità di evasione che appartengono a Parte del tuo Mondo e riesce a staccarsi anche da quelle invocazioni all'ignoto. L'aspetto più affascinante è sicuramente legato al fatto che Ariel non ha più la possibilità di parlare, quindi nemmeno di cantare, avendo ceduto la propria voce alla Strega del Mare, ma dentro di sé ha ancora la possibilità di esprimersi, senza che nessuno la possa, ovviamente, ascoltare. La canzone permette a Yana C (ma anche alla Bailey in originale) di esprimere il proprio potenziale vocale, il suo talento. Il dar voce ai sentimenti è sempre un'operazione delicata quando si tratta di spingere al massimo la propria estensione vocale, come visto già in "Parte del tuo mondo", l'iconica canzone di Ariel. Siamo dinanzi alla migliore del trittico delle novità, inserita in maniera saggia e seguendo quelle che erano state le indicazioni già dell'89 dal punto di vista narrativo e contenutistico. L'unico problema potrebbe essere riscontrato nel fatto che For the First Time punta di più a portare avanti la narrazione, raccontando qualcosa, piuttosto che fornire una canzone che possa darci un contenuto musicale; poco importa, perché Disney ha sempre puntato forte su questa tipologia di espressività, come se i suoi film fossero dei musical, come d'altronde si era chiesto ad Alan Menken di fare con il Rinascimento Disney.
Dal sogno di Eric al disastro di Scuttle
"Wild Uncharted Waters", cantata dal Principe Eric, è la seconda canzone originale che ascoltiamo nel live-action. Anche qui abbiamo l'occasione di ascoltare più un approfondimento canoro dal punto di vista narrativo piuttosto che un pezzo a sé stante. C'è tanto da capire e da scoprire del personaggio di Eric, al quale viene data più profondità e spessore rispetto al personaggio del Classico dell'89: anche qui Menken punta forte sui sentimenti, sul suo sentirsi in catene, sul darci un parallelismo con il carattere di Ariel stessa, anche lei in prigione in fondo al mare.
Proprio la sirena ha la chiave della felicità del Principe, che non riesce a mettere in piedi - ovviamente per responsabilità dei compositori - una ballata emozionale, ma pronta a esprimere un contenuto. Certo, se vogliamo paragonarla a For the First Time è indubbiamente gradevole, ma se volessimo metterla a confronto con "Part of Your World" renderemmo davvero impietoso ogni lavoro critico. L'aspetto più cruciale di questa canzone è che Eric si ritrova a cantarla, nella seconda parte, su una nave, pochi secondi dopo che sua madre gli aveva detto che non sarebbe mai più salito su un'imbarcazione. Insomma, decidetevi anche voi.
"The Scuttlebutt" ha tutta la firma possibile e riconoscibile di Lin Manuel Miranda: un rap che permette ad Awkafina, in italiano ad Alessia Amendola, di scatenarsi insieme a Mahmood. I due personaggi, Scuttle e Sebastian, si ritrovano ad agitarsi intorno a una muta Ariel che sta per scoprire l'inganno di Vanessa e di Ursula.
I problemi della canzone sono tanti, a partire dalle battute frenetiche che cercano di abusare di un genere che oramai appartiene alla quotidianità e per questo viene cavalcato, con l'unico obiettivo di diventare orecchiabile anche ai più giovani. Un tentativo molto scialbo di puntare forte sull'hip-hop, totalmente inadeguata alla tradizione del Classico e della storia in sé: certo è che se dobbiamo modernizzare la storia questo è un passaggio inevitabile. Facciamo, però, un'analisi dal punto di vista teorico: Howard Ashman aveva incasellato tutte le parole della colonna sonora de La Sirenetta con l'obiettivo di dare alla musica una funzione narrativa, così da non avere solo un tappeto musicale, ma in grado di contestualizzare ciò che stava accadendo. Scuttlebutt sembra essere l'antitesi perfetta del pensiero che avrebbe dovuto cavalcare, ancora oggi, quella che era la missione di Ashman.
