Silvio Berlusconi e il cinema: cinque film da vedere sull'ex premier

Silvio Berlusconi ha segnato, nel bene e nel male, la storia politica del nostro Paese. Vi proponiamo cinque film da recuperare sulla sua figura.

Silvio Berlusconi e il cinema: cinque film da vedere sull'ex premier
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Silvio Berlusconi, semplicemente una tra le figure più controverse della storia della politica italiana, nel corso di almeno tre decenni ha avuto modo di farsi conoscere in maniera trasversale dal grande pubblico non solo per il suo operato politico (che lasciamo ovviamente al giudizio dei lettori) ma anche per tutta una serie di vicende giudiziarie, molto spesso non esattamente esaltanti, che ne hanno via via caratterizzato la figura spaccando di netto anche l'opinione pubblica e dando vita a vere e proprie fazioni contrapposte.
Un personaggio così complesso e particolare (capace di essere presente con le sue aziende anche in svariati settori dell'intrattenimento) è stato protagonista, negli ultimi trent'anni, non solo della politica ma della storia a tutto tondo del nostro Paese.
In questo speciale vogliamo consigliarvi cinque film dedicati a Berlusconi capaci, attraverso la visione personale dei singoli autori delle opere, di mettere in luce numerosi aspetti della sua vita, ormai diventato un vero e proprio personaggio pubblico conosciuto in tutto il mondo anche da chi non ha mai seguito alcun tipo di vicenda legata alla politica.

Il caimano

Nanni Moretti, nel 2006, firma probabilmente uno dei più famosi film italiani dedicati a Silvio Berlusconi, giocando con la metatestualità per fare un ritratto dell'ex Cavaliere tutt'altro che neutro, usando l'arma della satira per affondare numerose stoccate al personaggio, di cui lo stesso Moretti ne diventa interprete seppur la figura di Silvio Berlusconi non sia il fulcro dell'opera.
Il film, infatti, decide di focalizzarsi tanto sul mondo del cinema quanto sul berlusconismo, usando la figura del noto politico come un semplice collante per narrare spaccati esistenziali di varia natura in cui un certo modo di porsi e di relazionarsi con il prossimo diventa la maniera con cui Nanni Moretti ha deciso di raccontare l'Italia.

Molto ben riuscite e implementate anche le critiche alla sinistra italiana, da sempre e storicamente in netta contrapposizione a Silvio Berlusconi ma troppe volte inefficace nell'affrontarlo nel giusto modo, con i tempi corretti e con le dovute prese di posizione nel merito.
È infatti lo stesso Nanni Moretti (anche nel ruolo di sé stesso) a rivendicare quanto un certo pubblico di sinistra abbia in un certo senso idealizzato la figura di Berlusconi nella sua dimensione più macchiettistica, ridendo delle sue imperfezioni dal punto di vista umano, focalizzandosi su questioni in realtà di poco conto senza invece, alle volte, dare il giusto peso a vicende ben più importanti.
Il registro satirico adottato per tutto il film risulta estremamente pungente e spesso molto sottile, capace anche di sfociare a più riprese nel drammatico.
Ormai cult - tra le molte sequenze del film - quella in cui Nanni Moretti, nelle vesti dello stesso Silvio Berlusconi, decide di scagliarsi con forza contro i giudici che lo hanno condannato, dando vita a una scena di vera e propria fantapolitica (all'epoca della sua uscita) che però, in maniera paradossale, ha anticipato di svariati anni e con le dovute accortezze addirittura la realtà.

Loro

Forse il più ludico e meno "brutale" tra quelli presi in esame, il film di Sorrentino diviso in due parti, ma rilasciato anche in una versione a montaggio unificato, decide di soffermarsi sul lato più umano del personaggio protagonista, mostrando un Silvio Berlusconi a tratti capace di catalizzare la scena in veste di mattatore assoluto.

