Red e Toby nemiciamici: da Don Bluth a Tim Burton, storia di una scissione

La storia produttiva di Red e Toby passa attraverso grandi nomi, alcuni arrivati al termine del proprio ciclo e altri invece pronti a spiccare il volo.

Red e Toby nemiciamici: da Don Bluth a Tim Burton, storia di una scissione
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Nel 1981 la Walt Disney Pictures è nel pieno delle sue attività più infelici: un'azienda che si avvicina gradualmente al proprio periodo di maggior difficoltà, oltre che invischiata in un depauperamento artistico. Le produzioni di quegli anni rappresentano dei tentativi quasi scialbi di riprendersi e tornare alla forza di un tempo, quella abbandonata alla fine dei Sessanta, pochi anni dopo la morte di Walter Elias Disney.
Prima di poter arrivare, infatti, al Rinascimento firmato Jeffrey Katzenberg, bisogna accettare di vedere il tracollo, di toccare quasi il fondo. Eppure in quel periodo a Burbank si alternano nomi importanti, alcuni sui quali sarebbe stato difficile scommettere, altri che invece, stufi dell'andamento della Disney, decisero di alzare bandiera bianca dopo il ventiquattresimo Classico.
Il 1981 è l'anno in cui arriva al cinema Red e Toby, in originale The Fox and the Hound, una storia di amicizia condizionata da una natura troppo distante, ma che insegna, in maniera spicciola, che persino il sentimento può andare oltre quella che è la nostra natura.

L'ultimo film di Wolfgang Reitherman

Con Walt Disney scomparso alla fine del 1966, l'attività produttiva e di recupero dei diritti viene affidata a un gruppo di creativi capitanati da Wolfgang Reitherman, l'uomo che aveva deciso di raccogliere l'eredità di Walt a partire dalle ultime produzioni realizzate sotto l'egida del fondatore dell'azienda: sin dai tempi de La Spada nella Roccia e Gli Aristogatti, d'altronde, il regista di origine tedesca aveva firmato la direzione di ciò che veniva realizzato a Burbank. Affidarsi, quindi, alle sue scelte e alle sue decisioni era il passaggio necessario per avviare un nuovo sviluppo.
Proprio in questo periodo Reitherman recupera un romanzo per l'infanzia, The Fox and the Hound per l'appunto, che aveva vinto nel 1967 il Dutton Animal Book Award, venendo segnalato immediatamente alla Walt Disney Productions, che senza batter ciglio decise di acquistarne i diritti.
Il processo di sviluppo iniziò dieci anni dopo esatti, nella primavera del 1977, con Reitherman convinto del possibile successo e spinto anche dal fatto che suo figlio, pochi anni prima, avesse adottato un cucciolo di volpe come animale domestico. Una scelta curiosa, che però rappresentò una di quelle casualità degne dell'evento scatenante di una vicenda.

Prima di mettersi al lavoro, all'interno degli studios si consumò un'accesa diatriba tra due diverse scuole di pensiero intorno alla produzione: d'altronde Reitherman aveva deciso inizialmente di farsi affiancare da Art Stevens come co-regista, senza trovare il consenso del resto del team.
Il veterano Arthur, scomparso nel 2007, aveva seguito Walt Disney sin dai primi tempi, nonostante fosse più giovane di circa quindici anni: il suo esordio su Fantasia, nel 1940, lo aveva inserito nelle grazie del cineasta di Chicago, che gli aveva permesso di trovare maggior spazio in Peter Pan, per poi trasferirsi ai lungometraggi come sceneggiatore.
Nel 1977 il ritorno alla regia e all'animazione gli aveva permesso di firmare Bianca & Bernie, motivo per il quale Reitherman lo volle alla guida di Red e Toby insieme a lui una volta che il Classico in originale noto come The Rescuers fosse pronto.

L'esordio di Clements, Musker e... Burton

Ben presto, però, Reitherman si ritrovò a pentirsi di questa scelta, entrando in un vero e proprio conflitto con Stevens: battaglia interna risolta dall'intervento di Ron Miller, all'epoca CEO di Walt Disney (nonché suo genero), ruolo ricoperto fino al 1984. Miller costrinse Reitherman a rispettare le volontà di Stevens, spingendolo ad accettare le scelte che stavano arrivando dalla vecchia scuola a discapito di animatori più giovani, che intanto provavano a farsi strada in Disney. Tra questi è necessario nominare Ron Clements, quello che nel Rinascimento Disney diventerà uno dei più importanti autori, firmando La Sirenetta, Aladdin, Hercules, il purtroppo flop de Il Pianeta del Tesoro, il voodoo con La Principessa e il Ranocchio e Oceania.
Fu proprio Clements a creare un grande conflitto con la direzione a livello narrativo, perché intenzionato a rispettare quanto raccontato nel romanzo originale, nel quale Fiuto, cane "maestro" di Toby nonché antagonista secondario della vicenda, moriva.
Per Clements l'intera storia non avrebbe avuto senso se il levriero si fosse semplicemente rotto una gamba, perché Toby non sarebbe mai riuscito a odiare Red per questo futile motivo. Dall'altro lato Stevens aveva specificato che in Disney non si era mai arrivati a uccidere un personaggio principale e non avrebbero iniziato in quel momento.

