Quentin Tarantino contro Netflix: lo streaming sta rovinando l'intrattenimento?

Quentin Tarantino considera Netflix un servizio freddo, nulla a che vedere con le classiche videoteche: lo streaming sta rovinando l'intrattenimento?

Quentin Tarantino contro Netflix: lo streaming sta rovinando l'intrattenimento?
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A metà degli anni '80 se si voleva passare una serata sul divano di casa guardando un buon film, senza dunque andare al cinema, bisognava per forza di cose recarsi in videoteca, scegliere con attenzione una (o al massimo due) videocassetta e divorarla il prima possibile, per poi restituirla. Un rituale che faceva parte di una vera e propria cultura, non a caso molti di noi avevano la propria videoteca di fiducia ed erano persino amici del proprietario, che magari consigliava i migliori titoli appena usciti oppure i più grandi capolavori del recente passato da recuperare a tutti i costi. Un fenomeno che oggi è praticamente scomparso, le videoteche sopravvissute si contano sulle dita di una mano e spesso sopravvivono soltanto grazie ad attività terze come la vendita di biglietti per concerti e quant'altro. Persino un colosso come Blockbuster, multinazionale del video noleggio che dagli USA era arrivata anche in Italia, ha dichiarato bancarotta in più Paesi e ha chiuso i suoi enormi negozi, spesso diventati tristi sale slot.
In poche parole, non si noleggiano più né VHS, né tanto meno DVD e Blu-ray perché l'intrattenimento casalingo passa ormai per altri canali. Prima del baratro però, alla scrivania del CEO di Blockbuster si era presentato Reed Hastings, amministratore di una certa società chiamata Netflix, all'epoca interessata a una importante partnership.

Interpretare il futuro

La piattaforma di contenuti in streaming, che nel 2008 aveva già inquadrato alla perfezione il futuro, voleva completare il servizio di video noleggio proprio con le nuove tecnologie online, peccato però che il CEO di Blockbuster prese a ridere il progetto rifiutando ogni iniziativa. Oggi Netflix è un colosso che vale quasi 60 miliardi di euro mentre Blockbuster, lo sappiamo, ha chiuso i battenti quasi ovunque. Questo perché il rituale di scelta è cambiato, anziché uscire di casa per andare in negozio clicchiamo su un tasto del telecomando e scorriamo migliaia di titoli. C'è però qualcuno che ancora oggi non si piega in alcun modo a questa nuova pratica contemporanea, che addirittura continua a visionare trucidi VHS e a girare i suoi film in pellicola 70mm, sprezzante di ogni forma di evoluzione: Quentin Tarantino. Il noto regista, autore di capolavori immortali come Pulp Fiction o i due volumi di Kill Bill, nel corso di un'intervista a Yellow King Film Boy ha confessato di non essere abbonato a Netflix per scelta ideologica.
Secondo lui, le enormi librerie a disposizione non fanno che rendere più sterile l'intrattenimento. Non c'è più la scelta consapevole di un tempo, ragionata, per cui passavi decine di minuti a leggere le copertine delle VHS nei negozi o chiedendo consigli al personale. Oggi "inizi a vedere un film, dopo dieci minuti ti annoi e passi ad altro, inoltre tantissime cose che hai a disposizione non le vedrai mai, non fa proprio per me. Nelle videoteche non mettevi mano su roba a caso, portavi a casa un prodotto ultra selezionato".

Troppa scelta significa meno scelta?

Un ragionamento che può sembrare contorto, fuori dal tempo, ma che non solo ha un fondo di verità, può essere anche traslato altrove. Pensiamo alla musica ad esempio: se un tempo aspettavamo impazienti l'uscita di un nuovo disco, magari mettendo da parte anche dei risparmi per comprarlo e poi consumarlo, oggi sulle piattaforme di streaming difficilmente ascoltiamo un album per intero o attendiamo in modo spasmodico un nuovo lavoro. La "forma mentis" di questi servizi ti porta a cambiare subito canzone, a sfruttare le radio che mixano tutto in maniera comoda e automatica, tanto che i nuovi dischi per intero hanno quasi perso valore. Lo stesso si sta verificando nel settore del gaming, forse con conseguenze ancor più drammatiche; nuovi servizi NVIDIA, Sony e Microsoft permettono di avere decine di videogiochi di qualità a pochi euro al mese, i titoli videoludici (quando fatti con tutti i crismi, certo) però non sono film da consumare in due ore, album da ascoltare in 45 minuti.
Un videogioco moderno può intrattenerci anche per mesi, ininterrottamente, con un'intera libreria ad abbonamento mensile invece siamo spinti a provare di tutto per far fruttare l'investimento, a giocare un'ora con uno, un'ora con un altro titolo, prosciugando ogni passione - e cancellando il brivido della completezza. Abbiamo molti più contenuti a disposizione, ma probabilmente siamo meno felici, meno soddisfatti e appagati. (Quanto tempo passavamo, e quanto eravamo felici da piccoli, su una cartuccia del NES prima di vederne una nuova?)


In medio stat virtus

Certo lo stile di vita di Quentin Tarantino oggigiorno richiede non pochi sacrifici, rinunciare a servizi come Netflix o Spotify non è affatto semplice, ormai siamo inglobati nel sistema e ne siamo totalmente assuefatti. Probabilmente, come in tutte le cose, la virtù sta nel mezzo; bisognerebbe evitare di essere integralisti e mescolare quanto più possibile le cose. Divorare una libreria online ma concedersi anche un film, un vinile, un videogioco che riesca in qualche modo a svettare dal mucchio, ogni tanto. Ovviamente dedicando il giusto tempo e la giusta attenzione, riscoprendo così la parte più profonda di noi stessi e del nostro divertimento, nel senso più stretto e viscerale del termine.