Il maestro dell'horror è tornato. Dal 24 febbraio, infatti, è nelle sale Occhiali Neri, l'ultimo film di Dario Argento dopo ben dieci anni di silenzio (un ritorno non certo in forma smagliante, come scrivevamo nella nostra recensione di Occhiali Neri, ma sapevate che il poster di Occhiali Neri cita un cult amatissimo?). Il regista romano è considerato tra i migliori cineasti di genere di sempre e fonte d'ispirazione per le nuove leve dell'horror nostrano e internazionale. Due nomi su tutti hanno dichiarato d'aver accolto i suoi insegnamenti e stiamo parlando di Nicolas Winding Refn e persino James Wan. Dario Argento è l'iniziatore di quello che verrà definito giallo all'italiana, un genere che ebbe fortuna fino agli anni Ottanta e di cui Mario Bava, altro grande maestro del nostro cinema, aveva già posto le basi qualche anno prima.
Argento è un autore a cui la cinematografia mondiale deve molto, ma è innegabile che nella sua carriera abbia avuto alti e bassi. Noi vogliamo celebrarlo ricordando le sue opere migliori nella speranza che, superati gli ottant'anni, riesca a trovare il riscatto definitivo dopo una parabola in continua discesa.
L'uccello dalle piume di cristallo
Non bisognerebbe avere paura nel definirlo il miglior esordio registico della storia del cinema italiano. L'uccello dalle piume di cristallo sancisce un'epoca e ufficializza la nascita del giallo all'italiana. L'influenza di La ragazza che sapeva troppo e Sei donne per l'assassino di Mario Bava è ben visibile soprattutto nella scenografia, negli ambienti e nel look dell'omicida. Ispirato dal romanzo giallo La statua che urla di Fredic Brown ha per protagonista lo scrittore Sal Dalmas che, di passaggio a Roma, assiste dalla vetrata di una galleria d'arte ad un tentativo di omicidio. Nonostante abbia messo in fuga il serial killer, verrà messo sotto accusa dalla polizia, mentre il vero colpevole continuerà ad agire indisturbato.
Quando Argento lesse la storia ne fu così preso che cominciò a modificarla riversando dentro fantasie e ispirazioni oniriche. Una volta finita la sceneggiatura cominciò a proporla, ma il soggetto rischiava di subìre continuamente modifiche o essere affidato a qualcun'altro. Così, con il padre Salvatore, fondò una società di produzione e nel 1970 nacque il suo primo film, un'opera diventata imprescindibile per il cinema di genere. È considerato il primo titolo della cosiddetta Trilogia degli Animali a cui seguiranno Il gatto a nove code e 4 mosche di velluto grigio.
Profondo Rosso
Profondo Rosso è una pellicola che si colloca esattamente a metà degli anni Settanta. Significativo questo dato, perché non solo nasce nel periodo d'oro del cinema di genere in Italia, ma segna il passaggio di Dario Argento dal thriller all'horror vero e proprio.
Marc è un giovane pianista che, per caso, assiste all'omicidio di una parapsicologa, ma non riesce a vedere il volto dell'assassino. Comincerà ad indagare con l'aiuto di una giornalista, ma le persone che potrebbero aiutarlo nel caso moriranno e la verità sembrerà allontanarsi sempre più. Il finale è ormai storia del cinema, la verità talmente sorprendente da far restare a bocca aperta. Forse è bene definirlo l'apice della sua carriera, un'ispirazione che l'autore non raggiungerà mai più in modo così limpido e lucido. Profondo Rosso è un lungometraggio creativo e magnificamente girato, e l'uso della suspense valse al regista il titolo di "Hitchcock italiano". Non si può, naturalmente, non citare la colonna sonora ormai cult dei Goblin e l'eccellente performance di Clara Calamai, una diva del nostro cinema anni '40 qui nella sua ultima e indimenticabile interpretazione. Profondo Rosso è un capolavoro e nessuno dei colleghi illustri di Argento dell'epoca saprà lasciare un'impronta così forte e potente nell'immaginario collettivo quanto lui e i suoi omicidi, brutali e teatrali ma diabolicamente affascinanti.
