Ready Player One conquista Netflix, il film di Spielberg è ancora attuale?

L'adattamento cinematografico del libro di Ernest Cline a distanza di quattro anni riesce a essere ancora attuale, toccando presente e futuro

Ready Player One conquista Netflix, il film di Spielberg è ancora attuale?
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Sono trascorsi quattro anni da quando Ready Player One (recupera qui la nostra recensione di Ready Player One) è arrivato sul grande schermo, per la firma di Steven Spielberg. Da sempre grande attento al mondo dei media in generale e incuriosito da sempre dal mondo dei videogiochi, il regista americano non poteva farsi scappare l'occasione di raccontare il romanzo di Ernest Cline, scritto nel 2010 e che, per molta parte del pubblico, è stato in grado di parlare meglio di chiunque altro alla nostra generazione. Tra un citazionismo sfrenato e l'esegesi di tematiche che appartengono al mondo attuale, dopo quattro anni Ready Player One resta un film di grande attualità (la dice lunga il fatto che sia in auge su Netflix tra le uscite Netflix di luglio 2022), che potrebbe riuscire a rimanere tale per molto tempo ancora, vincendo la prova del tempo.

Ora il metaverso è realtà

Non avevamo idea, anni fa, che presto ci saremmo ritrovati a parlare di metaverso con la stessa facilità con la quale, all'epoca, parlavamo di Bitcoin. Oggi è una realtà tangibile, le aziende iniziano a proiettarsi verso questo nuovo mondo e nascono anche le prime agenzie che decidono di gestire l'immagine di alcune di queste realtà proprio nel metaverso. Discorsi che non eravamo sicuri di poter affrontare, né di poter un giorno toccare con mano: perché se quando Sword Art Online ci raccontava della possibilità di infilarci un visore e ritrovarci immersi in un videogioco non pensavamo un giorno che avremmo potuto avere un visore per la VR in casa, ora lo stesso può capitare col discorso del metaverso.

Quello costruito da Cline prima e da Spielberg dopo è una perfetta metafora di un sistema sociale che scimmiotta la pillola blu di Morpheus. C'è il desiderio, alla base di questo progetto messo in piedi da James Holliday, di poter essere eterni, di non dover mai sottrarsi a nulla e di poter vivere la propria esistenza all'infinito. Un ideale americano che trasborda e che finisce per esaltare il concetto anche di solitudine, quella che ci abbraccia nel momento in cui decidiamo di procedere con una intubazione che può essere quasi permanente in un mondo fittizio. Fuggiamo dalla realtà per rifugiarci in quella che, improvvisamente e inavvertitamente, decidiamo di far diventare reale. Un concetto che nel 2018 era ascrivibile all'esperienza videoludica, in maniera approssimativa, ma che oggi può essere declinabile a qualsiasi aspetto digitale, dal quel patinato mondo dei social media fino appunto, al metaverso.

Un'eredità cinematografica

Ciò che allo stesso tempo Spielberg ci lascia con Ready Player One è un grande testamento, una versione legacy della sua carriera, con il desiderio di raccontarci quella che è stata la cultura pop della sua generazione.

Su questo, probabilmente, il film del 2018 rischia di non superare la prova del tempo, perché se oggi noi riconosciamo gli easter egg della Delorean, del Gigante di Ferro, di Alien, di Jurassic Park e così via, un domani non è detto che i giovani possano riuscirci. La speranza è che la storia del cinema, che quanto fatto da Spielberg, che rivendica la paternità delle opere qui annoverate sul cinema stesso, possa ciclicamente essere recuperata e riportata in vita. E il regista, nel suo voler sottolineare la potenza espressiva che nel corso degli anni ha avuto l'opera cinematografica, ci aggiunge anche del suo, proponendo nel film la sequenza dentro l'Overlook Hotel di Shining che nel romanzo di Cline non era presente: un filler che permette a Spielberg di ricordare che sì, di videogioco si parla, di videogioco oggi raccontiamo ed esaltiamo i suoi contenuti, ma non devono essere al centro di tutto. Non c'è quella necessità ruffiana di convincere una certa audience a farsi piacere alcuni momenti, né la volontà di strizzare l'occhio alle prime generazioni di nerd, ma una pura e semplice, nonché devota, ode al medium cinematografico e alla sua commistione - e viceversa - con quello videoludico.

Oggi, al di là degli importanti riferimenti cinematografici aggiunti da Spielberg nella sua pellicola, di Ready Player One si parla quando si pensa a un mondo digitale nel quale poter vivere con una propria identità digitale. Il tuffo compiuto all'interno di OASIS (scopri il dietro le quinte di OASIS nel nostro speciale) è sempre più attuale e per niente lontano da quello che potremmo fare in una normalissima mattina della nostra quotidianità, indossando un caschetto VR e iniziando a camminare con serenità nel metaverso. L'invenzione di James Halliday, quando Cline ce la propose nel 2010, non sembrava così lontana, né infattibile: d'altronde la potenza delle storie passa anche da questo, dal riuscire ad anticipare i tempi. Certo, siamo ancora in attesa delle macchine volanti di Ritorno al Futuro, ma d'altronde a qualcosa dobbiamo pur rinunciare.

Cosa ci resta di OASIS?

Quattro anni fa ci siamo chiesti se Ready Player One non fosse altro che una finestra su un futuro terribile, pronto a spaventarci: la risposta non ci è ancora stata fornita, perché a metà del 2022 siamo ancora qui a domandarci cos'è il nostro presente. Quell'oscillazione tra un film che racconta una critica alla società, ma allo stesso tempo mette a nudo le debolezze dell'uomo e i suoi desideri di eternità, permette a Ready Player One di palesare anche l'ossessione che incubiamo per la tecnologia e per la sua evoluzione. Quello che potremmo definire un desiderio potrebbe arrivare a proiettarci in un mondo nel quale perderemmo il calore e l'umanità, in favore di quella già citata solitudine che ci proietterà in un mondo di eterna libertà, un sandbox nel quale saremo connessi con tutto il mondo, ma ci priverà delle emozioni più pure.

Un'illusione effimera, passeggera, che ci allevierà dei dolori terreni per donarci una pace digitale, una seconda opportunità e una seconda vita: un concetto che oggi e per tantissimi altri anni, finché la tecnologia continuerà a perseguire questi obiettivi di digitalizzazione della figura umana e di raggiungimento della vita eterna, continuerà ad affliggerci. Ed è per questo che Ready Player One continuerà a toccare quelle adeguate corde della nostra psicologia e delle nostre preoccupazioni, alla ricerca di una risposta che non potrà mai essere assoluta, ma soltanto figlia della relatività dell'approccio che ognuno di noi ha per la vita stessa.

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