Speciale Oscar 2015: I premi commentati

L'Academy ha deciso... e noi commentiamo i premi assegnati nella notte più magica dell'anno! Da Birdman a Whiplash, passando per i protagonisti Eddie Redmayne, J.K. Simmons e Julianne Moore

Speciale Oscar 2015: I premi commentati
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È Birdman il vincitore indiscusso della 87° edizione degli Oscar! La commedia scritta e diretta da Alejandro González Iñárritu, un’opera di ambientazione teatrale e dalla natura sottilmente metacinematografica, ha conquistato la giuria dell’Academy, probabilmente proprio in virtù della sua ironica e corrosiva riflessione sulle leggi dello show-business e sulla natura volubile della celebrità, messa a confronto con l’integrità artistica, mediante la parabola dell’attore in declino Riggan Thomson, impersonato da Michael Keaton. Birdman, presentato come titolo d’apertura allo scorso Festival di Venezia e già ricompensato con due Golden Globe, ha ottenuto quattro premi Oscar su nove nomination: miglior film, miglior regista per Alejandro González Iñárritu, miglior sceneggiatura originale (firmata da Iñárritu insieme a Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris Jr e Armando Bo) e miglior fotografia per Emmanuel Lubezki (al suo secondo Oscar consecutivo dopo quello per Gravity). Iñárritu, che ha costruito l’intero film come se fosse stato girato in un unico, lunghissimo piano sequenza, diventa così il secondo cineasta messicano in due anni a trionfare in questa categoria dopo Alfonso Cuarón per Gravity, nonché il quinto cineasta americano in cinque anni ad imporsi per la miglior regia (l’ultima regista americana a prevalere è stata Kathryn Bigelow nel 2009 per The Hurt Locker).

EDDIE REDMAYNE E JULIANNE MOORE MIGLIORI ATTORI DELL’ANNO

Un giovane divo emergente inglese di 33 anni e una primadonna del cinema americano di 54 anni: sono loro i vincitori dei meritatissimi premi per le migliori interpretazioni da protagonisti del 2014. Eddie Redmayne, che ne La teoria del tutto di James Marsh (cinque nomination in tutto) si cala con stupefacente mimetismo nei panni dello scienziato Stephen Hawking, affetto da una grave malattia neurologica che lo avrebbe paralizzato, senza però impedirgli di portare avanti la sua vita e i suoi studi, ha ottenuto l’Oscar come miglior attore, superando la concorrenza agguerritissima di Michael Keaton, fino all’ultimo considerato un potenziale vincitore per Birdman. E alla quinta nomination della sua carriera (le precedenti nel 1997 per Boogie Nights, nel 1999 per La fine di una storia e nel 2002 per Lontano dal paradiso e The Hours), la splendida Julianne Moore si è finalmente aggiudicata il premio Oscar come miglior attrice grazie alla sua struggente performance di Alice Howland, una madre di famiglia alle prese con l’insorgere del morbo di Alzheimer, nel commovente dramma Still Alice di Richard Glatzer e Wash Westmoreland. Si tratta soltanto della seconda occasione nella storia degli Oscar in cui un’attrice cinquantenne viene premiata in questa categoria (la prima e unica volta era stata nel lontano 1952, quando fu premiata Shirley Booth). Una curiosità: nel 2007, Eddie Redmayne e Julianne Moore avevano recitato in coppia nel film Savage Grace.

DELUSIONE PER BOYHOOD, TRE OSCAR A WHIPLASH

La travolgente affermazione di Birdman, a dispetto del “neo” della mancata statuetta a Michael Keaton (ma fra i supporter erano in lizza pure Edward Norton ed Emma Stone), ha spento tutte le speranze di una rimonta per Boyhood. L’innovativo racconto di formazione realizzato da Richard Linklater nell’arco di dodici anni concorreva con sei nomination, dopo i precedenti trionfi ai Golden Globe e ai BAFTA Award, ma dopo essere stato ignorato dalle varie guild ha dovuto accontentarsi di un unico Oscar: quello per la miglior attrice supporter a Patricia Arquette per la parte di Olivia Evans, la madre del protagonista Mason, impegnata a crescere i propri figli dopo la separazione dal marito. Del resto, che le cose per Boyhood non si stessero mettendo troppo bene nel corso della cerimonia è apparso evidente fin dall’annuncio del premio per il montaggio, quando a spuntarla è stato Whiplash. Il trascinante film di Damien Chazelle, che partiva con cinque nomination, si è guadagnato in tutto tre Oscar: miglior montaggio, miglior sonoro e miglior attore supporter per il raggelante J.K. Simmons nel ruolo di Terence Fletcher, severissimo direttore d’orchestra impegnato a tormentare il protagonista Miles Teller. Piccola produzione indipendente lanciata un anno fa al Sundance Film Festival, Whiplash è stato l’autentica rivelazione di questa awards season.

