Oscar 2019: i favoriti per la fotografia e gli effetti speciali

Nel nostro viaggio verso gli Oscar 2019, la tappa di oggi si ferma ad analizzare le categorie per la miglior fotografia e per i migliori effetti speciali.

Oscar 2019: i favoriti per la fotografia e gli effetti speciali
Articolo a cura di

Continuiamo la nostra corsa verso la 91esima edizione degli Academy Awards volgendo il nostro sguardo al lato tecnico della competizione: fotografia ed effetti speciali sono da sempre componenti fondamentali per immergere lo spettatore nella storia, catturarlo e coinvolgerlo, rendere sullo schermo ciò che nella realtà non sarebbe possibile oppure, più semplicemente, per comunicare un sentimento, un'idea, una sensazione, un feeling per cui le parole degli attori sarebbero superflue.
Dal punto di vista della fotografia c'è un nome su tutti, il cui lavoro quest'anno spicca rispetto agli altri, per giunta al suo esordio nella categoria che i colleghi d'oltreoceano chiamano più poeticamente cinematography, mentre per la battaglia degli effetti visivi la partita dovrebbe essere abbastanza aperta e pronta a riservarci qualche sorpresa in più.
Di certo, tutti i giocatori coinvolti hanno valide frecce al loro arco, con la Weta Digital, l'Industriali Light & Magic e la Double Negative che hanno fatto meraviglie con il mondo digitale di Ready Player One, i dinosauri di Jurassic World: Il Regno Distrutto, il suolo lunare sul quale è atterrato il Neil Armstrong di Damien Chazelle e le animazioni dei Walt Disney Studios per Il Ritorno di Mary Poppins. Senza dimenticare il lavoro strepitoso con il quale i Marvel Studios e i Digital Domain hanno trasformato Josh Brolin nel temibile Thanos, la cui mimesi facciale ha raggiunto livelli di dettaglio inediti in grado di trasmettere ogni singola sfumatura dell'interpretazione dell'attore.
Grazie alla collaborazione fra la Weta e la Digital Domain, Avengers: Infinity War dei fratelli Russo ha potuto presentare ai fan un villain foto-realistico che si è imposto fin da subito nella cultura popolare. Ma l'onda d'urto di Black Panther potrebbe prevalere.

Un grande balzo per l'umanità

Fare cinema vuol dire anche saper innovare, e la categoria dei migliori effetti speciali ha sempre raccolto le cinque grandi eccellenze dell'annata. Fra quelle del 2018 sarà inevitabile la presenza di J.D. Schwalm e Paul Lambert, accreditati per First Man: Il Primo Uomo. La missione Apollo diretta da Chazelle ha goduto del lavoro della DNEG (studio già vincitore l'anno scorso con Blade Runner 2049, curiosamente sempre con Ryan Gosling), che per realizzare l'unicità della visione del regista ha miscelato con sapienza effetti visivi pratici, effetti speciali, modelli in scala e filmati d'archivio. In questo senso, il direttore della fotografia Linus Sandgren, vincitore dell'Oscar per La La Land, dovrebbe essere praticamente l'unico a potersi permettere di insidiare Alfonso Cuaròn nella categoria da dop.
D'altra parte Steven Spielberg, che di First Man è stato produttore esecutivo, piuttosto che fermarsi alla Luna ha creato un intero universo per il suo Ready Player One: se la realtà virtuale di OASIS nell'arco del film passa gradualmente da sensazionale a spaccamascella è anche grazie al lavoro della Industrial Light & Magic.
Qualora qualche giurato dovesse essere indeciso su una delle preferenze da assegnare, la scena dell'Overlook Hotel mutuata da Shining di Stanley Kubrick dovrebbe da sola convincere persino i più scettici.
Anche Mission: Impossible - Fallout di Christopher McQuarrie dovrebbe avere uno slot garantito in questa branchia della competizione: generalmente, la categoria VFX tende a riservare una nomination per quei film che usano gli effetti speciali in maniera tanto sottile quanto efficace (pensate a Ex Machina, che nel 2016 trionfò contro Mad Max: Fury Road, The Martian e Star Wars: Il Risveglio della Forza), e se la cosa dovesse ripetersi anche quest'anno allora sarebbe davvero impossibile (scelta di parole non casuale) tenere fuori la sesta avventura del franchise con Tom Cruise.
Come accaduto per Fury Road di George Miller, i pochi effetti speciali presenti a schermo sono invisibili ma funzionali, merito dell'ineccepibile impegno di Double Negative; accreditato per il film di McQuarrie è Neil Corbould, già vincitore nel 2001 per Il Gladiatore e nel 2014 per Gravity, e che ironicamente ha realizzato anche quelli di Ready Player One. Di certo è uno che conosce la differenza fra abbondanza e parsimonia.