Si riconosce al politico la sua immancabile verve comica quanto carismatica, vittima però del suo stesso sistema massmediatico, economico e sociale, mettendo in luce la sua corte dei miracoli con annessi tutti quanti i benefit (così come gli enormi malus) legati a doppio filo anche con il mondo dell'intrattenimento.
Un'opera capace di divertire molto in alcuni punti quanto di far riflettere in altri, in grado di fare un quadro del personaggio probabilmente meno impietoso di quanto visto ne Il Divo (dove il protagonista era Giulio Andreotti) seppur comunque capace d'intrattenere lo spettatore dall'inizio alla fine.

Videocracy - Basta apparire

Nel documentario diretto da Erik Gandini nel 2009, lo spettatore viene portato all'interno di un certo modo di concepire l'intrattenimento in Italia o, per meglio dire, un certo modello di pensiero che è inevitabilmente entrato a far parte degli usi e i costumi degli italiani attraverso trent'anni di storia recente, diffuso attraverso i principali media disponibili, su tutti quello televisivo.
L'opera pone il suo focus sulla particolare influenza che il sistema videocratico a trazione berlusconiana ha avuto nel nostro Paese, vendendo per certi versi l'idea che l'apparenza conti più della sostanza, soprattutto all'interno dello show business.

Le stesse interviste dei personaggi presenti, su tutte quelle con protagonista Lele Mora, riescono in davvero pochissimo tempo a far comprendere allo spettatore tutta una serie di meccaniche, ancora oggi più che mai radicate non solo nell'ambiente televisivo ma in ogni settore del nostro intrattenimento.
Videocracy descrive quanto talvolta sia molto più importante diventare popolari rispetto a sviluppare delle specifiche competenze in determinati ambiti, attraverso un sistema videocratico dove, citando lo stesso titolo del film, basta semplicemente apparire, non importa come o perché.
Numerosi i momenti cult, tra cui quello in cui viene fatto vedere il videoclip di A Silvio (creato in vista della campagna elettorale del 2008), il cui iconico ritornello Meno male che Silvio c'è è entrato da allora a far parte dell'intera mitologia berlusconiana.

Draquila - L'Italia che trema

Sabina Guzzanti scrive, dirige e produce un documentario a tratti tragico quanto desolante sul modo in cui è stata gestita l'emergenza in seguito al drammatico terremoto dell'Aquila nel 2009, ponendo un focus non solo sulla tragedia ma su tutta una serie di dinamiche poco chiare con protagonisti il governo italiano e la Protezione Civile.

Sabina Guzzanti imbastisce un racconto fortemente emotivo, improntato su un feroce reportage d'inchiesta, in cui si susseguono varie testimonianze di chi ha vissuto in prima persona la tragedia.
Un documentario capace di far riflettere a più riprese lo spettatore su numerose questioni etiche, morali e sociali riguardanti il nostro Paese, con ampie critiche allo stesso Silvio Berlusconi e al modo in cui l'intero disastro è stato affrontato.
Il registro satirico risulta perfettamente integrato alla narrazione, con Sabina Guzzanti alle volte nei panni di Berlusconi, dipinto in maniera ferocemente ironica e dissacrante.

Belluscone - Una storia siciliana

Chiudiamo questo elenco con il documentario recente forse meno conosciuto dal grande pubblico (anche per via di una comparsa sui palinsesti della tv generalista molto esigua), diretto dal regista Franco Maresco, in cui viene posto il focus sulla figura di Silvio Berlusconi riguardo alcuni suoi fumosi collegamenti con figure tutt'altro che raccomandabili.

Il documentario si sposa appieno con l'idea di metacinema, dato che fondamentalmente quello che vediamo è in realtà un'opera incompleta (fortemente voluta dallo stesso Maresco) che però il critico, giornalista e autore Tatti Sanguineti ha portato alla luce in via definitiva dopo la stessa misteriosa scomparsa del regista.
Il documentario si focalizza sul mondo dei cantanti neomelodici e sui legami che sarebbero intercorsi tra Silvio Berlusconi e la mafia siciliana, attraverso un racconto realmente impattante in cui ancora una volta il registro satirico diventa fondamentale per riuscire a "digerire" quanto mostrato su schermo, a cavallo fra tragedia, orrore, neorealismo postmoderno e commedia nera.

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