Perdenti a confronto: infanzia e ritorno a Derry dei protagonisti di IT

Confrontiamo le versioni pre-adolescenziali di Bill, Bevery e compagni con le loro controparti adulte, tra cambiamenti e intensità interpretativa.

Perdenti a confronto: infanzia e ritorno a Derry dei protagonisti di IT
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Adattare IT di Stephen King rappresenta alla radice una bella sfida. Il mastodontico romanzo del Re dell'orrore vive infatti di una narrazione lunga e articolata, gestita e spezzettata con grande maestria su due piani temporali differenti che si alternano in continuazione, lasciando procedere la storia dell'infanzia dei Perdenti e quella delle loro controparti adulte praticamente di pari passo. Difficile, in tutta onestà, riuscire a fare meglio del libro, soprattutto perché contiene diversi momenti dal taglio lovecraftiano, metafisico e cosmico impossibili da trasporre sul grande schermo con un senso contenutistico compiuto, pensando anche alla sottigliezza espositiva con cui lo stesso King ha cercato di spiegare la Vera Forma e l'essenza primaria di IT.

Accettando questa sfida, Andy Muschietti ha dunque scelto di scendere a patti con queste criticità traspositive, ragionando insieme allo sceneggiatore Gary Dauberman sui necessari cambiamenti e ammodernamenti da adottare per riuscire a divincolarsi nella folta giungla dell'inconoscibile e inesplicabile dell'autore del Maine, raggiungendo un più che valido compromesso.
Se le difficoltà più ovvie sono state quelle legate all'impianto narrativo e alla revisione totale dei terzi e ultimi atti sia di IT: Capitolo Uno che di IT: Capitolo Due, la cosa che è rimasta più vicina al romanzo, quella sicuramente più riuscita, funzionale ed eccitante, è la scelta degli attori protagonisti in entrambe le loro versioni, pre-adolescenziali e quarantenni. Merito questo di caratteristiche e somiglianze fisiche sorprendenti ma anche di ottime interpretazioni di praticamente tutto il cast di piccoli e adulti, che vogliamo in queste righe mettere a confronto.
[ATTENZIONE, SPOILER A SEGUIRE]

Bill Denbrough

Il leader dei Perdenti e fratello del piccolo Georgie, una delle vittime nell'estate del 1989 (nel film) del terribile Pennywise. Come leader, Stephen King e poi Muschietti ce lo presentano praticamente da subito come stella polare del gruppo, la guida saggia e positivamente carismatica a cui gli altri fanno riferimento anche e soprattutto nelle situazioni difficili. La sua giovane versione è interpretata da un convincente Jaeden Martell, capace di riproporre su schermo la stessa innocente timidezza e quella piccola e tenera aura di autorità che permea la figura di Bill nel romanzo originale, per tacere poi di una balbuzie e di alcuni schemi emotivi e drammaturgici che Martell riesce a fare propri in modo intelligente e preciso.
Si può dire praticamente lo stesso della sua versione quarantenne, nei cui panni troviamo invece un credibile James McAvoy. L'attore bissa il talento espressivo e la profondità sentimentale della controparte bambina, regalando l'interpretazione meno ironica e sfumata del gruppo, esattamente come quella di Martell, perché da leader deve restare più degli altri serio, valutare la situazione, guidare i Perdenti verso l'ultima battaglia contro IT.

Beverly Marsh

La sola ragazza nel gruppo dei Perdenti, luce femminile e centro nevralgico di amore e attrazione. Nella sua essenza rappresenta il legame umano in senso fisico, la controparte necessaria e a suo modo sublime a una mascolinità di fondo e abbastanza esplicita che si nasconde nella società contemporanea. Grazie a IT: Capitolo Uno abbiamo scoperto nei panni di Bev una magnetica e bravissima Sophia Lillis, davvero eccezionale nel ruolo, capace di estrapolare delle pagine del romanzo ogni tratto caratteriale della protagonista per trasporlo con agilità interpretativa in una performance molto riuscita.
La controparte adulta di Jessica Chastain perde un po' il fascino libertino e felice della Lillis, addentrandosi molto di più nel dramma dei suoi incubi e negli aspetti più problematici della sua vita. L'attrice è davvero in parte e la scelta ottimale per rappresentare una cresciuta Bev, brava anche a gestire le scene più paurose (sempre da jump scare) e a bilanciare la sua prova attoriale con alcuni elementi romantici condivisi con il Ben Hanscom di Jay Ryan.

