Resident Evil: Welcome to Raccoon City, analisi di un trailer spiazzante

Diretto da Johannes Roberts e interpretato da un cast di giovani interpreti, il reboot di Resident Evil sta dividendo non poco la community.

Resident Evil: Welcome to Raccoon City, analisi di un trailer spiazzante
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Raccoon City, 1998. Strani casi di omicidio e cannibalismo nella cittadina del Midwest spingono la squadra Bravo della S.T.A.R.S. (Special Tactics and Rescue Service) a indagare sull'accaduto. Quando scompare misteriosamente, viene inviata la squadra Alpha composta - tra gli altri - dagli agenti Chris Redfield, Jill Valentine e Albert Wesker. Questi si addentrano nella Spencer Mansion scoprendo orribili esperimenti illegali portati avanti alla Umbrella Corporation e ritrovandosi a combattere per la propria vita contro esseri mutati dal Tyrant Virus, un'evoluzione del Virus Progenitore ma "più stabile" creato dalla stessa società farmaceutica e in grado di legarsi al DNA di alcuni ospiti (pochi) donandogli forza e velocità sovrumane. Nel tentativo di creare armi biologiche, la Umbrella ha sperimentato sull'uomo il T-Virus, permettendo allo stesso di diffondersi senza controllo (dopo vari eventi narrativi) a Raccoon City, alveare di morte e distruzione.

Il primo capitolo di Resident Evil è ambientato nel luglio del 1998, mentre Resident Evil 2 nel settembre dello stesso anno, con Claire Redfield - sorella di Chris giunta in città per cercarlo - e Leon Scott Kennedy (novello poliziotto del R.P.D. al suo primo giorno di servizio) protagonisti della storia. I due si ritrovano a dover affrontare una schiera di zombie feroci e affamati che ha preso in scacco la cittadina, svelando i loschi piani del Dottor William Birkin e della Umbrella Corporation.

Storie dell'orrore parallele

Realtà vuole che nei film scult di Paul W.S. Anderson niente di tutto questo sia stato raccontato a modo o con fedeltà, dettaglio che ha portato alla realizzazione di un franchise composto da sette film completamente distanti dalla narrazione del filone videoludico. Dopo anni, però, Sony Pictures ha deciso di fare le cose come si deve, sviluppando questo reboot cinematografico dell'IP per rispondere prima di tutto a un'esigenza: legarsi fedelmente al materiale originale.

E dal primo trailer ufficiale di Resident Evil: Welcome to Raccoon City ci sembra che questo aspetto sia stato centrato.
Quello che abbiamo visto dopo mesi d'attesa nel primo footage del progetto diretto da Johannes Roberts ci ha convinti e ci ha spiazzati allo stesso tempo. Certo è sempre avventato gettarsi in un'analisi di una trasposizione guardando solo ed esclusivamente al trailer, ma in questo caso ci sono elementi abbastanza interessanti da analizzare senza dare giudizi di sorta. Partiamo ad esempio dalla struttura, che in sostanza comprende due trasposizioni in una, che sono quelle di Resident Evil 1 e Resident Evil 2, forse con qualche piccolo sprazzo del capitolo 0 con l'approfondimento del Virus Progenitore. Non era scontata una mossa del genere, specie per uno stacco di due mesi tra un episodio e l'altro, e molto più ovvia sarebbe invece stato l'adattamento in un unico film di Resident Evil 2 e Resident Evil 3, ambientati praticamente in parallelo. La scelta, a noi, piace e convince, anche se poi sarà il risultato finale a dare la dimensione esatta del nostro giudizio.

Il trailer mostra un'atmosfera molto più orrorifica e centrata rispetto ai film di Anderson, più votati all'azione e allo spettacolo. Quello che vediamo è un titolo di genere a tutto tondo da cui però non traspare alcun tipo di virtuosismo e nessuna vena ingegnosa, a parte l'idea di inserire nel filmato la contrastante What's Up delle 4 Non Blondes, che crea in effetti un po' di spiazzamento.

Quello che traspare è la volontà dalla produzione e della regia di girare e confezionare un titolo quanto più possibile fedele nell'aspetto, nei tempi, nei toni e nelle sequenze ai due capitoli videoludici trasposti, e nel trailer appaiono infatti numerosissime scene prese di peso e adattate con occhio vigile per il grande schermo. Pensiamo al camion che si ribalta davanti alla stazione della R.P.D., al primo incontro con uno zombie nella Spencer Mansion, all'arrivo di Claire a Raccoon City, a quello della squadra Alpha, al Licker, a William Birkin, ai cani mostruosi, alle creature da incubo.

In questo senso, il film sembra promettere divertimento e credibilità, anche se la CGI non sembra in alcun modo delle migliori (ma nemmeno delle peggiori, onestamente) e gli interpreti scelti più per somiglianza che per bravura, anche se poi - lo ripetiamo - è davvero presto per sbilanciarsi su di un giudizio tanto perentorio basato su elementi superficiali, al momento.

Quello che possiamo dire è che il production value non ci sembra tra i più elevati, né in chiave di comunicazione né tanto meno di tecnica, stile e concetto. Questo Resident Evil: Welcome to Raccoon City si mostra soprattutto come l'esigenza di far dimenticare un franchise cinematografico che nulla aveva a che fare con la storia videoludica dell'IP, provando a consegnare agli spettatori e ai fan più accaniti un titolo di dubbia fascinazione che potrebbe però sorprendere e non poco per questa sua ferrea volontà di conformità narrativa e tonale ai videogiochi, quasi fosse una trasposizione scene-by-scene. Al momento possiamo dirci incuriositi ma anche molto impauriti, dato che non si avvertiva per nulla la necessità di un progetto di questo tipo. Esiste ed è però pronto a uscire, per l'esattezza il prossimo 17 novembre. Ci auguriamo possa essere un'epidemia di divertimento e non un infelice outbreak d'orrore cinematografico.

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