Suspiria
Con Suspiria Dario Argento entra nel mondo del soprannaturale. Ispirato dal romanzo Suspiria De Profundis di Thomas de Quincey e primo capitolo della Trilogia delle Madri è ambientato nella prestigiosa scuola di danza di Friburgo, una delle migliori d'Europa. La ballerina Susy Benner vola dall'America alla Germania per frequentare i corsi e perfezionarsi.
La notte in cui arriva nessuno le apre, ma nota una ragazza in evidente stato di shock scappare da lì; verrà uccisa poco dopo in circostanze misteriose. La mattina seguente Susy viene accolta nella scuola da Miss Tanner e Madame Blanc, la preside. Comincia a conoscere le allieve, ma l'ambiente non è dei più favorevoli e scoprirà a sue spese che quel luogo nasconde sinistri segreti. Suspiria è un titolo affascinante a livello registico e stilistico dove continua ad intravedersi l'influenza di Mario Bava soprattutto a livello scenografico e fotografico. L'innocenza di Susy Benner è in netto contrasto con il macabro che pervade l'intera opera quasi fosse una protagonista delle favole entrata in una pericolosa foresta. La trama ha una narrazione lineare, eppure Argento dà attenzione a tutto non lasciando niente al caso e curando ogni minimo particolare. Suspiria è un grande film anche per questo, un'opera diventata cult non solo per la storia principale, ma anche per scene minori gestite con creatività e cura del dettaglio magistrali. Un cast di grandi star, da Alida Valli a Joan Bennett e la colonna sonora dei Goblin rende tutto surreale, minaccioso ma al contempo ammaliante.
Inferno
Secondo capitolo della Trilogia delle Madri (completata molti anni dopo da La terza madre), Inferno è ancora oggi tra i film più sottovalutati di Dario Argento sia dal pubblico che dalla critica che, quando uscì nel 1980, non gli riservò le stesse lodi di Suspiria. La protagonista è Rose, una giovane poetessa residente a New York che ha acquistato un libro intitolato Le Tre Madri scritto dall'architetto italiano Emilio Varrelli. Nel tomo l'uomo racconta d'aver incontrato tre divinità infernali e confessa d'aver costruito per loro tre dimore: una a Friburgo, una a Roma e una a New York.
La donna scopre di abitare nello stesso palazzo costruito da Varrelli e dopo aver scritto una lettera al fratello Mark, residente a Roma, scende nei sotterranei per verificare se ciò che ha letto nel libro ha un fondo di verità. Mark non avrà più notizie della sorella e deciderà di andare negli Stati Uniti dove farà una scoperta agghiacciante. Ancora un'altra incursione nell'horror soprannaturale, ma questa volta le sfumature si avvicinano molto al gotico. Il regista affina ancor di più il suo talento visivo giocandoci senza nessun timore. Qui ad avere più peso è la forma più che sostanza; le immagini e l'atmosfera sono di grande impatto visivo ed è certamente il film più autoriale di Dario Argento, un'opera che merita di essere rivalutata e posta tra i migliori.
Tenebre
Dopo una perfetta parentesi horror con Suspiria e Inferno, Dario Argento ritorna al genere thriller che lo ha reso famoso con Tenebre , probabilmente fino a questo punto della sua carriera il film più complesso sia a livello concettuale che stilistico. Peter Neal è uno scrittore arrivato a Roma per promuovere il suo ultimo romanzo, Tenebrae. Il suo arrivo in città, però, coincide con l'inizio di una lunga serie di omicidi ad opera di uno squilibrato che pare prendere ispirazione proprio dai suoi romanzi. Il capitano Germani chiede il suo aiuto per risolvere il caso e porre fine alla scia di sangue. Dal titolo potrebbe sembrare un lungometraggio cupo e oscuro, ma Tenebrea livello fotografico lo è ben poco, anzi. La luce irradia anche le scene più truculente e il colore bianco spesso preponderante fa da contraltare al sangue che schizza senza freni.
