Oscar 2020: analizziamo la 92esima edizione degli Academy Awards

La stagione dei premi 2019/2020 si è conclusa con un risultato sorprendente che ha visto trionfare Parasite e Bong Joon-ho.

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Aperti da un'introduzione da capogiro di Janelle Monáe, costruiti intorno a una performance a sorpresa di Eminem, che torna sul palco dell'Academy diciassette anni dopo lo storico Oscar a Lose Yourself, con una struggente Billie Eilish nella cover di Yesterday per l'In Memoriam, i 92esimi Academy Awards si sono svolti all'insegna del ribaltamento e della rottura delle regole. Contro ogni aspettativa è stato infatti Parasite di Bong Joon-ho a trionfare infrangendo ben quattro record, uno per ogni statuetta assegnata. Parasite ha scandito praticamente tutta la diretta, diventando il primo film coreano a vincere nella categoria della miglior sceneggiatura originale, stessa cosa nella sezione del miglior film internazionale, della miglior regia e del Best Picture.
Ha siglato due precedenti già leggendari: un film non in lingua inglese mai aveva vinto nella categoria principale degli Academy Awards e nessuna pellicola eletta come miglior film straniero/internazionale era poi arrivata alla doppietta con Best Picture.

Gli Oscar fanno la storia

Il film di Bong supera dunque illustrissimi precedenti come Roma di Alfonso Cuarón, il primo che andò davvero vicino l'anno scorso all'accoppiata e che in un certo senso ha aperto la strada al trionfo di Parasite. I bookmaker lo davano svantaggiato, i premi collaterali delle scorse settimane puntavano in tutt'altra direzione, eppure durante la serata l'Academy ci ha guidato mano nella mano verso la graduale consapevolezza che di lì a poco sarebbe successo quello che alla vigilia sembrava impossibile. La vittoria come sceneggiatura originale ai danni di Quentin Tarantino e C'era una volta a Hollywood è stato il primo segnale (negli ultimi dieci anni, solo due volte il premio a Best Picture è andato a un film rimasto a secco dei premi di scrittura) e la sonora sconfitta dello strafavorito Sam Mendes nel campo della regia hanno preparato il colpo di scena. Bong saliva per la terza volta sul palco e ringraziava a cuore aperto Martin Scorsese (per il quale ha invocato una standing-ovation) e Quentin Tarantino (il primo che lo "portò" negli Stati Uniti con una celebre recensione a cinque stelle di Memorie di un assassino nel lontano 2003).
Arrivati a quel punto sembrava inevitabile il premio finale alla Corea, perché altrimenti si sarebbe fatta la storia in negativo (l'accoppiata miglior sceneggiatura e miglior regia senza la statuetta a miglior film). Per via di un tecnicismo che assegna la statuetta per il miglior film straniero al paese di produzione, e non al regista, quello di Bong non sarà un record assoluto (rimane a Walt Disney, che nel 1954 vinse Miglior cortometraggio animato, Miglior cortometraggio Two-Reel, Miglior cortometraggio documentario e Miglior documentario).

Si tratta comunque di un risultato senza precedenti, che spalanca le porte a una rivoluzione in vista delle prossime edizioni. L'Oscar alla migliore regia è sempre stato molto aperto alle nazionalità alternative (dal 2010, escludendo l'australiano e quindi anglofono Tom Hooper, Damien Chazelle è l'unico statunitense ad aver vinto il premio, circondato dai messicani Alejandro G. Iñárritu, Guillermo del Toro, Alfonso Cuarón, dal taiwanese Ang Lee e dal francese Michel Hazanavicius).
Quello di Best Picture, invece, accoglie l'industria cinematografica estera per la prima volta, ed è un messaggio tanto importante quanto umile (Hollywood che inchina la testa a un cinema altro) in tempi in cui le amministrazioni politiche mondiali fanno a gara a innalzare muri.

Sconfitti e altri record

Tuttavia, come sempre, il successo di uno rappresenta l'insuccesso di qualcun altro. Netflix, arrivata col maggior numero di nomination per le major, delle 24 statuette alle quali puntava è riuscita a ottenerne soltanto due (miglior attrice non protagonista a Laura Dern e miglior documentario ad American Factory, prodotto da Barack e Michelle Obama stranamente non nominati nel discorso di ringraziamento di Steven Bognar, Julia Reichert e Jeff Reichert). Klaus e I Lost My Body non hanno ribaltato il monopolio Disney/Pixar di Toy Story 4 e soprattutto The Irishman di Martin Scorsese va a rappresentare una sonora sconfitta per il colosso dello streaming. Per il regista italo-americano è la seconda Notte degli Oscar da 10 nomination terminata con 0 vittorie (accadde la stessa identica cosa con Gangs of New York). Sicuramente Netflix ha "steccato" al secondo anno consecutivo, con Lisa Taback, strapagata PR autrice delle più celebri campagne promozionali Oscar (a lei si devono alcune vittorie come Shakespeare in Love e Il paziente inglese) che con la grande N ha fallito ancora dopo l'anno scorso.

Gli altri schiacciati dalla furia di Parasite sono stati 1917 e C'era una volta a Hollywood: al film di Mendes, dal quale ci si aspettava un'abbuffata totalizzante vista la marcia trionfale nei premi collaterali delle scorse settimane, sono andate solo tre statuette, con la Disney inspiegabilmente rimasta a secco di quella per i migliori VFX nonostante la tripla candidatura di Avengers: Endgame, Il Re Leone e Star Wars. Ancora una volta Tarantino esce (escludendo gli Oscar a Brad Pitt e alle scenografie) più a mani vuote del solito, senza neppure la sceneggiatura.

Tutto da copione invece nelle sezioni degli attori e soprattutto per Joker, che dopo aver vinto la corsa alle nomination porta a casa le uniche due statuette nelle quali era maggiormente favorito, quella per la colonna sonora e per il best actor. Tra l'altro anche la vittoria di Joaquin Phoenix (che in un discorso di ringraziamento per alcuni un po' confuso ha ricordato in lacrime e con la voce strozzata il fratello River) ha contribuito a riscrivere la storia dell'Academy.

La star ha metaforicamente preso per mano il collega Heath Ledger conducendolo in un club che fino a oggi includeva soltanto Marlon Brando e Robert De Niro: i quattro, adesso, sono gli unici attori a condividere una vittoria attraverso gli stessi personaggi, Joker e Don Vito Corleone, rispettivamente interpretati in Joker, Il Cavaliere Oscuro, Il padrino e Il padrino - Parte II.
Voi cosa ne pensate di questa 92esima edizione degli Academy Awards? Vi siete divertiti? Vi aspettavate questi risultati? Ditecelo nella sezione dei commenti.

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