L'Ombra di Caravaggio: la vita da film di Michelangelo Merisi

In arrivo nelle sale la nuova opera di Michele Placido, che racconta attraverso un film la vita appassionante di uno dei più grandi artisti di sempre.

L'Ombra di Caravaggio: la vita da film di Michelangelo Merisi
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Gli inizi complicati, la forte indigenza prima dell'innamoramento di nobili e mecenati, e poi la dissolutezza, le risse, l'omicidio e la fuga da Roma: il passaggio di Michelangelo Merisi sulla terra è stato un uragano incontenibile, una bufera di bellezza a dir poco impressionante che combatteva contro una rabbia mal gestita, all'interno di una lotta che si è spesso fusa all'interno di tele straordinarie per dolore ed armonia. Caravaggio è attualmente riconosciuto come uno dei più importanti artisti della storia dell'arte, fondatore di una vera e propria corrente che prenderà il suo nome e influenza fondamentale per lo stile barocco che si svilupperà nel diciassettesimo secolo, ma la sua vita non è stata trascorsa soltanto tra le tele ed i pennelli di un laboratorio di pittura, perché il genio si è ripetutamente scontrato con il ribelle che albergava in lui costringendolo ad una latitanza vissuta nella paura.

Michele Placido non poteva scegliere un soggetto migliore per L'Ombra di Caravaggio, opera prodotta da Goldenart Production con Rai Cinema, che arriverà nelle sale italiane tra i film al cinema di novembre 2022 portando sul grande schermo una vita turbolenta e grandiosa anche grazie alla colonna sonora del film, composta da ORAGRAVITY (duo formato da Umberto Iervolino e Federica Luna Vincenti) ed edita da Edizioni Curci e Goldenart Production. Preparatevi alla visione con il trailer de L'Ombra di Caravaggio.

Religione e realtà

Gli inizi della storiografia di Michelangelo Merisi sono così fumosi da rendere incerta anche la sua città natale. Nonostante alcune fonti contrastanti, si ritiene che fosse nato a Milano, e che nel capoluogo lombardo abbia cominciato ad esplorare il mondo della pittura accasandosi presso umili maestri della zona. Superata una prima fase conoscitiva che i suoi insegnanti definirono "diligente ma stravagante", Caravaggio si trasferì a Roma cominciando a dipingere ritratti ed immagini sacre, senza però riuscire a liberarsi da uno stato di severa indigenza, fino all'incontro con il cardinal Francesco Maria del Monte.

Il celebre collezionista d'arte era un grande ammiratore del Merisi e lo prese sotto la sua ala protettrice garantendogli alcune commissioni di grande importanza, tra le quali La Vocazione ed Il Martirio da collocare nella cappella Contarelli, entrambe tratte dagli episodi di vita di san Matteo. Caravaggio guadagnò così enorme notorietà in brevissimo tempo, ma fu anche al centro di numerose controversie a causa del suo continuo rivolgersi a figure dal vivo - molto spesso provenienti dalle classi più disagiate del popolo - per effettuare i propri lavori, fino a vedersi rifiutare diverse opere a causa di quella non troppo velata eresia che lo portava ad umanizzare fino agli estremi i soggetti religiosi delle tele.

L'artista cominciò quindi ad inimicarsi gran parte delle istituzioni cattoliche, guadagnando allo stesso tempo sempre più estimatori tra gli appassionati dell'arte, affiancando alla produzione su tela anche una vita privata molto dissoluta, trascorsa tra risse, arresti e schiamazzi continui, che lo vedrà soggiornare a più riprese presso il carcere di Tor di Nona.

Il terrore della pena

Durante la permanenza nella capitale Caravaggio colleziona denunce a giorni alterni e sembra abbandonarsi ad un'esistenza focosa, molto lontana da ciò che gli permetteva la legge. Quella violenza che rendeva uniche le sue opere si esprimeva anche in serate di bagordi con donne ed uomini sempre diversi, conditi da episodi di assalti e duelli contro avversari in arte ed in amore. Caravaggio fu arrestato per diffamazione, per possesso d'armi, per ingiuria contro le guardie cittadine, per aggressione ad un notaio, per aver preso a sassate le finestre della sua padrona di casa e per tanti altri reati minori, finché la sera del 28 maggio 1606 non finì con l'uccidere Ranuccio Tomassoni.

Alcune ricostruzioni testimoniano come i due si contendessero le attenzioni una donna, altre invece dicono che l'acceso diverbio fosse dovuto ai debiti del pittore nei confronti dell'uomo di malaffare, ma l'unica certezza è che la condanna per Caravaggio fu severissima, tanto da farlo scappare dalla capitale per evitare la decapitazione. Anche abbandonando Roma il terrore della sua pena non abbandonò il Merisi, perché l'esecuzione poteva essere attuata da chiunque l'avesse riconosciuto per strada, ed infatti l'incubo si riversò nelle tele composte a Napoli, città nella quale cercò rifugio presso una famiglia di nobili suoi ammiratori.

I nuovi capolavori di Caravaggio diventarono molto violenti, i loro chiaroscuri fittissimi, mentre il tema centrale cominciò a singolarizzarsi: comparivano soggetti frustati, puniti e soprattutto decapitati, e spesso il volto del condannato veniva sostituito dall'autoritratto dell'artista. Nel 1607 il pittore abbandona i protettori partenopei per dirigersi a Malta, con l'intenzione di entrare a far parte dei cavalieri di san Giovanni, così da poter evitare l'esecuzione in quanto membro di un ordine religioso, ma anche in questo caso Caravaggio non riesce a tenere a freno i propri istinti e si fa radiare in seguito ad un diverbio con un cavaliere di rango superiore.

La morte prima della gloria

Tornato a Napoli sconfitto e ancora ricercato per omicidio, il Merisi continuò a sbalordire il mondo dell'arte con pitture sempre più cupe, caratterizzate da una fotografia a metà tra il mistico e l'epico, ma venne anche assalito da una banda di criminali che ne sfigurarono il volto. Pochi anni dopo circolò la notizia che Papa Paolo V era in procinto di ritirare la sua condanna, per questo Caravaggio si imbarcò verso Roma dove lo attendeva una liberazione insperata, ma purtroppo mai raggiunta: a causa dell'immensa fatica e della febbre alta, molto probabilmente causata da un'infezione intestinale mal curata, l'artista morì a soli 38 anni, concludendo con una nota di profonda tristezza un'esistenza trascorsa tra la magnificenza delle sue tele ed i problemi con la legge.

La vita tempestosa dell'artista si rivela dunque lo spunto ideale per un biopic drammatico, ed è per questo che Michele Placido l'ha scelta per rinnovare la sua carriera dietro la macchina da presa, a sei anni di distanza dall'ultimo lungometraggio 7 Minuti. Il regista di Romanzo Criminale e Vallanzasca tornerà nelle sale il 3 Novembre portando sul grande schermo una storia tragica, spettacolare ed anche istruttiva, la quale tenterà di rendere onore - soprattutto attraverso una fotografia in linea con i canoni del Caravaggio - ad un artista impareggiabile che ha sempre cercato nelle persone più umili le fattezze di Dio.

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