QUATTRO PREMI OSCAR PER GRAND BUDAPEST HOTEL

Eccellente risultato anche per Grand Budapest Hotel, la malinconica commedia scritta e diretta da Wes Anderson e ambientata nell’Europa dell’Est all’inizio degli Anni ’30, con un vastissimo cast corale capitanato da un sopraffino Ralph Fiennes. Forte di un totale di nove nomination, Grand Budapest Hotel si è aggiudicato ben quattro premi Oscar: miglior colonna sonora per Alexandre Desplat, dopo ben otto candidature (una delle quali quest’anno per The Imitation Game), miglior scenografia, miglior trucco e acconciature e migliori costumi per l’italiana Milena Canonero; per la Canonero si tratta addirittura della quarta statuetta della sua carriera, dopo quelle conquistate nel 1975 per Barry Lyndon, nel 1981 per Momenti di gloria e nel 2006 per Marie Antoinette. Partiva con otto nomination invece The Imitation Game, il biopic sul geniale matematico britannico Alan Turing, diretto da Morten Tyldum e interpretato da Benedict Cumberbatch. Grande successo di pubblico in tutto il mondo, The Imitation Game è stato ricompensato con l’Oscar per la miglior sceneggiatura adattata, firmata da Graham Moore; sul palco per ritirare la statuetta, Moore ha pronunciato un discorso molto toccante, dichiarando di aver tentato il sucidio in età adolescenziale e rendendo omaggio ad Alan Turing, perseguitato in Gran Bretagna a causa della propria omosessualità.

IDA MIGLIOR FILM STRANIERO, NELL’ANIMAZIONE SORPRESA BIG HERO 6

Il premio Oscar per il miglior film straniero è stato attribuito al regista polacco Pawel Pawlikowski per il magnifico Ida, dramma intimista in bianco e nero incentrato sul percorso interiore di una giovane novizia sulle tracce del proprio passato. Si tratta del primo Oscar conquistato in questa categoria da un film prodotto in Polonia, arrivata alla decima candidatura della sua storia; una scelta encomiabile anche in virtù delle peculiarità di un film come Ida, caratterizzato da un notevole rigore stilistico e da un approccio ben lontano rispetto alle convenzioni hollywoodiane (benché ciò non abbia impedito a Ida di ottenere un buon responso di pubblico pure negli Stati Uniti). Grande sorpresa invece nella categoria per il miglior film d’animazione, dove il favorito della vigilia, Dragon Trainer 2, si è visto soffiare la statuetta dall’ultima pellicola targata Walt Disney Pictures: Big Hero 6, diretto da Don Hall, Chris Williams e Roy Conli e ispirato all’omonima serie di fumetti. Terza vittoria consecutiva in questa categoria per la Disney dopo Ribelle - The Brave e Frozen - Il regno di ghiaccio, Big Hero 6 si è rivelato uno dei maggiori successi della stagione autunnale, con un incasso complessivo di quasi 550 milioni di dollari in tutto il mondo. La Disney ha potuto brindare anche per la categoria per il miglior cortometraggio d’animazione, nella quale ha prevalso il simpatico cagnolino di Feast, per la regia di Patrick Osborne e prodotto da Kristina Reed.

GLI ALTRI PREMI E LE PERFORMANCE MUSICALI

Due titoli estremamente popolari presso il pubblico, entrambi campioni al box-office mondiale, sono stati ricompensati nelle categorie tecniche. Interstellar, l’ambizioso ed appassionante kolossal fantascientifico di Christopher Nolan, si è aggiudicato il premio Oscar per i migliori effetti speciali su un totale di cinque nomination. Sei nomination per American Sniper, l’apprezzato war-movie diretto da Clint Eastwood e interpretato da Bradley Cooper, che ha ottenuto l’Oscar per i migliori effetti sonori. Selma - La strada per la libertà, il dramma storico diretto da Ava DuVernay dedicato alla figura di Martin Luther King (due nomination in tutto), ha ricevuto l’Oscar per la ballata Glory, composta e interpretata da una coppia di star della musica black americana, John Legend e Common. La regista Laura Poitras ha vinto l’Oscar per il miglior documentario grazie a Citizenfour, film-intervista a uno dei personaggi più controversi degli ultimi anni, Edward Snowden, costretto ad espatriare dagli Stati Uniti per evitare l’arresto; la Poitras, nel ritirare la statuetta, ha pronunciato un discorso sull’importanza dei diritti individuali e della privacy. Non sono mancate, come da tradizione, le performance musicali: oltre a quelle dei cinque brani candidati, che hanno visto succedersi sul palco, fra gli altri, Adam Levine dei Maroon 5, Rita Ora, Tim McGraw, John Legend e Common, anche Jennifer Hudson, che ha intonato I Can’t Let Go subito dopo il segmento In Memoriam, e Lady Gaga, la quale ha reso omaggio al cinquantesimo anniversario del classico di Robert Wise Tutti insieme appassionatamente interpretando il brano My Favourite Things, cantato nel musical da Julie Andrews.