Richie Tozier

Ci trovassimo in Boris, Richie Tozier sarebbe "la linea comica" del progetto. Il personaggio è infatti il più esuberante e divertito dell'intero gruppo, persino il più spensierato e psicologicamente sereno, motivo che lo aiuta a scherzare su tutto e tutti e a non prendere troppo seriamente nessuna situazione, anche nel pericolo più dichiarato. Nel romanzo non aveva davvero un controbilanciamento drammatico, specie da ragazzino, il che ha spinto la produzione a trovargliene uno nell'omosessualità repressa, uno degli elementi originali della trasposizione cinematografica - anche se obiettivamente più pretestuoso che ben approfondito.
Come Finn Wolfhard è stato uno dei mattatori di IT: Capitolo Uno, con la sua energica interpretazione ricca di tic, espressioni e vocine (esattamente come nel libro), così il mitico Bill Hader regala una performance da applausi nei panni del Richie Tozier cresciuto, che nel film non è un presentatore radiofonico ma uno stand-up comedian, lavoro molto più in linea con le sue tendenze ciniche e sarcastiche e soprattutto con il mondo contemporaneo post-anni '90 descritto in IT: Capitolo Due.
La narrazione alternata del secondo adattamento permette inoltre - come per gli altri - un confronto diretto tra le due iterazioni del personaggio, dando non solo modo di notare la profonda somiglianza estatica tra piccolo e grande protagonista, ma anche di ammirare un personaggio rimasto al cuore un bambino, nonostante la sua paura di accettarsi per ciò che è realmente e di confrontarsi faccia a faccia con le sua emozioni. Vincenti sono poi i battibecchi di Richie con un altro personaggio davvero ben particolareggiato e riuscito: Eddie Kaspbrak.

Eddie Kaspbrak

L'ipocondriaco del gruppo, il più spaventato ma non necessariamente più debole. Da piccolo, Eddie è cresciuto sotto l'ala protettrice di una madre chioccia fin troppo apprensiva e ansiosa, tanto da rendere il figlio un vero fifone, timorato di ogni cosa, soprattutto dalle malattie. Come Beverly, soprattutto, Eddie è una vittima del proprio genitore, reso tale dalla malvagità che da sempre ristagna indisturbata nei meandri di Derry, portata milioni di anni sulla Terra da IT.
Con la sua parlantina veloce, il suo gesticolare nervoso e la sua asma, l'Eddie bambino di Jack Dylan Grazer ha saputo conquistare il grande pubblico quasi quanto Richie in IT: Capitolo Uno. L'interpretazione dell'attore di Shazam! è di una vitalità esemplare, perché fa delle ansie e delle paure la chiave di volta della sua energia e della sua performance, elementi che James Ransone ha saputo mantenere vividi e pulsanti nell'Eddie ormai adulto, esperto di analisi dei rischi per le grandi aziende a differenza del lavoro della sua controparte cartacea, che aveva un servizio di noleggio auto.
Il personaggio viene in particolar modo sfumato nella seconda parte, dove mette da parte il suo timore e la proprie angosce per salvare la sua vita e quella degli amici, morendo purtroppo proprio verso la fine ma svelando ai compagni un ricordo del passato che servirà poi per sconfiggere definitivamente Pennywise. Date le sue manie e la sua titubanza ad agire, riflettendoci, Eddie è probabilmente uno dei membri più coraggiosi e combattivi del gruppo.

Ben Hanscom

Più di ogni altro Perdente, Ben Hanscom rappresenta il cambiamento e la crescita, sia fisica che emotiva. Da piccolo e "nuovo arrivato" a Derry, il Ben interpretato da Jeremy Ray Taylor era costantemente bullizzato per essere sovrappeso e secchione. Un po' un emarginato nella piccola società scolastica e grande appassionato di lettura, tanto da passare ore e ore del suo tempo libero in biblioteca, questo prima che incontrasse Bill e il resto del gruppo, innamorandosi di Beverly. Taylor ha saputo cogliere la tenerezza nello sguardo e nei gesti di Ben, quel suo potente romanticismo e quell'arguta intelligenza con cui King ha voluto dipingere il personaggio, renderlo un bambino prodigio con gravi problemi di socializzazione.
Dicevamo però del cambiamento, e infatti il Ben adulto è interpretato dall'affascinante e fisicato Jay Ryan. Grazie al suo talento e alla sua passione per le costruzioni, Ben diventa un architetto di fama mondiale (ma tutti i Perdenti diventano famosi: è il piano di IT) e fonda il suo studio, mettendosi in splendida forma fisica, "come se contenesse in una sola persona tutta la rosa dei calciatori brasiliani" - lo sfotte Richie. La sua sensibilità, il suo acume e la sua intelligenza restano però inalterate, il che è un po' la rappresentazione della rivincita dei cosiddetti "sfigati", che crescendo trovano il loro posto nel mondo e hanno tempo, finanze e la giusta volontà per costruirsi una bella vita, al netto di molti sacrifici.
Non come ad esempio il bullo Henry Bowers, che invece finisce in un ospedale psichiatrico vittima della malia di Pennywise, che tornerà anche a chiamarlo alle armi per uccidere i Perdenti (parte non così riuscita del film, comunque, rispetto al romanzo). Ryan è comunque un Ben davvero credibile, controparte "belloccia" e impressionante di Ray Taylor, con cui condivide dei tratti somatici e delle espressioni praticamente identiche.