Tenebre non solo mostra che Argento ci sa ancora fare con il genere che lo ha reso famoso, ma riesce a modernizzarlo e a giostrare perfettamente la complessità di aver ben due punti di vista dai quali guardare la storia: quello esclusivamente letterario dello scrittore e quello reale dell'assassino. A causa delle scene violente il film subì pesanti rimaneggiamenti e censure nel corso degli anni e solo dall'anno scorso è disponibile una versione restaurata in home-video. Un grande spettacolo visivo, ma d'altronde arrivati fin qui sappiamo quanto Argento sia un maestro nell'inscenare gli omicidi. Da evidenziare la presenza nel cast di Giuliano Gemma e John Saxon, protagonista de La ragazza che sapeva troppo di Mario Bava.
Phenomena
Moltissimi lo considerano l'ultimo grande film di Dario Argento e il regista ha ammesso che tra tutti quelli girati è il suo preferito. L'opera inizia subito con l'omicidio di una povera turista che perde il contatto con il proprio gruppo in una vallata svizzera. Non molto tempo dopo, la giovane Jennifer Corvino viene mandata dal padre in un collegio di Zurigo. Lì stringe amicizia con Sophie, la sua compagna di camera, che le racconta di strane sparizioni di bambine mai più ritrovate nei pressi dell'edificio. Jennifer soffre di sonnambulismo e durante uno degli episodi vede un misterioso assassino dal quale scappa rifugiandosi nella casa di un anziano entomologo paralitico. Grazie a lui la ragazza scoprirà di poter instaurare un particolare legame con gli insetti e saranno proprio loro a guidarla nell'indagine per scoprire chi è la misteriosa figura intravista nella notte.
Phenomena è un ulteriore salto in avanti per Dario Argento che con questo film continua sulla scia del thriller inserendo però una dimensione fiabesca già sperimentata in Suspiria. Se si volesse dare a tutti i costi una definizione sarebbe fiaba nera, ma perché farlo? Phenomena è un titolo suggestivo, onirico che porta nel cinema argentiano la novità del paesaggio naturalistico, ma anche la formazione della sua giovane protagonista interpretata da Jennifer Connelly. Alice è la "strana" del collegio per via delle sue caratteristiche e ciò attira l'odio delle compagne. Man mano che il minutaggio avanza da bambina diventa donna e la sua diversità non è più qualcosa da odiare bensì da amare, una parte di sé grazie alla quale può finalmente accettarsi. È uno dei migliori personaggi della filmografia del regista.
Non ho sonno
Qui forse molti storceranno il naso. Non ho sonno del 2001, un giallo puro, un ritorno a quella che fu la fortuna del regista nei prolifici anni Settanta. Ulisse Moretti, detective ormai in pensione, viene chiamato dal commissario Manni per dei consigli su una serie di efferati omicidi che sembrano portare la firma del serial killer noto come Nano Assassino. Moretti in passato l'aveva già incontrato e Manni spera nel suo aiuto. Particolare dell'omicida è quello di lasciare accanto al cadavere una figura di carta rappresentante un animale. A Moretti si affiancherà Giacomo che anni prima fu testimone dell'omicidio della madre proprio per mano del Nano Assassino.
Un giallo assolutamente inquietante dalla trama parecchio articolata che forse in alcuni punti soffre di mancanze e logicità, eppure Argento con il suo talento registico riesce a rendere tutto visivamente efficace e distrarre dalle piccole carenze narrative. Naturalmente un'opera con protagonista un omicida seriale ha bisogno che i protagonisti abbiano una scrittura psicologica forte e Non ho sonno ce l'ha. Quel che manca, a tal proposito, è l'effettiva resa del cast, le cui performance deficitano parecchio. Al di là di questo, sono tante le sequenze memorabili del film e lo è altrettanto la filastrocca sugli animali scritta dalla figlia Asia che, come la nenia infantile di Profondo Rosso, è il simbolo angosciante di questo lungometraggio che non merita affatto il trattamento severo che gli è stato riservato negli anni.