Nel mentre Reitherman lottava per ottenere l'aggiunta di un maggior numero di musiche nella seconda parte del film e nonostante fosse arrivato a registrare un'intera sequenza con Phil Harris (il Romeo degli Aristogatti), l'intero studio, partendo da Stevens, gliela bocciò, specificando che era totalmente fuori contesto una canzone in una storia del genere.
Red, tra l'altro, finì per essere uno dei pochi personaggi che fanno parte di un film musicale ma che non canta durante un Classico Disney: prima di lui l'avevano fatto solo Peter Pan e Robin Hood.
Il rapporto tra Reitherman e Stevens fu sempre più complicato, ma alla fine ad avere la meglio fu il secondo, con Reitherman che dopo Red e Toby alzò bandiera bianca, lasciando le produzioni di prim'ordine e, tristemente, morendo nel 1985 a causa di un incidente stradale. Fu l'ultimo progetto di uno dei più grandi Nine Old Men, nonché l'erede dell'arte di Walt Disney.

Il saluto di Don Bluth

Mentre alla narrazione si procedeva a singhiozzi per trovare un'unità di intenti tra Stevens e Reitherman, all'animazione lavorarono Frank Thomas e Ollie Johnston, due dei Nine Old Men, che durante la produzione andarono poi in pensione per lasciare spazio ad artisti più giovani.
Tra questi spiccano i nomi di John Lasseter, che anni dopo avrebbe fatto la fortuna di Pixar, il già citato Ron Clements insieme a John Musker, Glen Keane e Tim Burton.
Il famoso regista americano, re del gotico, esordì proprio con Red e Toby nel panorama dell'intrattenimento visivo, ricoprendo il ruolo di concept artist. Pensarlo oggi, dopo una carriera diametralmente opposta a quello che realizzò nel 1977, fa sicuramente impressione. Un così possente inserimento di giovani artisti e nuove leve, però, non trovò gli esperti animatori propositivi, creando ulteriori malcontenti nel team.

Tra i dissidenti c'era Don Bluth, che nel 1979, stufo della situazione venutasi a creare intorno a Red e Toby, decise, insieme a Gary Goldman e John Pomeroy, di rassegnare le proprie dimissioni.
Di lì a poco avrebbe creato capolavori quali Anastasia, Charlie - Anche i cani vanno in paradiso, Fievel e tanti altri. Ma mai più con la Disney.
Con l'abbandono di Bluth, Miller e Reitherman furono costretti a posticipare l'uscita di Red e Toby al cinema dal Natale del 1980 all'estate del 1981: era chiaro che senza una carismatica guida, un leader, la Walt Disney Productions stesse andando lentamente in malora.
Il lavoro ne risentì tantissimo, perché per ovviare alla perdita economica vennero assunti giovanissimi animatori, spesso alle prime armi, il che lasciò un prodotto raffazzonato e che passava da un'alta qualità a una più naif.

Un risultato inaspettato

Red e Toby arrivò al cinema, quindi, nell'estate del 1981 e nonostante i numerosi problemi produttivi e quella che rappresentò una vera e propria spaccatura all'interno della Disney, riuscì a portare a termine il proprio percorso.
La critica accolse in maniera tiepida il lavoro di Reitherman e Stevens, sottolineando che non vi fosse niente di completamente nuovo e che non fosse stato abbattuto nessun muro. Ciò che però venne apprezzato in maniera unanime fu la capacità di raccontare una storia nata con l'obiettivo di infrangere i pregiudizi, di andare oltre i preconcetti in grado di ammaliare sia i piccoli che gli adulti.
Red e Toby fu uno dei pochissimi Classici, fino al 1981, a contenere un insegnamento morale anche per i più piccoli e non solo per il pubblico in grado di leggere i vari sottotesti: d'altronde l'amicizia tra Red e Toby nasceva da cuccioli per continuare da adulti, nonostante la loro natura diversa.

Non eravamo dinanzi a un film che voleva raccontarci quanto potessero essere carini due cuccioli, ma un vero e proprio spaccato della società, in grado di fornire una riflessione profonda sui comportamenti che assumiamo all'interno della vita quotidiana.
Al di là di questi aspetti, andando oltre la più semplice e scontata morale, il Classico numero 24 della Walt Disney Productions non fece gridare a nessun miracolo. La release originale al cinema, in ogni caso, portò circa 40 milioni di dollari nelle tasche dell'azienda, il più grande incasso fino a quei tempi per una prima pubblicazione in sala.
Il totale, a oggi, compreso di una seconda release avvenuta nel 1988, si aggira intorno ai 63,5 milioni di dollari, numeri decisamente lontani da quanto poi nel Rinascimento si andò a totalizzare ma, al netto delle problematiche produttive accumulate, un vero e proprio successo inatteso.