Oscar 2020: previsioni per fotografia, VFX, sceneggiature e montaggio

Preparatevi a un'abbuffata di film e categorie per questa nuova raccolta di favoriti per la 92esima Notte degli Oscar.

Oscar 2020: previsioni per fotografia, VFX, sceneggiature e montaggio
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Quest'anno la Notte degli Oscar arriverà qualche settimana prima del solito, a inizio febbraio invece che alla fine del mese, e così l'intera programmazione dell'Academy - la comunicazione delle short-list, l'annuncio delle nomination ufficiali, l'apertura e la chiusura delle votazioni finali - è slittata di conseguenza. Per questo, nella nostra rubrica di analisi della stagione dei premi, dopo gli speciali dedicati alla regia, agli attori e alle attrici, abbiamo deciso di raccogliere in un unico pezzo le previsioni per le categorie delle sceneggiature (originali e non), della fotografia, del montaggio e degli effetti speciali, per poi passare direttamente al miglior film.
Dunque mettetevi comodi e preparatevi a un'abbuffata di titoli attraverso questa molteplice analisi-fiume sui favoriti per ben cinque diverse statuette, tutte molto importanti a loro modo.


Sceneggiature

Con l'inaspettata vittoria del Leone d'oro a Venezia, il controverso Joker di Todd Phillips si è posizionato in corsa per i maggiori premi della Notte degli Oscar, e fra queste una nomination nella categorie delle sceneggiature non originali dovrebbe essere garantita, col regista che in questo caso la condividerebbe con il suo co-sceneggiatore Scott Silver. Forse però i favoriti principali per questa sezione sono due, vale a dire Anthony McCarten (La Teoria del Tutto, Darkest Hour), che ha firmato il divertente e delicatissimo The Two Popes di Fernando Meirelles e ovviamente Steve Zaillian (Schindler's List, Gangs of New York), che dal romanzo "I Heard You Paint Houses" di Charles Brandt ha tratto il copione di The Irishman di Martin Scorsese.

Potreste non conoscere il nome di Christine Leunens né quello del suo libro "Caging Skies", però di certo avrete sentito parlare di Taika Waititi e JoJo Rabbit, che nato dal romanzo della Leunens ha già vinto il premio People's Choice del Toronto International Film Festival (storicamente molto importante in chiave Oscar), con la cinquina che quasi certamente includerà anche Greta Gerwig e la sua sceneggiatura non originale per il nuovo adattamento di Piccole Donne. E qualora uno di questi cinque precedenti nomi dovesse essere lasciato fuori per qualsiasi motivo, allora ad insinuarsi nella gara sono già pronti Micah Fitzermas-Blue e Noah Harpster, sceneggiatori di
A Beautiful Day in the Neighborhood di Marielle Heller, film tratto da un articolo di Tom Junod e pubblicato su Esquire nel 1998.
Sul fronte degli script originali la battaglia per i cinque slot delle nomination è molto più intensa: il favorito è indubbiamente Quentin Tarantino per il suo copione di C'Era Una Volta a Hollywood, e insieme a lui ci aspettiamo di vedere anche Jordan Peele per il suo nuovo horror US e Lulu Wang per il dramma The Farewell. Forti contendenti dovrebbero essere anche Pedro Almodóvar, tornato quest'anno con Dolor y Gloria a distanza di sedici anni dalla vittoria, proprio per la miglior sceneggiatura originale, ottenuta con Parla con Lei (che gli valse anche una nomination come miglior regista).

Bong Joon Ho, che al 99,99% alzerà la statuetta per il miglior film internazionale (nuovo nome col quale sarà noto da oggi l'Oscar al miglior film straniero), con Parasite può sperare anche in una nomination in sceneggiatura (che andrebbe condivisa con Han Ji-won), con Booksmart di Olivia Wilde che potrebbe tentare di ritagliare uno slot per il lavoro delle sue sceneggiatrici Emily Halpern, Sarah Haskins, Susanna Fogel e Katie Silberman. Ma qualora la statuetta non dovesse andare a Tarantino, allora sarebbe Noah Baumbach a reclamarla, dopo essere uscito a mani vuote da Venezia per il suo Storia di un Matrimonio.
Occhio anche a Rian Johnson per Knives Out, a Jez Butterworth, John-Henry Butterworth, Jason Keller per Ford vs Ferrari, a Scott Alexander e Larry Karaszewski, autori della commedia di Netflix Dolemite Is My Name (il duo incredibilmente non è mai stato nominato in carriera, neanche per Larry Flynt ed Ed Wood) e a Charles Randolph (La Grande Scommessa) per Bombshell di Jay Roach, incentrato sulle donne che hanno accusato di molestie il boss di Fox News Roger Ailes.


Effetti speciali e montaggio

Con l'uscita delle shortlist degli Oscar, fra le quali anche quella per la statuetta ai migliori effetti visivi, il cerchio in questa competizione si è già ristretto: dei cinque slot disponibili come biglietto d'ingresso diretto alla Notte degli Oscar ben tre dovrebbe già essere riservati rispettivamente a The Lion King, Gemini Man e The Irishman. I tre titoli, estremamente diversi fra loro, hanno in comune il fatto di aver spinto molto in là l'implementazione della tecnologia al cinema, ma se ad oggi dovessimo puntare un euro su uno di loro, probabilmente indicheremmo come favorito assoluto il film di Jon Favreau, letteralmente in grado di superare il confine tra azione dal vivo e animazione.