Prima di Occhiali Neri: i migliori film di Dario Argento
Occhiali Neri rappresenta il ritorno alla regia del maestro dell'horror Dario Argento. Scopriamo quali sono i migliori titoli della sua filmografia.
Il maestro dell'horror è tornato. Dal 24 febbraio, infatti, è nelle sale Occhiali Neri, l'ultimo film di Dario Argento dopo ben dieci anni di silenzio (un ritorno non certo in forma smagliante, come scrivevamo nella nostra recensione di Occhiali Neri, ma sapevate che il poster di Occhiali Neri cita un cult amatissimo?). Il regista romano è considerato tra i migliori cineasti di genere di sempre e fonte d'ispirazione per le nuove leve dell'horror nostrano e internazionale. Due nomi su tutti hanno dichiarato d'aver accolto i suoi insegnamenti e stiamo parlando di Nicolas Winding Refn e persino James Wan. Dario Argento è l'iniziatore di quello che verrà definito giallo all'italiana, un genere che ebbe fortuna fino agli anni Ottanta e di cui Mario Bava, altro grande maestro del nostro cinema, aveva già posto le basi qualche anno prima.
Argento è un autore a cui la cinematografia mondiale deve molto, ma è innegabile che nella sua carriera abbia avuto alti e bassi. Noi vogliamo celebrarlo ricordando le sue opere migliori nella speranza che, superati gli ottant'anni, riesca a trovare il riscatto definitivo dopo una parabola in continua discesa.
L'uccello dalle piume di cristallo
Non bisognerebbe avere paura nel definirlo il miglior esordio registico della storia del cinema italiano. L'uccello dalle piume di cristallo sancisce un'epoca e ufficializza la nascita del giallo all'italiana. L'influenza di La ragazza che sapeva troppo e Sei donne per l'assassino di Mario Bava è ben visibile soprattutto nella scenografia, negli ambienti e nel look dell'omicida. Ispirato dal romanzo giallo La statua che urla di Fredic Brown ha per protagonista lo scrittore Sal Dalmas che, di passaggio a Roma, assiste dalla vetrata di una galleria d'arte ad un tentativo di omicidio. Nonostante abbia messo in fuga il serial killer, verrà messo sotto accusa dalla polizia, mentre il vero colpevole continuerà ad agire indisturbato.
Quando Argento lesse la storia ne fu così preso che cominciò a modificarla riversando dentro fantasie e ispirazioni oniriche. Una volta finita la sceneggiatura cominciò a proporla, ma il soggetto rischiava di subìre continuamente modifiche o essere affidato a qualcun'altro. Così, con il padre Salvatore, fondò una società di produzione e nel 1970 nacque il suo primo film, un'opera diventata imprescindibile per il cinema di genere. È considerato il primo titolo della cosiddetta Trilogia degli Animali a cui seguiranno Il gatto a nove code e 4 mosche di velluto grigio.
Profondo Rosso
Profondo Rosso è una pellicola che si colloca esattamente a metà degli anni Settanta. Significativo questo dato, perché non solo nasce nel periodo d'oro del cinema di genere in Italia, ma segna il passaggio di Dario Argento dal thriller all'horror vero e proprio.
Marc è un giovane pianista che, per caso, assiste all'omicidio di una parapsicologa, ma non riesce a vedere il volto dell'assassino. Comincerà ad indagare con l'aiuto di una giornalista, ma le persone che potrebbero aiutarlo nel caso moriranno e la verità sembrerà allontanarsi sempre più. Il finale è ormai storia del cinema, la verità talmente sorprendente da far restare a bocca aperta. Forse è bene definirlo l'apice della sua carriera, un'ispirazione che l'autore non raggiungerà mai più in modo così limpido e lucido. Profondo Rosso è un lungometraggio creativo e magnificamente girato, e l'uso della suspense valse al regista il titolo di "Hitchcock italiano". Non si può, naturalmente, non citare la colonna sonora ormai cult dei Goblin e l'eccellente performance di Clara Calamai, una diva del nostro cinema anni '40 qui nella sua ultima e indimenticabile interpretazione. Profondo Rosso è un capolavoro e nessuno dei colleghi illustri di Argento dell'epoca saprà lasciare un'impronta così forte e potente nell'immaginario collettivo quanto lui e i suoi omicidi, brutali e teatrali ma diabolicamente affascinanti.
