Salvate il Soldato Ryan: la sequenza dello sbarco in Normandia

La scena iniziale di Salvate il soldato Ryan in tutta la sua struggente, brutale grandezza. Analizziamone gli aspetti fondamentali insieme.

Salvate il Soldato Ryan: la sequenza dello sbarco in Normandia
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I primi momenti della pellicola firmata da Steven Spielberg, cioè quelli ritraenti i soldati alle prese con lo sbarco in Normandia, sono ancora capaci di emozionare - e per certi versi sconvolgere - come alla prima visione, grazie a tutta una serie di dettagli, anche estremamente cruenti, che andremo ad analizzare.
Salvate il soldato Ryan risulta così un film sulla guerra capace di metterne in luce tutta la sua disturbante e impietosa brutalità, sviluppando anche una moltitudine di temi legati alla speranza, rappresentata in primis dalla missione di salvataggio che i vari protagonisti dovranno tentare di portare a termine.
Il film risulta estremamente avvincente fin dai primi minuti, ricreando molto bene il clima di terrore costante che tutti i soldati chiamati alle armi sono stati per forza di cose portati a vivere sulla loro pelle.

Affrontare il terrore

La primissima parte del film ci fa osservare da vicino lo sbarco in Normandia, in cui le truppe alleate, durante la Seconda Guerra Mondiale, hanno tentato il tutto per tutto per provare a chiudere definitivamente uno tra i conflitti più brutali e sanguinosi della storia umana.
La bravura di Spielberg è stata in primis quella di mostrarci un vero e proprio spaccato esistenziale della guerra puntando su singoli dettagli all'interno di uno scenario estremamente ampio e sfaccettato.
Nella sequenza iniziale vediamo il terrore palpabile provato dai soldati negli attimi prima dello sbarco, tanto attraverso le loro espressioni che mediante i loro gesti.
Nei volti dei vari personaggi osserviamo comunque anche una grande determinazione, seppur lo stesso regista sia stato molto abile nell'eliminare dall'equazione qualsiasi possibile forma di machismo, puntando su una dimensione drammatica quanto reale, mostrando la guerra in tutta la sua brutalità non solo per quanto riguarda la violenza fisica fine a sé stessa, ma anche per quello che concerne il piano psicologico.

Nel momento in cui, ad esempio, vediamo i soldati vomitare, ci viene suggerito l'intero clima di devastante tensione che tutti si sono ritrovati a vivere, dando perfettamente l'idea dell'estrema forza di volontà necessaria anche solo a rimanere minimamente lucidi in situazioni tanto pericolose quanto sconvolgenti.
Spielberg decide così di puntare su forti sequenze emozionali concentrandosi sui visi dei soldati, mostrandoci varie persone che decidono di affrontare a loro modo la battaglia imminente, chi cercando semplicemente di mantenere la concentrazione, chi pregando per trovare nella fede la forza di affrontare l'inaffrontabile.
Nel mentre si odono le esplosioni sempre più vicine, i soldati si preparano a sbarcare sulla spiaggia per affrontare le truppe naziste, trincerate dietro numerosi bunker e pronte a colpire senza sosta i loro avversari.
Dopo un attimo di spettrale silenzio, l'azione entra nel vivo mostrandoci in mezzo secondo tutta la brutalità della guerra, con i soldati semplicemente crivellati dal fuoco delle mitragliatrici senza possibilità di salvarsi in alcun modo.

Il conflitto diviene così l'elemento centrale su cui lo stesso film si focalizza, spostando l'attenzione da un clima di calma piatta, atto a creare molto bene un'atmosfera di assoluta tensione, verso una dimensione di pieno caos in cui la vita di tutti è semplicemente affidata al caso.
Lo stesso capitano John Miller (interpretato da Tom Hanks), pur sforzandosi di mantenere il controllo e di guidare nel migliore dei modi i propri uomini, si ritrova a gestire una situazione spaventosamente difficile, dove via via qualsiasi certezza viene meno lasciando il posto, seppur per un breve momento, alla confusione totale.

Vincere o perdere

La sequenza in cui vediamo Miller spaesato e in evidente stato di shock per quello che si ritrova a vivere è ancora una volta in grado di farci comprendere in pochi attimi la sconvolgente ferocia insita nella guerra, attraverso forse una delle scene più toccanti (quanto inquietanti) dello sbarco in Normandia.
Mentre infatti la battaglia prosegue senza sosta, per un attimo la camera si sofferma su un singolo soldato, che avanza avanti e indietro sul campo come se fosse uno zombie, cercando di recuperare il braccio che ha appena perso in seguito al conflitto, dando vita a una vera e propria scena horror all'interno del contesto bellico, con numerosi soldati che si contorcono tra le fiamme a incentivare il fatto di trovarsi in un luogo semplicemente infernale.
Siamo davanti a un puro e semplice massacro indiscriminato, in cui lo stesso Miller sembra aver ormai perso il contatto con la realtà, senza più capire cosa fare e cosa dire, seppur riesca infine a riprendersi.
La sua presa di coscienza passa così dall'azione di rimettersi in testa l'elmetto, quasi come a ristabilire un contatto con un mondo fino a pochi attimi prima diventato alieno, insondabile, terrorizzante.

Spielberg decide di mostrare la stessa violenza in maniera viscerale, senza farsi problemi nel mettere a tutto schermo arti mozzati così come soldati che si stringono urlanti le interiora, costruendo uno scenario di morte e devastazione dove vediamo un numero spropositato di esseri umani cadere a terra come fossero carne da macello.
Sul campo di battaglia nessuno può considerarsi davvero al sicuro, come dice Miller, capace di far presente che ogni singolo centimetro della spiaggia in cui si trovano può essere bombardato e che stare fermi significa certamente morire.
Cult lo stesso momento in cui vediamo uno dei tanti soldati impegnati nel combattimento rimanere di fatto stupito dall'essersi salvato da un colpo alla testa per via del suo elmetto, salvo poi morire pochi secondi dopo per esserselo tolto, sintomo di quanto alle volte un'infinitesimale azione fatta senza rendersene neanche conto sia stata capace di decretare la vita o la morte di un individuo.
La parte finale della scena, che vede gli alleati riuscire a fare breccia tra le fila tedesche, mostrando gli stessi soldati non più impegnati nella semplice avanzata a testa bassa ma in vere e proprie azioni di guerriglia, è intrisa da una forte vena di eroismo, che permette allo spettatore di comprendere quanto una situazione iniziale così sfavorevole, attraverso la determinazione di moltissimi uomini eroici, è stata infine superata.

La sequenza dello sbarco è stata quindi, a ragione, spesso usata come metro di paragone per molte altre viste in numerosi film di guerra successivi anche per la grande accuratezza storica mostrata in fatto di equipaggiamenti, vestiario e armi utilizzati dai vari schieramenti in campo, così da rendere tutto un vero e proprio spartiacque per l'intero genere.
Ancora oggi, infatti, Salvate il soldato Ryan risulta come uno dei più famosi quanto meglio realizzati film sulla Seconda Guerra Mondiale, capace tanto dal punto di vista tecnico che contenutistico di risultare come una punta d'eccellenza nella stessa filmografia di Steven Spielberg.

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