Oltre a questi tre, i due slot rimanenti potrebbero essere occupati ancora dalla Disney per Avengers: Endgame (che, fra le altre cose, vanta la più grande battaglia nella storia del Marvel Cinematic Universe e non solo), per Captain Marvel (che ancor meglio di The Irishman ma in maniera più contenuta sfoggia l'invecchiamento digitale di Samuel L. Jackson tramite la tecnologia Lola) e per Star Wars: The Rise of Skywalker, (per il sempre invidiabile ibrido fra effetti speciali ed effetti pratici nella realizzazione delle creature, degli ambienti ecc). Da notare che i Marvel Studios stanno ancora aspettando la loro prima vittoria nell'Oscar per i VFX (l'ultimo film di supereroi a vincere è stato Spider-Man 2 del 2004) e soprattutto qualora per Endgame non dovessero arrivare premi più pesanti, allora il kolossal dei fratelli Russo potrebbe anche giocare tutte le sue chance.
L'unico altro titolo incluso nella shortlist che ha qualche speranza di arrivare nella cinquina finale è Alita: L'Angelo della Battaglia, che ha comunque poche chance e al massimo potrebbe giocarsele ai danni di Gemini Man.

Per la categoria del montaggio i grandi favoriti sono ancora tre: The Irishman, Once Upon a Time in Hollywood e Joker, tutti lungometraggi che offrono narrazioni complesse e stratificate mescolando in un unico flusso realtà, fantasia, storia e ricordi, spesso e volentieri alternando i punti di vista di diversi personaggi (per lo meno i primi due film).
Tra Fred Raskin (Hollywood), Jeff Groth (Joker) e Thelma Schoonmaker (The Irishman), al momento puntiamo le nostre fiches sulla quarta vittoria all'Oscar della celebre collaboratrice di Scorsese, ma come in molte altre competizioni di questi appassionanti Oscar la vittoria non è sicura per nessuno.
Altri contendenti che dovrebbero riuscire a rientrare nella cinquina sono Lee Smith (già vincitore per Dunkirk) per il finto piano-sequenza di 1917 di Sam Mendes e Jennifer Lame, in grado di bilanciare alla perfezione i punti di vista di Adam Driver e Scarlett Johansson in Storia di un Matrimonio di Noah Baumbach. Da citare ma più improbabili Jinmo Yang per Parasite, Tom Eagles per Jojo Rabbit e Chris Dickens per il surreale Rocketman.


Fotografia da Oscar

Altra corsa all'Oscar del tutto imprevedibile quest'anno è quella per la miglior fotografia, con tutti i principali favoriti degni di sollevare il premio finale. L'anno scorso con ben due nomination (Roma e Cold War) il bianco e nero è tornato molto in voga sul palco dell'Academy, e quest'anno l'unico rappresentante forte di questa "corrente" potrebbe essere The Lighthouse di Robert Eggers, col suo dop Jarin Blaschke che è stato in grado di rievocare in maniera perfetta la sensibilità artistica dell'espressionismo tedesco che il film con Robert Pattinson e Willem Dafoe vuole calcare.

Ma se due vittorie da bianco e nero consecutive agli Academy Awards possono sembrarvi improbabili non temete, dato che la scelta in questa sezione è davvero molto molto ampia: spopolano le ricostruzioni storiche, dal 1969 fotografato in 35mm da Robert Richardson per Once Upon a Time in Hollywood di Quentin Tarantino, il Novecento USA (sempre in 35mm) di Rodrigo Prieto per The Irishman di Martin Scorsese, la Gotham City/New York degli anni '80 immortalata da Lawrence Sher con cinepresa digitale per Joker di Todd Phillips e soprattutto l'audace, sperimentale e senza soluzione di continuità (grazie al montaggio) macchina da presa di Roger Deakins per 1917 di Sam Mendes.
Se quest'ultimo dovesse mancare la vittoria al miglior film e alla miglior regia, allora due premi tecnici importanti come fotografia e montaggio potrebbero essere una "consolazione" di tutto rispetto, come montaggio, sonoro e montaggio sonoro lo furono per il war-movie di Chris Nolan.
I cinque film che rientreranno nelle nomination secondo noi sono questi appena indicati (proviamo addirittura a sbilanciarci e decretare The Lighthouse come favorito, con tutte le mani avanti del caso) ma qualora uno di loro dovesse essere lasciato indietro allora si potrebbe arrivare a prendere in considerazione anche i colori meravigliosamente saturi usati da Phedon Papamichael per Ford v Ferrari di James Mangold, la briosa rappresentazione della satira nazista di Mihai Malaimare Jr. in Jojo Rabbit di Taika Waititi e l'odissea spaziale fotografata in 35mm da Hoyte van Hoytema per Ad Astra di James Gray. Ultimi e in questo caso anche "meno" importanti Hong Kyung-pyo (Parasite di Bong Joon-ho), Yorick Le Saux (Piccole Donne di Greta Gerwig) e Jörg Widmer (A Hidden Life di Terrence Malick).
Appuntamento al prossimo episodio della rubrica, quando finalmente analizzeremo i favoriti per il miglior film d'animazione, miglior film internazionale e miglior film dell'anno.

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