La Sirenetta: l'importanza del live-action su Ariel

Ariel, la figlia del Re dei mari, ci riporta nei fondali che hanno dato il via al Rinascimento Disney, stavolta in un live-action chiamato a emozionarci

La Sirenetta: l'importanza del live-action su Ariel
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Il prossimo 24 maggio dalla Walt Disney arriverà La Sirenetta il nuovo live-action di quello che fu il 28esimo Classico realizzato a Burbank: la storia di Ariel riprende vita, a distanza di più di trent'anni, sotto i nostri occhi, per raccontarci tutto ciò che significò dal punto di vista produttivo il film che nel 1989 segnò la ripartenza di un'azienda che veniva da un decennio, quello degli anni Ottanta, distrutto dalla sterilità creativa e produttiva dal punto di vista dell'animazione. Nella disamina che seguirà, non dedicheremo più di questa unica frase alle polemiche che il film sta portando con sé, perché di Halle Bailey come Ariel eravamo a conoscenza da tempo. Ecco, invece, cosa ci ha trasmesso il trailer de La Sirenetta mostrato durante il D23.

Larinsis, clasicus e max laringitis

Il primo atto de La Sirenetta è una deflagrazione dei sentimenti oppressi di Ariel. Nell'edulcorazione che Ron Musker e John Clements realizzarono, nel rispetto di quella che era una tradizione che Walt Disney aveva avviato nel '37 con la sua riproposizione di Biancaneve, la favola di Andersen perdeva parte di quella malinconia nemmeno troppo velata dell'autore danese e censurava l'atroce finale che la storia riservava ad Ariel, come decisero di chiamarla gli autori del Classico.

Quello che Musker & Clements, alla loro seconda grande regia in carriera, vollero mantenere era quel desiderio di evasione che la Sirenetta provava, proprio come Andersen: il poeta danese, come sostenne Magnus Hirschfeld, il noto militante e fondatore del primo movimento omosessuale, nel suo vivere quella che alla fine dell'Ottocento era considerata una diversità, sia nei sentimenti che nell'aspetto sessuale, riversò tutto il suo anelare l'evasione verso l'esterno e verso qualcosa di anomalo nei gesti e nella voce della sua sirena. Ariel, che nel 1989 per volontà di Jeffrey Katzenberg, segnò l'inizio di una rivoluzione in casa Disney chiamata Rinascimento, serbava nel proprio cuore il desiderio di raggiungere la diversità, di poter vivere un amore non convenzionale. Era uno dei capisaldi che Katzenberg impose a quel filone tanto fortunato che venne inaugurato dall'arrivo di Alan Menken a Burbank e che terminò con l'arrivo al cinema di Tarzan: il protagonista - come andrà ad Aladdin nel rincorrere Jasmine, a Hercules con Megara, alla Bestia con Belle e a Quasimodo con Esmeralda - era destinato a vivere un amore impossibile, al desiderare una condizione diversa, ma adatta alle proprie esigenze. Come quelle di Ariel, che dal fondo del mare dominato da suo padre invoca la libertà.

Beluga, sevruga

L'incontro con Eric non è il movente, ma il compimento di un percorso che spinge la Sirenetta a capire che la diversità è colmabile, che si può raggiungere quell'amore impossibile, in qualche modo.

È tutto quello che accade prima che stravolge la direzione narrativa del Classico Disney, in attesa di quella tempesta che scaraventa Eric in mare. Ariel, pedinata da Sebastian, raggiunge il proprio nascondiglio insieme al fedele Flounder per mostrare allo spettatore la propria collezione di cianfrusaglie umane, provenienti da un mondo a lei ancora ignoto. Coadiuvata dalla meravigliosa voce di Simona Patitucci, il canto di Ariel esplode in un grido di libertà, di desiderio verso l'esterno, puntando nella direzione che la conduce fuori dal mare. Un canto, che nella proposta italiana del live-action, vuole essere molto più giovanile nelle tonalità rispetto a quanto fatto dalla Patitucci, comunque ventenne ai tempi del Classico. Il teaser di Disney per il live action de La Sirenetta riprende proprio questo segmento, il più potente del primo atto fino al momento in cui Ariel, dopo aver salvato Eric, si erge da uno scoglio quasi come quello poi realizzato da Edvard Eriksen per la famosa statua a Copenaghen. All'esterno ci sono i fuochi d'artificio sparati in cielo dalla nave che sta celebrando il compleanno del principe Eric, al quale Grimsby sta per mostrare la statua realizzata per lui. Quelle luci, che in fondo al mare non sono presenti, attirano la sirena che ancor di più rimane affascinata da quello che può trovare al di là della superficie. Rigirandosi all'interno della propria caverna delle meraviglie, quasi come sarà la testa della tigre per Aladdin, il nuoto conduce Ariel a guardare attraverso quell'oblò marino fino a mostrarci il volto della Sirenetta.

L'inno all'accettazione

Capelli rossi, reggiseno a conchiglia e coda di pesce verde smeraldo: Ariel ha le medesime caratteristiche che Glen Keane disegnò per lei quando fu il momento di realizzarla rifacendosi - come dallo stesso animatore dichiarato anni dopo - alle sembianze della moglie. E di lì a poco, pronta a siglare il proprio accordo con Ursula (sapete chi interpreterà la Strega del Mare nel live-action de La Sirenetta?), si ritroverà con delle gambe umane in quella metamorfosi che per Andersen era un lasciapassare verso un tentativo di trasformazione, ma anche di accettazione. Nella storia del poeta danese, infatti, le sirene erano destinate a morire trasformandosi in schiuma marina, aspetto che la stessa protagonista della storia voleva evitare, anelando quell'immortalità - presunta - che gli umani avevano.

Se Musker & Clements ci avevano trasmesso quella corsa verso la libertà con gioia ed emozione, stavolta il live-action, almeno per quanto mostrato nel teaser, sembra voler raccontare una versione più dark della vicenda. Ariel sembra avvolta da un fascio di luce scura, sicuramente giustificata dal fatto che si trova all'interno di un antro che lei ha inghirlandato con suppellettili e accessori umani: l'atmosfera cupa ha la sua credibilità, nel momento in cui il canto di liberazione espresso da Ariel diventa un viatico verso l'obiettivo da raggiungere, ossia l'arrivo alla nave di Eric. È chiaro che, con queste poche immagini a disposizione, diventa impossibile discostarsi da quelle che sono mere supposizioni.

Nel campo delle ipotesi, Disney avrebbe potuto riservarci qualche sorpresa in più nella sua rilettura in chiave moderna di questa storia; variazioni che possono arrivare a toccare anche le sponde del regno di Re Tritone, in attesa di poter avere un trailer più corposo del live-action che arriverà a maggio del prossimo anno. In attesa della prossima polemica, senza considerare che lo stesso Andersen anelava l'accettazione da parte del mondo esterno raccontando questa storia di diversità, di amori impossibili e di - ancora una volta - dietrologie infinite appartenute a un autore che nella sua Rolighed trovò una pace mai avuta in vita.

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