Sia fatta la luce

Il prossimo 24 febbraio, quando la cerimonia degli Oscar 2019 si starà apprestando a concludere il suo primo atto, sarà davvero improbabile non vedere la statuetta per la miglior fotografia nelle mani di Alfonso Cuaròn: per il suo nuovo film, ROMA, il regista messicano si è cimentato nell'impresa più audace dell'anno, rimpiazzando il suo storico collaboratore Emmanuel "Chivo" Lubezki dietro la cinepresa.
Il compito era quantomai ardito: non si trattava "solo" di svolgere il lavoro al posto di uno dei più grandi dop di sempre - in grado di vincere tre Oscar consecutivi e segnare profondamente gli standard di uno specifico tipo di cinema - ma di farne dimenticare i celebri e potentissimi cromatismi attraverso il bianco e nero. Il film è stato girato a colori con una Arri Alexa da 65 mm e poi modificato in post, e lo straordinario risultato è così lucente, pittorico e ricco di dettagli che la corsa all'Oscar alla miglior fotografia è già bella che conclusa.
Nel corso dei loro novantuno anni di vita però gli Academy Awards ci hanno dato modo - più di una volta - di temere e non poco i pronostici scontati, che di quando in quando possono essere facilmente ribaltati da ogni minimo capriccio.
E se per qualche motivo - cecità o invidia i più accreditati - i votanti dovessero scegliere di non eleggere Cuaròn, allora sarebbero in molti a poter pretendere la statuetta. Robbie Ryan, ad esempio, per la fotografia "naturalista" de La Favorita di Yorgos Lanthimos ha fatto col grandangolare quello che John Alcott fece con la leggendaria Zeiss Planar da 50mm in Barry Lyndon di Stanley Kubrick. Poi c'è James Laxton, direttore della fotografia di If Beale Street Could Talk di Barry Jenkins, già nominato come miglior dop per Moonlight, il succitato Linus Sandgren (giusto per aggiungere altro pepe alla rinnovata sfida Jenkins v Chazelle) e il Matthew Libatique di A Star Is Born.
Ci sarebbe anche un altro bianco e nero da dover considerare, quello col quale Lucasz Zal ha dipinto Cold War di Pawel Pawlikowski, ma sarebbe strano vedere due slot su cinque occupati da fotografie monocromatiche.
Infine impossibile non citare anche Rachel Morrison, direttrice della fotografia di Black Panther. Se davvero - come è ampiamente probabile - il campione d'incassi afrofuturista dei Marvel Studios otterrà una nomination nella categoria miglior film, allora sarà difficile che i giurati decidano di tenere la Morrison fuori da questa competizione.

Supercalifragilistichespiralidoso

Per lo stesso motivo di cui sopra, il film di Ryan Coogler potrebbe sperare di riuscire a soffiare la nomination per gli effetti speciali al successivo capitolo del Marvel Cinematic Universe, Avengers: Infinity War, ma francamente il lavoro di Geoffrey Baumann e Lisa Beroud - per quanto ottimo, in alcuni punti (e pacchiano in altri) - è piuttosto debole rispetto alla concorrenza. E non stiamo parlando solo del film dei fratelli Russo.
Senza salire troppo a livello qualitativo, già Jurassic World: Il Regno Distrutto di J. A. Bayona meriterebbe di più quella nomination che sarà garantita (o forse no, per carità, magari a fine gennaio saremo smentiti) a Black Panther: neanche in questo caso siamo a livelli indimenticabili, soprattutto se confrontati con i favoriti di cui abbiamo parlato nei paragrafi precedenti, eppure ciò che la ILM ha fatto per il nuovo capitolo del franchise di Steven Spielberg, nello specifico per la sequenza finale nella villa in stile gotico, potrebbe essere valevole di menzione.
Due film che sarebbe uno scandalo vedere scartati dalla corsa alla statuetta per i migliori VFX, poi, sono Macchine Mortali e Il Ritorno di Mary Poppins. L'action post-apocalittico diretto dall'artista Weta Christian Rivers e prodotto da Peter Jackson può non essere il capolavoro di trama e narrazione che la Universal Pictures sperava di lanciare nei cinema per le vacanze natalizie, ma di sicuro il reparto effettistico ha svolto un lavoro impeccabile per dare vita al mondo post-apocalittico steampunk fatto di inseguimenti fra città-mobili, villain in CGI (Stephen Lang) e battaglie fra dirigibili nato dalla mente del romanziere Philip Reeve.
Al contrario, la Framestore ha enfatizzato l'incantevole storia che Rob Marshall ha creato per Il Ritorno di Mary Poppins non solo con una fantasmagorica animazione in 2D (disegnata a mano dai Duncan Studio di Los Angeles) ma anche con curatissimi effetti VFX, in grado di supportare le coreografie per gli stacchi musicali.
Infine, Aquaman di James Wan potrebbe mettere i bastoni fra le ruote un po' a tutti (gli avversari principali sono, chiaramente, i film Marvel), con Ant-Man & The Wasp e Paddington 2 che - mentre scriviamo queste parole - fanno ancora parte della short-list dei 20 titoli eleggibili. Insieme a loro compaiono anche Benvenuti a Marwen, Gli Incredibili 2, Isle of Dogs, Bumblebee e Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald, con effetti speciali curati sempre da Framestore: il 22 gennaio di questi 20 titoli ne rimarranno dieci, dai quali due giorni dopo emergeranno i cinque candidati.
Secondo voi chi vincerà alla fine? E soprattutto, chi merita di vincere? Sappiamo bene che spesso, con gli Oscar, le due cose non coincidono, quindi fateci sapere le vostre opinioni al riguardo nella sezione commenti! E, se non lo avete ancora fatto, recuperate le analisi sulle categorie miglior regia, migliori attori e migliori attrici.

Quanto attendi: Oscar 2019

Hype
Hype totali: 46
61%
nd