Oscar 2023: una cerimonia prevedibile e poco entusiasmante

Gli Academy Awards di quest'anno hanno visto il trionfo di Everything Everywhere All At Once, con forse più statuette del dovuto.

Oscar 2023: una cerimonia prevedibile e poco entusiasmante
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I giochi sono fatti. Si è da poco conclusa la notte degli Oscar 2023 e ciò che rimane è un po' di amaro in bocca. La conduzione di Jimmy Kimmel non ha riservato grosse sorprese o guizzi memorabili, un po' come le statuette assegnate. Una cerimonia dal ritmo altalenante e a tratti incostante, caratterizzata da una prima parte compassata e da un successivo rush che ha visto consegnare molti premi in fretta e furia, decretando infine la tanto anticipata vittoria di Everything Everywhere All At Once agli Oscar 2023; un monopolio che forse è il caso di mettere in discussione, insieme a Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale, altro asso pigliatutto di questa premiazione. Tra gradite sorprese e grandi esclusi, è quindi giunto il momento di tirare le somme.

Everything Everywhere All At Once: un successo meritato?

Sono sette in tutto le statuette portate a casa dalla pellicola dei Daniels: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Attore Non Protagonista, Miglior Attrice Non Protagonista, Miglior Montaggio e Miglior Sceneggiatura Originale. Se il premio più ambito era ormai più che scontato, insieme forse a quello per il montaggio, sugli altri fronti la battaglia rimaneva decisamente più aperta, a partire dalla regia, che vedeva come altro principale concorrente nientemeno che Steven Spielberg con la sua deliziosa direzione classica in The Fabelmans.

L'ultima opera del regista più versatile di Hollywood rimane infatti inattaccabile per coerenza e pulizia del suo dispiegarsi, insieme a Gli Spiriti dell'Isola, che ha visto il grande ritorno di Martin McDonagh dopo un film già di per sé ottimo come Tre Manifesti a Ebbing Missuri. Insomma, se le preferenze dell'Academy per il Miglior Film restavano scolpite nella pietra, pur nell'opinabilità del merito, la regia dei Daniels, per quanto fresca, varia e citazionista, si scontrava in un ambito più circoscritto con contendenti forse più meritevoli di riconoscimento. Stesso discorso, forse ancor più esasperato, per il vero monopolio di EEAAO: quello degli interpreti. Diciamolo, tre categorie su quattro sono veramente troppe per la pellicola A24, e se potremmo anche accogliere di buon grado la vittoria di Michelle Yeoh, nonostante probabilmente meritasse molto di più il terzo Oscar Cate Blanchett, il premio per la Miglior Attrice Non Protagonista sarebbe stato senz'altro meglio nelle mani di Kerry Condon per Gli Spiriti dell'Isola, sia per importanza del ruolo che per intensità dell'interpretazione. Discorso simile per l'ottimo Ke Huy Quan, che doveva scontrarsi con un adamantino Brendan Gleeson e con l'ancor più meritevole Barry Keoghan. Gli Spiriti dell'Isola avrebbe potuto ambire anche alla statuetta per la Miglior Sceneggiatura Originale, con la sua vicenda ermetica ed esistenzialista splendidamente scritta, in una gara serrata con gli altri contendenti.

Niente di nuovo sul fronte degli Oscar

E se il meritatissmo Oscar a Brendan Fraser per The Whale (che si porta a casa anche Trucco e Acconciature), avvalorato dell'umiltà di Fraser come uomo e professionista sul palco del Dolby Theatre, ha rappresentato una degna sconfitta per Austin Butler e Colin Farrell, la statuetta alla Miglior Sceneggiatura Non Originale a Women Talking ha un po' spiazzato tutti coloro che davano per scontato il trionfo di Glass Onion.

Ma quello che in realtà non ci aspettavamo è stato il secondo monopolio della serata, ancor più discutibile del primo, per certi versi. Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale ha vinto come Miglior Film Internazionale, nonostante meritassero maggiormente opere come Argentina, 1985 o il polacco EO. Così come per la miglior fotografia, il war movie Netflix poteva essere considerato secondo al lavoro svolto da Darius Khondji per Bardo di Inarritu o da Mandy Walker per Elvis. Ribadendo il discorso per la scenografia, che ha lasciato a bocca asciutta un Babylon che avrebbe senz'altro meritato di più anche a livello di nomination. Nel caso della Miglior Colonna Sonora, le composizioni di Justin Hurwitz avrebbero tranquillamente potuto garantirgli il terzo premio Oscar, dopo i due di La La Land, ma la statuetta è andata comunque alla pellicola Netflix. Sorpresa per la Miglior Canzone, con il grande favorito Top Gun: Maverick scavalcato dall'epica di RRR, così come nel cortometraggio live action l'italianissimo Le Pupille, battuto da An Irish Goodbye.

Battaglia combattuta anche quella per il Miglior Sonoro, con il riscatto di Top Gun: Maverick, mentre il re indiscusso degli effetti visivi è, come da pronostici, Avatar: la Via dell'Acqua di James Cameron. Infine, impossibile non gioire per la conquista dell'Oscar come Miglior Film Animato del Pinocchio di Guillermo del Toro; una delle poche grandi gioie confermate da questa cerimonia che, dopo la debacle del 2022 deve ancora trovare il proprio equilibrio per essere una celebrazione veramente degna del cinema americano, e non solo.

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