Next Gen, la recensione: azione sfrenata nel film d'animazione Netflix

Una produzione cinese con un comparto creativo tutto americano, ricca di umanità e divertimento e dall'azione dannatamente spettacolare.

Next Gen, la recensione: azione sfrenata nel film d'animazione Netflix
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Si è conclusa da poco la 75° Edizione della Mostra del Cinema di Venezia, che ha visto il trionfo dello splendido Roma di Alfonso Cuaron, al quale è stato assegnato il prestigioso Leone d'Oro. Non fosse che il cineasta messicano sia stato riconosciuto ormai da tempo come una delle voci più innovative del cinema contemporaneo, con un talento capace di spaziare nei generi mantenendo vivido stile e tecnica -sempre ai massimi livelli-, a quest'ora sarebbe già scoppiata la polemica sul fatto che una produzione originale Netflix abbia vinto uno dei premi più ambiti nel mondo cinematografico, senza che venga poi distribuita (almeno come si deve) nelle sale.
Ah, state dicendo che gli esercenti sono già insorti?
Allora proviamo a puntualizzare sul dibattito cinema/piattaforma streaming andando oltre la vittoria di Roma (su cui torneremo nei prossimi giorni) e parlando invece di Next Gen, film d'animazione interamente prodotto da due compagnie cinesi (Alibaba e Baozou) che però vede nel reparto creativo nomi americani, dato che già i registi sono Kevin R. Adams e Joe Ksander. Filmmaker praticamente sconosciuti che sono riusciti comunque a confezionare un titolo inaspettatamente sorprendente, soprattutto per quanto riguarda il comparto action, che ci dà poi la misura dell'importanza salvifica di Netflix per questo genere di produzioni e -più in generale- per tanto cinema che altrimenti andrebbe a scomparire.

Livello successivo

Prima di scendere nel merito del film, è importante nel contesto introdotto parlare dei retroscena produttivi e distributivi di Next Gen, così da avere chiaro, almeno in parte, un pezzettino di quel quadro generale del mondo delle piattaforme streaming che oggi ha davvero molti detrattori. Il progetto, innanzitutto, non è originale di Netflix, ma è un'acquisizione da una terza parte, avvenuta per l'esattezza lo scorso maggio al mercato del Festival di Cannes.
Vi sconcerterà forse sapere che Next Gen è stata una delle vendite che più hanno tenuto banco in quel della croisette, con offerte competitive che arrivavano da più fronti e battute infine da quella della società di Reed Hastings, che si è accaparrata i diritti di distribuzione internazionali del film animato per la somma di 30 milioni di dollari.
Una cifra onestamente oscena per un titolo praticamente completato, di produzione cinese, senza nomi neanche mediamente importanti alla regia e con un cast di doppiatori privo di grandi A-listers -no, John Krasinski, Michael Pena e Jason Sudeikis purtroppo non sono abbastanza per molti spettatori. I motivi di tale corsa all'acquisto sono però presto spiegati.
Next Gen è infatti l'adattamento cinematografico in forma animata del fumetto online 7723 della Wang Nima, etichetta fondatrice ed editrice del più famoso e seguito sito di rage comics cinesi, Baozou Manhua. I fumetti in questione sono tra i più amati dal popolo della grande muraglia, specie quelli di stampo biaoqing ("espressioni facciali"), ma Baozou negli ultimi anni si è espansa oltre i fumetti online, ramificandosi nel settore multimediale e creando un impero mini-media che spazia tra diversi tipi di contenuti per l'intrattenimento, disponibili per la maggior parte solo ed esclusivamente in Cina, con margini di condivisione via Youtube di pochissime produzioni. In sostanza stiamo parlando di un vero colosso per lo più sconosciuto al resto del mondo ma non ai vari distributori internazionali, che infatti si sono accapigliati per acquistarlo.
"Un momento: allora c'era qualcuno che voleva distribuirlo nelle sale?", starete sicuramente pensando.
La risposta è sì, ma in poche e soprattutto comprandolo per una cifra molto più bassa rispetto al suo reale valore, che Netflix ha pagato profumatamente. A dispetto della bontà del titolo, si voleva infatti puntare sul fatto che nell'emisfero occidentale sono davvero in pochi a conoscere i personaggi di 7723, soffermandosi inoltre "sul complesso mix di toni e azione in stile Marvel che secondo gli studios non si adattava ai bambini" (parole del regista R. Adams)

C'era molta indecisione, insomma, e la linea distributiva principale sarebbe addirittura potuta essere quella del direct-to-video, ma Netflix -come ha sottolineato sempre R. Adams- "era ed è in una posizione in cui può correre dei rischi", cosa che fortunatamente ha fatto.
Non c'è quasi neanche da discuterne, dunque: senza il colosso streaming, titoli tanto differenti come Next Gen o Roma non vedrebbero oggi la sala come noi la intendiamo, capillarmente, rivolta a tutti, ma questo anche perché progetti così minori o autoriali nella loro essenza primaria non valgono l'investimento. In definitiva, se il servizio streaming non avesse concluso l'affare, oggi non staremmo neanche qui a parlare di Next Gen e credeteci, sarebbe stato davvero un peccato.

