Ricordando Trainspotting: scegli la vita, scegli il cinema

In occasione dell'uscita di T2 Trainspotting, il sequel del film di Danny Boyle, ricordiamo il capostipite che ha definito il cinema brit degli anni '90.

Ricordando Trainspotting: scegli la vita, scegli il cinema
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Questa settimana arriva nelle sale italiane, dopo la prima internazionale a Berlino, l'attesissimo T2 Trainspotting, seguito del film di Danny Boyle che nel 1996 cambiò il panorama cinematografico del Regno Unito e contribuì all'evoluzione delle carriere del regista e di attori come Ewan McGregor, Jonny Lee Miller, Robert Carlyle e Kelly Macdonald (quest'ultima al suo esordio). Basato sull'omonimo romanzo di Irwine Welsh, il film rimane uno dei ritratti più vividi e forti della tossicodipendenza e ha avuto un grande impatto sulla cultura popolare, con tanto di parodia in un episodio de I Simpson. In occasione dell'uscita del sequel, realizzato dalla stessa squadra davanti e dietro la macchina da presa, ecco il nostro ricordo di un autentico fenomeno del grande schermo degli ultimi decenni.

Viva la Scozia!

Il libro di Welsh, dato alle stampe nel 1993, ha subito attirato l'attenzione di produttori britannici e ha generato quello che è un vero e proprio universo letterario: in quasi un quarto di secolo l'autore ha rivisitato più volte il gruppo composto da Mark Renton e i suoi amici, in forma diretta (i sequel Porno e The Blade Artist, il prequel Skagboys) e indiretta (camei in altri romanzi come Colla), raccontando le loro vite con brio, ironia e un linguaggio occasionalmente difficile da capire per chi non è madrelingua (Welsh scrive spesso nel dialetto di Edimburgo, riprodotto foneticamente). A spuntarla nella corsa ai diritti cinematografici è stato il trio di Piccoli omicidi tra amici: Boyle, il produttore Andrew Macdonald e lo sceneggiatore John Hodge. Per ottenere l'approvazione di Welsh, che ha anche un cameo nel film nei panni dello spacciatore Mikey Forrester, è stato sufficiente promettere che avrebbero rispettato lo spirito anarchico del libro ed evitato un approccio realistico alla Ken Loach.

Sesso, droga e rock'n'roll

Girato quasi interamente a Glasgow (pur essendo ambientato a Edimburgo), Trainspotting racconta - adattando in modo più lineare una manciata dei racconti che formano il libro di Welsh - le vicende quotidiane di Mark Renton (McGregor), Daniel "Spud" Murphy (Ewen Bremner), Simon "Sick Boy" Williamson (Lee Miller), Tommy MacKenzie (Kevin McKidd) e Francis "Franco" Begbie (Carlyle). Con l'eccezione di Tommy, hanno tutti le loro dipendenze (eroina per Renton, Spud e Sick Boy, violenza per Begbie) che finiscono per farli finire spesso nei guai con la legge. A fare le spese delle loro malefatte sono soprattutto i genitori, ma c'è anche l'episodio tragico legato a Dawn, la figlia neonata di Allison e (si presume) Sick Boy, che muore dopo essere stata ignorata una volta di troppo dall'allegra banda di tossici. Alla fine sarà Renton, che all'inizio del film declama un monologo che mette alla berlina gli spot pubblicitari antidroga ("Scegli la vita"), ad abbracciare sinceramente quella mentalità che amava prendere in giro, lasciando gli amici e la patria con le 16.000 sterline guadagnate in modo illegale. Il tutto con accompagnamento musicale da parte di artisti del calibro di Iggy Pop e Lou Reed (la cui partecipazione fu resa possibile dall'intervento di David Bowie, grande fan di Piccoli omicidi tra amici e protagonista di un omaggio postumo in T2 Trainspotting).

Un fenomeno globale

Uscito nel Regno Unito il 23 febbraio 1996, Trainspotting ha subito conquistato critica e pubblico in patria, e successivamente iniziato a far parlare di sé a livello internazionale, a partire da un passaggio al Festival di Cannes di quell'anno (fuori concorso, mentre sul piano competitivo il cinema britannico è rappresentato da Mike Leigh, che si porta a casa la Palma d'Oro con Segreti e bugie). L'uscita americana è segnata da un paio di controversie: agli attori viene chiesto di ridoppiare i primi venti minuti per far sì che gli accenti scozzesi siano più comprensibili, e viene parzialmente ridotta la scena di sesso tra Renton e Diane, con la motivazione che lei - minorenne, come viene svelato in seguito - stesse godendo troppo. Viene acclamata soprattutto la scrittura, con tanto di nomination all'Oscar per il lavoro di Hodge. Ancora oggi è ritenuto uno dei migliori film britannici degli anni Novanta e in generale (nella lista del British Film Institute dei cento migliori lungometraggi UK di sempre è arrivato al decimo posto), che è anche uno dei motivi per cui Boyle e i suoi attori hanno preferito aspettare per tornare in quella versione sporca di Edimburgo: perché rischiare di infangare la reputazione di uno dei film definitivi degli ultimi decenni? Ora spetta al pubblico determinare se tale rischio ha generato i risultati sperati. T2 Trainspotting è infatti alle porte...

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