Parasite e il personaggio di Jessica: come il suo Jingle condiziona il film

Analizziamo nel dettaglio la figura del personaggio di Kim Ki-jung e scopriamo perché il suo Jessica Jingle è alla base del ritmo in Parasite.

Parasite e il personaggio di Jessica: come il suo Jingle condiziona il film
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Parasite è stato il film rivelazione del 2019, ottenendo prima la Palma d'oro al Festival di Cannes e successivamente quattro statuette agli Oscar, tra cui quella per Miglior film. Uno degli elementi che ne hanno decretato il successo è da ricondurre all'incredibile prestazione collettiva offerta dal cast, capace di trasformare movimenti, ritmo e gestualità in veri e propri strumenti narrativi. Oggi andremo ad analizzare l'importanza avuta da uno di loro, ovvero il personaggio di Kim Ki-jung interpretato dall'attrice Park So-dam, e del suo particolare gesto conosciuto come Jessica Jingle. Attenzione: il testo a seguire contiene spoiler su Parasite.

Una particolare filastrocca

Se andate su un qualsiasi motore di ricerca e digitate le parole Jessica Jingle vi compariranno immagini, video o gif animate del personaggio di Kim Ki-jung mentre si appresta a recitare quella che è, a tutti gli effetti, una filastrocca "Jessica, figlia unica, Chicago, Illinois, compagna di classe di Kim Jin-ho, tuo cugino". Il regista, Bong Joon-ho, si sofferma su questo momento, vuole che il pubblico osservi con attenzione questo particolare apparentemente insignificante, condensando in pochi secondi la colonna vertebrale del film: il ritmo. Parasite è un'opera che si presta a diverse chiavi di lettura. Tutte quante, però, a prescindere che ci si focalizzi sulla commedia nera, rispetto al risvolto sociale o strutturale, si realizzano soltanto all'interno del ritmo e dei movimenti che gli attori producono sul set.
Il lavoro collettivo - che ha permesso a Parasite di trionfare ai SAG Awards vincendo nella categoria Outstanding performance by a cast in a motion picture - è imprescindibile per trasmettere l'unità di intenti - il parassitismo, appunto - che caratterizza la famiglia Kim, che può tentare di penetrare all'interno di un altro "organismo" soltanto se tutti riescono a fingere alla perfezione e a muoversi nel modo più naturale possibile.

L'importanza della posizione di Ki-jung nell'immagine

Il personaggio di Ki-jung emerge grazie ad alcune caratteristiche che ne determinano l'importanza fondamentale ai fini del corretto disvelamento della storia. È forse il membro con più talento della famiglia Kim e, molto probabilmente, è colei che ha piena consapevolezza della propria condizione. I movimenti della macchina da presa durante la sequenza iniziale sono fondamentali per comprendere la scala a senso unico, verso il basso, impostata da Bong Joon-ho, e quella che sarà la disposizione dei personaggi all'interno della struttura del film. Dalla finestra dello scantinato dei Kim, infatti, osserviamo la luce e sentiamo i rumori provenienti dal mondo esterno, ma a quel punto l'inquadratura scende ancora più giù e appare Kim Ki-woo alla disperata ricerca di un segnale wi-fi.
Mentre seguiamo gli spostamenti del ragazzo, entrano nell'immagine anche gli altri personaggi: i due genitori, sdraiati per terra, che costringono l'occhio della macchina ad abbassare ulteriormente lo sguardo, e Kim Ki-jung, nella stessa porzione d'immagine del fratello. Da questi brevi istanti abbiamo una precisa collocazione spaziale dei personaggi che identifica anche la loro funzione all'interno della storia.
In questo ritratto paradossale dei parassiti, i coniugi Kim non badano più al loro continuo inabissarsi, il giovane Ki-woo si protende verso l'alto per una scalata sociale che, come mostrato anche dal finale, non si realizzerà mai, e, infine, Ki-Jung, che è l'unica stabile nell'inquadratura, consapevole, a livello simbolico, della propria condizione.

La coscienza di sé, la consapevolezza del parassita

Ki-jung appare immediatamente come l'elemento stabile della famiglia, quello più affidabile. Una consapevolezza della propria identità, che non ambisce ad altro se non ad accettare la condizione di parassita. Questa sicurezza viene ulteriormente sottolineata quando tutta la famiglia Kim si ritrova riunita nel salotto dei Park, mentre sono al campeggio.
Preso possesso di quel (non) luogo, i personaggi iniziano a immaginare una vita diversa da quella prigione sociale che il regista ha dipinto per loro, speranze che oscillano tra il sogno di Ki-woo di sposare la giovane Da-hye e l'apprezzamento del padre per il carattere della signora Park, a cui si aggiunge anche l'interesse per la carriera dell'ex autista, una delle tante vittime dei parassiti.

L'unica persona indifferente a queste dinamiche è Ki-jung. Così come la sequenza iniziale, anche questa volta la disposizione dei personaggi nello spazio visivo agisce come rimando simbolico.
Attraverso una gestione del montaggio che non spezza mai il flusso di continuità che lega i personaggi, l'occhio della macchina da presa riprende Ki-jung prevalentemente da sdraiata, in orizzontale, in contrapposizione agli altri membri della famiglia seduti intorno al tavolo.
La dimensione orizzontale, e quindi ciclica, della ragazza, che non ha un apice o un fondo a cui tendere, come invece fanno gli altri, le permette di poter rimproverare i propri famigliari, ricordando che sono "loro quelli che hanno bisogno di aiuto", e quando il fratello le domanda in quale stanza della casa vorrebbe abitare, la sua risposta è categorica "portami prima la casa, poi ci penserò".

L'essenza di Parasite nella mano di Jessica

Così come il Sisifo di Camus, accettare l'immutabilità degli eventi e della propria condizione diventa l'unico strumento di libertà individuale, che nel racconto corale di Parasite assume anche i contorni di libertà - tragica - collettiva. L'attacco che porterà alla morte della ragazza rappresenta infatti il momento simbolico dell'interruzione dell'infinito ciclo della commedia dei parassiti, che da quel momento in poi si disperdono. Alla luce di questa sicurezza ritmica garantita dal personaggio interpretato da Park So-dam, il cosiddetto Jessica Jingle assurge a strumento di comunicazione intersoggettivo tra la continua finzione messa in atto nell'opera e il pubblico, che in quel momento può immedesimarsi nella sagoma del fratello che osserva con attenzione le parole - regole - che Ki-jung scandisce con precisione e che vengono cristallizzate nel tempo da Bong Joon-ho.
La macchina da presa si avvicina lentamente al personaggio e quelle frasi rompono la quarta parte, senza effettivamente romperla, perché "Jessica, figlia unica, Chicago, Illinois" ci ricorda che Parasite - di cui potete leggere la nostra recensione - non è solo una lotta di classe, un gioco al massacro, ma una questione di ritmo, un movimento che bisogna mantenere costante per non rompere la sospensione dell'incredulità, sia del pubblico sia degli altri personaggi.

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