Shazam!, tre validi motivi per non lasciarsi sfuggire il nuovo cinecomic DC

Irriverente e spensierato, con un buon villain e piccole co-star da imparare ad amare: questo il nuovo progetto di David F. Sandberg.

Shazam!, tre validi motivi per non lasciarsi sfuggire il nuovo cinecomic DC
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A meno di ventiquattro ore dall'arrivo nelle sale dell'attesissimo Shazam!, torniamo a parlare nel dettaglio del nuovo cinecomic DC diretto da David F. Sandberg. Abbiamo già avuto modo di approfondire in generale la validità del film nella sua valenza bambinesca e irriverente, spiegando quali, a nostro avviso, sono stati gli errori più importanti del film. Ci siamo anche addentrati nell'analisi della figura del supereroe rappresentata da Billy Batson e nella piccola ma significativa evoluzione che subisce nel corso della pellicola, che è un prodotto molto buono e meritevole dell'attenzione di tutti i fan dei cinecomic.

Shazam! segna il nuovo corso della DC Films, tanto quanto e forse anche persino più dell'Aquaman di James Wan, e vogliamo adesso riportarvi tre validi motivi per non lasciarsi sfuggire una visione come quella di Shazam!, di intrattenimento purissimo, di brillante semplicità, disarmante per quanto sorprendentemente funzionale.
[ATTENZIONE, SPOILER A SEGUIRE]

Il tono

Lo spiegava in una recente intervista anche il produttore Peter Safran: "Ogni storia dedicata ai nostri supereroi è intrisa di una particolare atmosfera, la stessa dove si deve lavorare per costruire un film vincente". Non sbaglia, Safran, soprattutto dopo gli errori commessi nel DCEU, e il film di Wan e adesso Shazam! ne sono grande dimostrazione. Il tono è lo spirito di un film, nello specifico di un cinecomic, che è necessario nutrire e mantenere vivo assecondando le particolari necessità del caso. Se Batman è allora un eroe combattuto e oscuro e Wonder Woman è invece un'eroina sulla strada dell'emancipazione, Billy Batson è un ragazzino di quindici anni che pensa soltanto a godersi dei poteri straordinari. Comunque molto maturo per la sua età, Billy è la sofisticata figura del supereroe privo di una solida morale: non cattivo, ma soltanto infantile. Si gode le nuove abilità e tenta insieme a Freddy di guadagnarci persino sopra, tanto da non imparare realmente a fondo ad usare i suoi poteri, ritrovandosi stordito e tremolante dopo il primo faccia a faccia con il Dottor Sivana, villain del film.

Impossibile dare troppa serietà a un prodotto del genere, e infatti lo sceneggiatore Henry Gayden ha pensato bene di riprendere le origini di Shazam! da una run tra le più recenti, quella di Geoff Johns, dove il tono già drammaturgicamente dismesso del personaggio è stato rimodellato per essere un pizzico più intrigante e appassionante. Due ore che volano senza sbuffi, intrighi complessi e in piena salsa comedy, né più né meno. Shazam! sotto questo aspetto sa perfettamente cosa rappresentare.

Zachary Levi

Molti di voi hanno imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo nella serie cult Chuck, mentre altri lo ricordano forse di sfuggita nella parte di Fandral in Thor: The Dark World, ma Zachary Levi è un attore che, purtroppo, non ha mai avuto una reale occasione di svettare al cinema. È diventato un personaggio di culto grazie alla serie NBC, poi un paio di ruoli in altre produzioni televisive e al cinema soltanto di passaggio.
Ebbene, Shazam! è il canto della vendetta di Levi, sia nei confronti di chi non ha creduto fermamente nelle sue doti attoriali che contro i Marvel Studios, che il suo Fandral lo hanno fatto morire indegnamente e senza troppo pensarci, quasi a fargli un regalo nel richiamarlo a recitare.
E lui se l'è presa, ovviamente, tanto che quando Sandberg lo ha scelto come protagonista non ci ha pensato due volte a dire di sì, anche perché questo di Shazam! è a tutti gli effetti il ruolo più importante di tutta la sua carriera. E sapete cosa? La sua interpretazione è quello di cui il film aveva bisogno.
La sua capacità di gestire perfettamente tempi comici e fisicità action è decisamente funzionale al personaggio, che riesce a valorizzare anche grazie a una mimica corporale apparentemente semplice ma che nasconde in realtà un lavoro d'osservazione non di poco conto.

Nell'aspetto un quarantenne, ma nell'atteggiamento, nella parlata e nell'approccio sociale un quindicenne, un po' impertinente, molto divertito e decisamente confuso.
La scelta di un attore come Levi in una parte del genere assume tutta la sua importanza nel momento del mix più esplosivo tra combattimenti e verve ironica, perché c'è tutta la capacità dell'interprete nel mantenere un atteggiamento serioso ma mai realmente serio, sferzando in continuazione l'atmosfera con battutine, citazioni del DCEU e frasi ad effetto che sanno fare il loro lavoro sul pubblico.

Il Dottor Sivana

Regola vuole che per ogni supereroe debba esistere una grande nemesi, e Shazam! non fa differenza. L'arcinemico del protagonista è in verità Black Adam, che sappiamo sarà interpretato in un futuro sequel da The Rock. Shazam! è tanto la storia d'origini del supereroe DC che quella del Dottor. Sivana, al quale è regalata anche tutta la parte introduttiva del film, il prologo.
Nella prima e più appassionante parte del film, tra primo e secondo atto, c'è un passaggio continuo di punto di vista narrativo da Billy a Sivana, così da rendere chiaro il contrasto tra i due personaggi e dare validità a entrambi.

Da una parte Billy è il ragazzino puro di cuore, tale perché consapevole del valore della Famiglia, dall'altra Sivana è rimasto nello spirito un bambino ossessionato dal potere negatogli nell'infanzia dal Mago Shazam!, cresciuto inoltre con pugno duro dal padre e con ideali insani e pericolosi.
La figura del villain interpretato da un credibile Mark Strong è il background horror di David. F. Sandberg che fa capolino in un film tendenzialmente puro e candidamente commediato. È l'unico contraltare tonale valido a spezzare la martellante (ma come spiegavamo, necessaria) ironia del film, condita così da un accenno di sadismo e da un ego differente da quello di Billy, ristagnante odio e irrecuperabile.

Un personaggio trasposto effettivamente molto bene anche se un po' sprecato in un racconto di formazione del genere, che sa però regalare - specie inizialmente - momenti di tensione anche abbastanza ricercati, guardando sempre all'interno del palazzo tonale in cui si trova. Possiamo anche dire che è una pennellata nera in una parete azzurro confetto: si nota e risalta, ma il quadro più ampio non lo valorizza.

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