Suspiria
Con Suspiria Dario Argento entra nel mondo del soprannaturale. Ispirato dal romanzo Suspiria De Profundis di Thomas de Quincey e primo capitolo della Trilogia delle Madri è ambientato nella prestigiosa scuola di danza di Friburgo, una delle migliori d'Europa. La ballerina Susy Benner vola dall'America alla Germania per frequentare i corsi e perfezionarsi.
La notte in cui arriva nessuno le apre, ma nota una ragazza in evidente stato di shock scappare da lì; verrà uccisa poco dopo in circostanze misteriose. La mattina seguente Susy viene accolta nella scuola da Miss Tanner e Madame Blanc, la preside. Comincia a conoscere le allieve, ma l'ambiente non è dei più favorevoli e scoprirà a sue spese che quel luogo nasconde sinistri segreti. Suspiria è un titolo affascinante a livello registico e stilistico dove continua ad intravedersi l'influenza di Mario Bava soprattutto a livello scenografico e fotografico. L'innocenza di Susy Benner è in netto contrasto con il macabro che pervade l'intera opera quasi fosse una protagonista delle favole entrata in una pericolosa foresta. La trama ha una narrazione lineare, eppure Argento dà attenzione a tutto non lasciando niente al caso e curando ogni minimo particolare. Suspiria è un grande film anche per questo, un'opera diventata cult non solo per la storia principale, ma anche per scene minori gestite con creatività e cura del dettaglio magistrali. Un cast di grandi star, da Alida Valli a Joan Bennett e la colonna sonora dei Goblin rende tutto surreale, minaccioso ma al contempo ammaliante.
Inferno
Secondo capitolo della Trilogia delle Madri (completata molti anni dopo da La terza madre), Inferno è ancora oggi tra i film più sottovalutati di Dario Argento sia dal pubblico che dalla critica che, quando uscì nel 1980, non gli riservò le stesse lodi di Suspiria. La protagonista è Rose, una giovane poetessa residente a New York che ha acquistato un libro intitolato Le Tre Madri scritto dall'architetto italiano Emilio Varrelli. Nel tomo l'uomo racconta d'aver incontrato tre divinità infernali e confessa d'aver costruito per loro tre dimore: una a Friburgo, una a Roma e una a New York.
La donna scopre di abitare nello stesso palazzo costruito da Varrelli e dopo aver scritto una lettera al fratello Mark, residente a Roma, scende nei sotterranei per verificare se ciò che ha letto nel libro ha un fondo di verità. Mark non avrà più notizie della sorella e deciderà di andare negli Stati Uniti dove farà una scoperta agghiacciante. Ancora un'altra incursione nell'horror soprannaturale, ma questa volta le sfumature si avvicinano molto al gotico. Il regista affina ancor di più il suo talento visivo giocandoci senza nessun timore. Qui ad avere più peso è la forma più che sostanza; le immagini e l'atmosfera sono di grande impatto visivo ed è certamente il film più autoriale di Dario Argento, un'opera che merita di essere rivalutata e posta tra i migliori.
Tenebre
Dopo una perfetta parentesi horror con Suspiria e Inferno, Dario Argento ritorna al genere thriller che lo ha reso famoso con Tenebre , probabilmente fino a questo punto della sua carriera il film più complesso sia a livello concettuale che stilistico. Peter Neal è uno scrittore arrivato a Roma per promuovere il suo ultimo romanzo, Tenebrae. Il suo arrivo in città, però, coincide con l'inizio di una lunga serie di omicidi ad opera di uno squilibrato che pare prendere ispirazione proprio dai suoi romanzi. Il capitano Germani chiede il suo aiuto per risolvere il caso e porre fine alla scia di sangue. Dal titolo potrebbe sembrare un lungometraggio cupo e oscuro, ma Tenebre a livello fotografico lo è ben poco, anzi. La luce irradia anche le scene più truculente e il colore bianco spesso preponderante fa da contraltare al sangue che schizza senza freni.
