Da Pummarò a L'Ombra di Caravaggio: il cinema di Michele Placido

Gli inizi con racconti impegnati e il picco raggiunto con la criminalità nostrana, Placido continua l'esperienza in regia senza dare punti di riferimento.

Da Pummarò a L'Ombra di Caravaggio: il cinema di Michele Placido
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In seguito ad una carriera pluri-decennale che porta ad esplorare ogni anfratto del medium cinematografico e televisivo, qualcuno si sarebbe potuto accontentare delle classiche partecipazioni di rito a numerosi programmi e film minori, ma non è questo che ha scelto Michele Placido. Attore per decine di opere seriali e filmiche distribuite nel corso di cinquant'anni di onorabile carriera, conditi da onorificenze politiche e numerosi riconoscimenti nei festival di settore, si è messo continuamente in discussione sia davanti che dietro alla macchina da presa, perché dall'esordio avvenuto nel '90 è anche regista e sceneggiatore di pellicole che si distinguono per l'estrema varietà di temi trattati.

Un viaggio tutto italiano che lo ha portato nei fittissimi chiaroscuri di uno degli artisti più importanti della nostra cultura: L'Ombra di Caravaggio arriva tra i film in sala di Novembre 2022 grazie alla distribuzione di 01 Distribution (ed alla produzione di Goldenart Production e Rai Cinema), portando sul grande schermo la vita da film di Michelangelo Merisi e rinnovando il variegato rapporto che lega Michele Placido al cinema contemporaneo.

Le storie impegnate

Le radici meridionali italiane affondano così profondamente da arrivare all'Africa, per questo non è una sorpresa vedere un pugliese esordire alla regia con una storia che dal Ghana lo porta ai campi di pomodori, dove gli immigrati vengono regolarmente schiavizzati da un disgustoso commisto tra politica e malaffare. Pummarò racconta il viaggio di Samuel alla ricerca di suo fratello Giobbe, partito anni prima per il casertano alla ricerca dei fondi necessari per farlo studiare all'università di medicina, ma sparito dalla circolazione e vittima del capolarato dilagante nel nostro Paese.

Un racconto di speranza e dolore che abbatte le barriere culturali, molto diverso dal secondo film diretto da Placido, quel Le Amiche del Cuore che segna l'esordio nel mondo della recitazione della diciottenne Claudia Pandolfi. La storia di tre donne con i loro sogni ed i loro fantasmi che si muovono nelle incongruenze della periferia romana, prima di un ulteriore salto carpiato che permette a Placido di trasporre su pellicola il libro-inchiesta di Corrado Stajano: Un Eroe Borghese porta al cinema le indagini finanziarie dell'avvocato Giorgio Ambrosoli sulla liquidazione delle banche collegate a Michele Sindona.

Tra minacce e suggerimenti che arrivano dall'alto, il protagonista smaschera i profondi legami tra la politica, il Vaticano e la mafia, restituendo il ritratto di un'Italia crudele dove non sembra esserci spazio per gli uomini onesti. Dai palazzi del potere di Milano alle lotte operaie della Lucania, Del Perduto Amore segna il ritorno al sud di Michele Placido, che grazie alle interpretazioni di Pietro Pischedda e Giovanna Mezzogiorno racconta gli emarginati di una società chiusa e bigotta.

Un cinema all'americana

Il periodo successivo del cinema guidato dalla regia di Placido è probabilmente anche quello più celebre, perché con una doppietta di film gangster l'attore nato in provincia di Foggia ha conquistato il pubblico italiano ed internazionale, mettendo da parte il didascalismo delle pellicole precedenti per creare opere dall'impatto visivo più che psicologico. Romanzo Criminale è liberamente ispirato alla tragica storia della banda della Magliana, e porta in scena attraverso un cast di prim'ordine - sui cui spicca un Favino in grande spolvero - le scorribande di una gang romana tra il terrorismo all'italiana e la connivenza politica.

Ricettacolo di quasi tutti i David di Donatello del 2006, il film vede come proprio erede spirituale il Vallanzasca interpretato da un ottimo Kim Rossi Stuart: Gli Angeli del Male riprende per sommi capi il libro autobiografico del criminale milanese (scritto insieme al giornalista Carlo Bonini), partendo dalla prigionia nel carcere di Ariano Irpino per raccontare l'intera epopea di un bandito tenebroso ed affascinante, dalle prime rapine in adolescenza fino alla guida di una banda che sfregiò l'opinione pubblica con sette omicidi.

Le quattro pellicole che separano il regista dalla sua ultima opera non ottengono lo stesso riscontro in termini di critica, per questo la storia di Michelangelo Merisi deve segnare il ritorno all'apice di un Placido che ha già dimostrato di saper gestire singolarmente i temi della fuga, delle idee scomode e del crimine, e dalla nostra recensione di L'Ombra di Caravaggio, pare sia riuscito a creare quella commistione destinata a chiudere il cerchio della sua carriera dietro la macchina da presa.

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