Mike Hanlon

Il Guardiano della città e il Perdente bibliotecario, rimasto a studiare l'intera storia di Derry e tutti i Cicli di 27 anni per capire come uccidere IT prima del suo ritorno. È lui a richiamare gli amici, a fargli ricordare la promessa e tutta la parte di infanzia dimenticata, il che lo rende drasticamente più importante da adulto che da ragazzino, dove è stato infatti l'ultimo a unirsi al gruppo di Bill, esattamente dopo la sassaiola contro Henry e il suo gruppo di bulli.
Se Chosen Jacobs era forse il protagonista che risaltava meno in IT: Capitolo Uno rispetto agli altri piccoli personaggi (questo anche a causa di cambiamenti che hanno alterato profondamente la sua riuscita cinematografica), nel Capitolo Due il buon Mike Hanlon recupera dignità grazie a una centralità più marcata, comunque nettamente minore rispetto a quella del romanzo di King, dove era quasi il protagonista principale della parte adulta, con le sue ricerche, le sue domande e le sue indagini. Nel film è interpretato dal bravo Iasiah Mustafa, un fiume in piena di informazioni che travolge i Perdenti e le loro vite lontane da Derry, costringendoli a tenere fede alla promessa di uccidere una volta per tutte Pennywise, liberando la città dalla sua morsa.
Le parti legate a Mike sono purtroppo tagliate e sintetizzate, profondamente alterate rispetto all'opera originale, dove la sua figura è quasi un mix tra detective e giornalista d'inchiesta che mette insieme i pezzi di un puzzle difficile da completare. Qui è tutto fin troppo veloce ma Mike è comunque importante ai fine della storia, con Mustafa che risulta una scelta azzeccata soprattutto grazie a una certa compostezza recitativa che non ammette troppe esagerazioni ed è in particolar modo elaborata sul piano emotivo.

Stanley Uris

Il Perdente che non ce l'ha fatta. La sua esperienza nella tana di IT in età pre-adolescenziale lo avrebbe segnato a vita, dandogli incubi e problemi psicologici seri, se non fosse stato per il trasferimento e l'aver dimenticato quella terribile estate a Derry. Cresciuto da ebreo praticante, figlio del Rabbino della città, Stan è sempre stato il più grande e maturo del gruppo, dunque il personaggio che più degli altri tentava di soppesare con spirito critico le situazioni di pericolo. Era anche il più taciturno e serio, il che lo rendeva più grande della sua età ma non fuori posto all'interno dei Perdenti, perché formazione variegata di personalità unita da un forte legame d'amicizia.
Wyatt Oleff tratteggiava il piccolo Stan con fare introverso, rendendolo esattamente come nel romanzo il Perdente forse più problematico e meno affascinante, il più chiuso e meno simpatico, fin troppo normalizzato rispetto a Richie, Bev o Eddie. Tutto questo serviva però a dare al personaggio una pienezza caratteriale davvero importante, come si scopre poi nella scena del Bar Mitzvah in IT: Capitolo Due, dove nel momento di diventare uomo afferma con decisione la sua natura di Perdente, ricevendo un convinto applauso da parte di Richie.
Consapevole infatti della sua natura e di non poter affrontare nuovamente Pennywise, da adulto Stanley capisce di non riuscire a tornare a Derry e di essere per questo un problema, decidendo con grande coraggio e quella maturità che lo ha sempre contraddistinto di togliersi dall'equazione, suicidandosi, per non essere la causa della morte dei suoi amici e della perenne rovina della sua città d'infanzia. E in quello che è in sostanza un ruolo davvero risicato, Andy Bean dà il suo meglio per catturare le emozioni tormentate di Stan nel momento della chiamata di Mike e della morte nella vasca da bagno.

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