Quattro film da rivedere a Pasqua, da Le 5 Leggende a Brian di Nazareth

Dall'animazione tradizionale a quella in CGI, passando da un cult al dramma della crocifissione di Cristo: quattro film da vedere a Pasqua.

Quattro film da rivedere a Pasqua, da Le 5 Leggende a Brian di Nazareth
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Non poteva che uscire nel periodo di Pasqua, l'atteso Avengers: Endgame dei fratelli Russo, nel corso di quella che è per il popolo cristiano la più importante solennità dell'anno, la festa che celebra la rinascita di Cristo. Anche nel capitolo conclusivo dell'Infinity Saga dell'Universo Cinematografico Marvel si parla di morte, di resurrezione, di un grande sacrificio per la salvezza dell'esistenza stessa, un'immolazione in guerra per redimere il peccato della sconfitta e ascendere nei termini dell'epos a supereroi a tutto tondo.
Parallelismo neanche forzato ma naturale, che rende ancora più curiosa questa uscita nelle sale dell'atteso crossover MCU, anche se approderà al cinema soltanto tra poco, quando ormai la Pasqua sarà passata.

Aspettando quindi la Fine dei Giochi, quella odierna è comunque una giornata da passare in famiglia o con gli amici, mangiando senza sosta davanti a tavolate ben imbandite e ricche di cibo, ma potrebbe arrivare un momento di stanca, una pausa, per rilassarsi da soli o in compagnia sul divano e con un buon film, magari proprio a tema pasquale.
Pensando allora a quest'evenienza, anche guardando agli altri giorni festivi del periodo, vogliamo proporvi oggi quattro film da rivedere proprio durante i giorni pasquali, dal cinema per famiglie a quello più impegnato e anche provocatorio.

IL PRINCIPE D'EGITTO

Con Il Principe d'Egitto siamo alle fonti della storia della DreamWorks Animation, lanciatasi sul mercato cinematografico proprio con questa trasposizione animata dei biblici Dieci Comandamenti. Si tratta in realtà di un rifacimento più o meno diretto del film in live-action con Charlton Heston degli anni '50, seppur revisionato e modificato nel profondo per adattarsi a palati più giovani e non così appassionati di sacre scritture o grande cinema d'autore.
Ci fa sorridere, oggi, ma alla sua uscita, nel 1998, Il Principe d'Egitto ha rappresentato il film d'animazione più costoso di sempre, biblico pure nello sforzo produttivo insomma.

E non c'è che dire: ieri come oggi, il progetto della DreamWorks continua a esercitare un certo fascino immutabile, figlio sia della memorabile storia di Mosè, della Pesach, delle Piaghe d'Egitto e dell'attraversamento del Mar Rosso, sia dello stile animato dell'epoca, adesso quasi vintage ma efficace, dalle linee pulite e dall'architettura sia tradizionale che in parte digitale, solida e ben costruita.
C'è epica ed emozione e si tratteggia - tra ottime canzoni e una declinazione volutamente più adatta ai bambini - un racconto senza tempo, immortale, bello e intenso per significato e narrazione. È un modo più delicato e colorato di immergersi nel rapporto umano e divino, sempre attuale e da approfondire.

LE 5 LEGGENDE

Siamo sempre in casa DreamWorks, sempre in ambito animato, ma a quattordici anni di distanza dall'esordio con Il Principe d'Egitto. Le 5 Leggende è uno degli ultimi film dello studio ad aver significato profondamente qualcosa, ad aver avuto una struttura narrativa precisa e ben articolata, con personaggi divertenti, carismatici, e un fascino accattivante.
Un prodotto originale, anche se la storia è basata sulle opere di William Joyce, creatore di questi Guardiani dei Bambini, che sono poi una reinvenzione in chiave fantasy-action di alcuni personaggi di fantasia come Babbo Natale, la Fatina dei Dentini, l'Uomo di Sabbia e sì, anche il Coniglio Pasquale.
È un film d'animazione molto dinamico e dal ritmo serrato, che gestisce benissimo un gruppo di cinque personaggi e i loro rapporti, così come l'azione e i vari passaggi della storia.

Tanto adatto da vedere a Natale quanto a Pasqua, Le 5 Leggende è uno di quei prodotti per famiglie che non stancano mai, dove tornare felici per godersi anche uno solo dei tanti momenti che rendono il film vincente. E poi c'è il villain per antonomasia di ogni bambino, l'Uomo Nero, che viene sconfitto dalla forza dei sogni: è la luce della speranza nel futuro che penetra l'oscurità del presente, trapassandolo. Quale messaggio più bello da dare, alle nuove generazioni, se non quello di credere nei propri desideri e combattere le proprie paure fino alla fine?

LA PASSIONE DI CRISTO

Dal cinema per famiglie passiamo a quello invece provocatorio, stuzzicante. Come suggerisce il titolo stesso, il film co-scritto e diretto da Mel Gibson racconta gli ultimi giorni di Cristo, dall'arresto nell'Orto degli Ulivi fino alla crocifissione sul Golgota, ma la Passione di Cristo è passato alla storia soprattutto per l'esasperata ricerca e attinenza storica voluta dall'autore.

Girato interamente in Italia nel gelido freddo lucano del 2003, il film è stato scritto e interpretato in lingua aramaica, latina ed ebraica, per giunta nelle varianti dei ceppi che verosimilmente si usavano all'epoca, quindi per l'aramaico quello maccabaico e per il latino quello della restituta.

Non bastasse, per dipingere con tratti naturali il calvario di Cristo e il suo sacrificio per l'Umanità il regista ha deciso di mostrare apertamente sangue e violenza, lasciando trasparire esplicitamente sofferenza e dolore del messia morente.

Per i credenti più devoti, un film forse pesante da sopportare, criticato infatti anche per aspetti antisemiti, ma per gli amanti del cinema resta un progetto affascinante e diretto comunque con cura da Gibson, che ha saputo confezionare una Passione sporca e sanguinosa, guardando tanto alla carnalità dell'afflizione di Cristo quanto al lato spirituale dello stesso, chiudendo poi con uno di quei finali da nodo in gola e sincero stupore, da incorniciare.

BRIAN DI NAZARETH

Dall'animazione e il dramma-splatter fino alla commedia, eccoci infine arrivare al mitico, divertentissimo e intramontabile Brian di Nazareth, terzo film dei Monty Python. La storia è un mix di comedy e musical già caro al gruppo comico britannico, che dopo il Santo Graal decise di cimentarsi ancora con il sacro, andando direttamente a giocare con la vita di Gesù Cristo, senza però averlo come protagonista.
Le gesta narrate nella storia non sono quelle di Cristo, infatti, ma di Brian, nascituro nella capanna vicina a quella di Giuseppe e Maria, presentatoci sostanzialmente come l'archetipo del fallito in cerca di redenzione, con tanto di madre pedante al seguito e tutto tranne che un messia.

Eppure è l'equivoco a farla da padrone nel film, che porta infatti Brian a morire crocifisso sulla croce dopo una lunga serie di scambi di persona ed eventi evitabili (la scritta sul muro del palazzo del governo, le sue banali frasi di incitamento ecc.), in un susseguirsi dissacrante di ironia e siparietti musicali ideati con chiarissimi e intelligenti intenti satirici. Come tutte le altre opere dei Monty Python, assolutamente imperdibile e un must to rewatch almeno una volta all'anno, e non c'è davvero occasione migliore della Pasqua per farlo.

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