Tecnicamente la canzone riesce comunque a portare avanti la trama, è indubbio, dato che si evita di lasciare al dialogo l'incombenza di rivelare che Vanessa è in realtà la Strega del Mare, ma il suo contenuto è cacofonico oltre che un pasticcio testuale: l'accompagnamento musicale è quasi impalpabile, dovuto sicuramente al fatto che l'hip-hop punti di più sulle parole e sul ritmo incalzante dei termini, ma la canzone sembra del tutto decontestualizzata da ciò che viene realizzato per l'intero film. Soprattutto nelle parti finali, quando Sebastian, venendo meno a quella che è la caratterizzazione del personaggio, decide di affiancarsi a Scuttle e iniziare a rappare come se fosse appena uscito dall'America del 1700. È la prima volta che ci troviamo dinanzi a un qualcosa del genere nella vastissima libreria musicale di Disney, e forse sarebbe stato meglio che Miranda, visto il suo curriculum, avesse trattenuto i suoi impulsi.
In chiusura possiamo dire senz'altro che la scelta, in sede di adattamento italiano, di mantenere i testi originali delle altre canzoni è premiata: piuttosto che ritrovarci con un effetto La Bella e La Bestia, in cui per seguire il labiale di Emma Watson vennero cambiati i testi rispetto a quelli già noti alla community Disney, abbiamo sacrificato il lip-sync della Bailey per mantenere intatta quella che era la lyric nota.
Dall'altro lato, però, le aggiunte di queste tre canzoni sembrano più che altro pretestuose: soltanto quella di Ariel si esalta per poter, a sua volta, esaltare le capacità canore delle sue interpreti, sia italiana che originale; le altre due non riescono a darci un contenuto memorabile o che continueremo a cantare nei prossimi mesi. E quando una canzone diventa dimenticabile significa che ha fallito in tutte le sue funzioni e missioni, tranne forse in quella di essere un mero accompagnamento agli eventi mostrati a schermo, svilendosi di ogni sua componente.
La Sirenetta, le nuove canzoni del live-action Disney convincono?
Il live-action de La Sirenetta contiene tre canzoni originali composte da Alan Menken e Lin Manuel Miranda. Analizziamole insieme.
La Sirenetta ha portato in dote un ritocco e un nuovo arrangiamento della colonna sonora del Classico del 1989, stavolta però adoperata da Alan Menken, tornato per l'occasione a occuparsi di ciò che aveva creato a suo tempo insieme a Howard Ashman. Ad affiancarlo in questo adattamento è Lin Manuel Miranda, diventato oramai un habitué in casa Disney dopo aver lavorato, tra gli altri, a Encanto. Ciò che il live action ci lascia, però, è un lavoro non del tutto sorprendente, né soddisfacente. Al di là di quelle che sono state le variazioni a quella che in italiano è diventata "la canzone di Ursula", cantata da Simona Patitucci e spogliata della strofa in cui si spiega che agli umani le donne che parlano non piacciono, le tre nuove proposte musicali sono incerte e figlie di una direzione non sempre univoca, per un Miranda che ci aveva abituato a ben altre idee, tra cui il successo musicale di Non si nomina Bruno).
Tre originali e una reprise
Abbiamo detto che sono tre canzoni nuove, originali, ma in realtà se volessimo essere precisi dovremmo dire che ce ne sono quattro. Questo perché, al di là delle tre che avrete sicuramente notato e che vedono protagonisti Ariel, Eric e l'ultima un duo rap tra Sebastian e Scuttle, abbiamo anche una nuova reprise di Parte del tuo Mondo, così da portare a due totali le canzoni interpretate da Halle Bailey durante il live-action.