Tenebre non solo mostra che Argento ci sa ancora fare con il genere che lo ha reso famoso, ma riesce a modernizzarlo e a giostrare perfettamente la complessità di aver ben due punti di vista dai quali guardare la storia: quello esclusivamente letterario dello scrittore e quello reale dell'assassino. A causa delle scene violente il film subì pesanti rimaneggiamenti e censure nel corso degli anni e solo dall'anno scorso è disponibile una versione restaurata in home-video. Un grande spettacolo visivo, ma d'altronde arrivati fin qui sappiamo quanto Argento sia un maestro nell'inscenare gli omicidi. Da evidenziare la presenza nel cast di Giuliano Gemma e John Saxon, protagonista de La ragazza che sapeva troppo di Mario Bava.
Phenomena
Moltissimi lo considerano l'ultimo grande film di Dario Argento e il regista ha ammesso che tra tutti quelli girati è il suo preferito. L'opera inizia subito con l'omicidio di una povera turista che perde il contatto con il proprio gruppo in una vallata svizzera. Non molto tempo dopo, la giovane Jennifer Corvino viene mandata dal padre in un collegio di Zurigo. Lì stringe amicizia con Sophie, la sua compagna di camera, che le racconta di strane sparizioni di bambine mai più ritrovate nei pressi dell'edificio. Jennifer soffre di sonnambulismo e durante uno degli episodi vede un misterioso assassino dal quale scappa rifugiandosi nella casa di un anziano entomologo paralitico. Grazie a lui la ragazza scoprirà di poter instaurare un particolare legame con gli insetti e saranno proprio loro a guidarla nell'indagine per scoprire chi è la misteriosa figura intravista nella notte.
Phenomena è un ulteriore salto in avanti per Dario Argento che con questo film continua sulla scia del thriller inserendo però una dimensione fiabesca già sperimentata in Suspiria. Se si volesse dare a tutti i costi una definizione sarebbe fiaba nera, ma perché farlo? Phenomena è un titolo suggestivo, onirico che porta nel cinema argentiano la novità del paesaggio naturalistico, ma anche la formazione della sua giovane protagonista interpretata da Jennifer Connelly. Alice è la "strana" del collegio per via delle sue caratteristiche e ciò attira l'odio delle compagne. Man mano che il minutaggio avanza da bambina diventa donna e la sua diversità non è più qualcosa da odiare bensì da amare, una parte di sé grazie alla quale può finalmente accettarsi. È uno dei migliori personaggi della filmografia del regista.
Non ho sonno
Qui forse molti storceranno il naso. Non ho sonno del 2001, un giallo puro, un ritorno a quella che fu la fortuna del regista nei prolifici anni Settanta. Ulisse Moretti, detective ormai in pensione, viene chiamato dal commissario Manni per dei consigli su una serie di efferati omicidi che sembrano portare la firma del serial killer noto come Nano Assassino. Moretti in passato l'aveva già incontrato e Manni spera nel suo aiuto. Particolare dell'omicida è quello di lasciare accanto al cadavere una figura di carta rappresentante un animale. A Moretti si affiancherà Giacomo che anni prima fu testimone dell'omicidio della madre proprio per mano del Nano Assassino.
Un giallo assolutamente inquietante dalla trama parecchio articolata che forse in alcuni punti soffre di mancanze e logicità, eppure Argento con il suo talento registico riesce a rendere tutto visivamente efficace e distrarre dalle piccole carenze narrative. Naturalmente un'opera con protagonista un omicida seriale ha bisogno che i protagonisti abbiano una scrittura psicologica forte e Non ho sonno ce l'ha. Quel che manca, a tal proposito, è l'effettiva resa del cast, le cui performance deficitano parecchio. Al di là di questo, sono tante le sequenze memorabili del film e lo è altrettanto la filastrocca sugli animali scritta dalla figlia Asia che, come la nenia infantile di Profondo Rosso, è il simbolo angosciante di questo lungometraggio che non merita affatto il trattamento severo che gli è stato riservato negli anni.
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