La reprise, in musica, non è altro che la ripetizione di un passaggio musicale, ma che Disney ha sempre usato per dare una visione contrastante di ciò che era stato cantato originariamente: pensate alla reprise di Principe Alì in Aladdin, che, cantata da Jafar, ha una funzione di scherno nei confronti del protagonista da parte del gran visir. Parte del tuo mondo è, invece, diversa, perché Ariel la canta nel momento in cui abbandona Eric sulla battigia dopo averlo salvato e dichiara che presto farà parte del mondo degli umani. Si tratta di una reprise, una ripresa per l'appunto, che qui viene leggermente rivisitata rispetto al Classico. Non è la prima volta, tra l'altro, che Alan Menken rimette mano alla colonna sonora de La Sirenetta. Il noto compositore, infatti, già nel 2008 si era occupato di rilavorare quanto fatto per il musical di Broadway, inserendo 10 nuovi canzoni supportato dal collega Glenn Slater. Nessuna di quelle, in ogni caso, è stata inserita nel live-action adesso, così da poter arrivare ad avere tre canzoni originali con il supporto di Lin Manuel Miranda, oramai un esperto di musiche in casa Disney. Andiamo, però, in ordine e analizziamo pezzo per pezzo cosa ci hanno proposto i due compositori, intenzionati a mantenere ben salda la proposta musicale dell'89, adattandola ai giorni nostri.
"For the First Time" è la prima canzone originale che abbiamo la possibilità di ascoltare nel live-action de La Sirenetta. La canta Ariel nel momento in cui sta vivendo la prima esperienza con le sue gambe, scoprendo la superficie, mentre la portano al castello su un carretto che le fa sentire anche le difficoltà dell'asfalto. Mentre realizza ciò che le sta succedendo, la ragazza ha anche l'occasione di capire quanto sia complesso essere un'umana.
La canzone è molto vivace, non racchiude quelle musicalità di evasione che appartengono a Parte del tuo Mondo e riesce a staccarsi anche da quelle invocazioni all'ignoto. L'aspetto più affascinante è sicuramente legato al fatto che Ariel non ha più la possibilità di parlare, quindi nemmeno di cantare, avendo ceduto la propria voce alla Strega del Mare, ma dentro di sé ha ancora la possibilità di esprimersi, senza che nessuno la possa, ovviamente, ascoltare. La canzone permette a Yana C (ma anche alla Bailey in originale) di esprimere il proprio potenziale vocale, il suo talento. Il dar voce ai sentimenti è sempre un'operazione delicata quando si tratta di spingere al massimo la propria estensione vocale, come visto già in "Parte del tuo mondo", l'iconica canzone di Ariel. Siamo dinanzi alla migliore del trittico delle novità, inserita in maniera saggia e seguendo quelle che erano state le indicazioni già dell'89 dal punto di vista narrativo e contenutistico. L'unico problema potrebbe essere riscontrato nel fatto che For the First Time punta di più a portare avanti la narrazione, raccontando qualcosa, piuttosto che fornire una canzone che possa darci un contenuto musicale; poco importa, perché Disney ha sempre puntato forte su questa tipologia di espressività, come se i suoi film fossero dei musical, come d'altronde si era chiesto ad Alan Menken di fare con il Rinascimento Disney.
Dal sogno di Eric al disastro di Scuttle
"Wild Uncharted Waters", cantata dal Principe Eric, è la seconda canzone originale che ascoltiamo nel live-action. Anche qui abbiamo l'occasione di ascoltare più un approfondimento canoro dal punto di vista narrativo piuttosto che un pezzo a sé stante. C'è tanto da capire e da scoprire del personaggio di Eric, al quale viene data più profondità e spessore rispetto al personaggio del Classico dell'89: anche qui Menken punta forte sui sentimenti, sul suo sentirsi in catene, sul darci un parallelismo con il carattere di Ariel stessa, anche lei in prigione in fondo al mare.
Proprio la sirena ha la chiave della felicità del Principe, che non riesce a mettere in piedi - ovviamente per responsabilità dei compositori - una ballata emozionale, ma pronta a esprimere un contenuto. Certo, se vogliamo paragonarla a For the First Time è indubbiamente gradevole, ma se volessimo metterla a confronto con "Part of Your World" renderemmo davvero impietoso ogni lavoro critico. L'aspetto più cruciale di questa canzone è che Eric si ritrova a cantarla, nella seconda parte, su una nave, pochi secondi dopo che sua madre gli aveva detto che non sarebbe mai più salito su un'imbarcazione. Insomma, decidetevi anche voi.
"The Scuttlebutt" ha tutta la firma possibile e riconoscibile di Lin Manuel Miranda: un rap che permette ad Awkafina, in italiano ad Alessia Amendola, di scatenarsi insieme a Mahmood. I due personaggi, Scuttle e Sebastian, si ritrovano ad agitarsi intorno a una muta Ariel che sta per scoprire l'inganno di Vanessa e di Ursula.
I problemi della canzone sono tanti, a partire dalle battute frenetiche che cercano di abusare di un genere che oramai appartiene alla quotidianità e per questo viene cavalcato, con l'unico obiettivo di diventare orecchiabile anche ai più giovani. Un tentativo molto scialbo di puntare forte sull'hip-hop, totalmente inadeguata alla tradizione del Classico e della storia in sé: certo è che se dobbiamo modernizzare la storia questo è un passaggio inevitabile. Facciamo, però, un'analisi dal punto di vista teorico: Howard Ashman aveva incasellato tutte le parole della colonna sonora de La Sirenetta con l'obiettivo di dare alla musica una funzione narrativa, così da non avere solo un tappeto musicale, ma in grado di contestualizzare ciò che stava accadendo. Scuttlebutt sembra essere l'antitesi perfetta del pensiero che avrebbe dovuto cavalcare, ancora oggi, quella che era la missione di Ashman.
Tecnicamente la canzone riesce comunque a portare avanti la trama, è indubbio, dato che si evita di lasciare al dialogo l'incombenza di rivelare che Vanessa è in realtà la Strega del Mare, ma il suo contenuto è cacofonico oltre che un pasticcio testuale: l'accompagnamento musicale è quasi impalpabile, dovuto sicuramente al fatto che l'hip-hop punti di più sulle parole e sul ritmo incalzante dei termini, ma la canzone sembra del tutto decontestualizzata da ciò che viene realizzato per l'intero film. Soprattutto nelle parti finali, quando Sebastian, venendo meno a quella che è la caratterizzazione del personaggio, decide di affiancarsi a Scuttle e iniziare a rappare come se fosse appena uscito dall'America del 1700. È la prima volta che ci troviamo dinanzi a un qualcosa del genere nella vastissima libreria musicale di Disney, e forse sarebbe stato meglio che Miranda, visto il suo curriculum, avesse trattenuto i suoi impulsi.
In chiusura possiamo dire senz'altro che la scelta, in sede di adattamento italiano, di mantenere i testi originali delle altre canzoni è premiata: piuttosto che ritrovarci con un effetto La Bella e La Bestia, in cui per seguire il labiale di Emma Watson vennero cambiati i testi rispetto a quelli già noti alla community Disney, abbiamo sacrificato il lip-sync della Bailey per mantenere intatta quella che era la lyric nota.
Dall'altro lato, però, le aggiunte di queste tre canzoni sembrano più che altro pretestuose: soltanto quella di Ariel si esalta per poter, a sua volta, esaltare le capacità canore delle sue interpreti, sia italiana che originale; le altre due non riescono a darci un contenuto memorabile o che continueremo a cantare nei prossimi mesi. E quando una canzone diventa dimenticabile significa che ha fallito in tutte le sue funzioni e missioni, tranne forse in quella di essere un mero accompagnamento agli eventi mostrati a schermo, svilendosi di ogni sua componente.
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