Robotomia

Arriviamo finalmente al film, che si rivela essere nella sua interezza non proprio originale ma più un collage tra elementi presi random da Big Hero 6, Goool! o Astro Boy, eppure funziona molto bene. È sì una trasposizione, ma mutata nel profondo rispetto ai fin troppo caricaturali e demenziali fumetti originali, tipicamente rage comics, quindi è come se i registi e gli sceneggiatori del progetto fossero sostanzialmente partiti da zero nell'impalcatura della storia, pensando daccapo caratterizzazione psicologica dei personaggi e l'intero mondo in cui questi si muovono. Ma trattandosi comunque di adattamento, l'elemento rabbia doveva in ogni caso essere mantenuto, cosa che R. Adams e Ksander hanno saputo traslare con intelligenza su schermo, dato che l'emozione primaria che muove la protagonista Mai (e il suo simpatico cagnolino, Momo) è proprio una rabbia incontenibile, nei confronti del padre che l'ha abbandonata e di una madre assente, verso un mondo assuefatto alle semplificazioni della robotica, contro i bulli. Ai suoi occhi, il mondo intero pare avergli voltato le spalle, lasciandola sprofondare nella solitudine, che mai sfocia però nell'autocommiserazione: Mai è una ragazzina forte e decisa, anche se molto triste.
Il mondo della protagonista è molto futuristico e vive tra un Io, Robot e sprazzi di San Fransokyo qui e lì. Grazie alla IQ Robotics, i robot hanno attecchito capillarmente nella società e vengono sfruttati in diversi ambiti, come quello della sicurezza o nella sanità. La grande rivoluzione che avvicina un po' Next Gen al romanzo di Asimov è però l'idea del robot personale per ogni umano, come fosse il nuovo Smartphone di turno, da cambiare puntualmente ogni due o tre anni, per restare aggiornati, interconnessi nel miglior modo possibile, moderni.
Il film parte proprio dalla presentazione dell'ultimo modello di robot-amico, il Gen-6, annunciato al mondo in un evento gigantesco dal CEO della IQ Robotics, Justin Pin, uno Steve Jobs particolarmente hipster, con tanto di occhiali, codino, sandali e camicetta slacciata. Il mondo è ai suoi piedi e la folla impazzata per il Gen-6, e Pin decide di fare un regalo a tutti i presenti all'evento: dona così ad ognuno di loro il nuovo robot, gratis, per ringraziali della presenza.

Nel mentre della presentazione Mai si mette nei guai -come sempre- e tenta la fuga da un robot-autorità (la maggior parte degli automi del film sono caricaturali, simpatici e caratterizzati da linee di dialogo davvero idiote), finendo in una stanza dei laboratori della compagnia dove nota il Dr. Rice, la mente creativa della società, parlare a un particolare robot che definisce "la sua creazione migliore". Mai lo sveglia accidentalmente ed è come se l'automa, chiamato 7723, subisse una sorta di imprinting iniziale, nonostante sia poi guidato da una coscienza molto forte. Da quel momento, farà di tutto per seguire la sua amica Mai, dando il via a un susseguirsi di eventi che porteranno a una svolta finale avvincente e in parte inaspettata.
L'animazione non raggiunge mai le vette massime, conquistabili solo dalle grandi major del settore, per questioni di investimenti finanziari e tecnologici, ma non esageriamo quando diciamo che Next Gen raggiunge uno standard medio-alto molto riuscito, dove la qualità del rendering dell'animazione e dei personaggi è ricercata e accattivante, e nel quale soprattutto la fluidità e la costruzione di praticamente tutte le sequenze d'azione è davvero encomiabile. Vengono persino sfruttati in due occasioni i piani sequenza digitali, con un effetto incredibile, e i venticinque minuti finali sono una lunga, distruttiva e accattivante battaglia per la città che inchioda lo spettatore alla poltrona, lasciandolo di sasso.

In Nex Gen c'è però anche un forte senso di amicizia inter-specie (se i robot possono essere definiti specie) che cerca in tutti i modi di adeguarsi all'elemento rabbia, che tipicizza poi l'opera originale. Paradossalmente, 7723 è l'elemento umano e positivo del film, aperto al miglioramento, al superamento di sé come puro oggetto, arma. Tutto ciò che desidera è avere dei ricordi ai quali legarsi, siano essi tristi o felici: l'importante è cercare di definire se stessi e gli altri tramite l'esperienza. È infatti lui che mitiga giorno dopo giorno la rabbia incandescente di Mei, "robotmizzandola", andando ad agire nel suo centro neurale con affetto e comprensione, cambiando radicalmente la sua persona, lasciando scomparire quell'eccesso di collera fumantina che le impediva di affrontare il mondo con ottimismo.
Quando poi si arriva alla fine, quello che rimane è un film con diversi difetti, sia legati allo sviluppo della trama che ad alcuni passaggi che lasciano un po' dubbiosi, ma nella sua generalità davvero candido, con momenti esilaranti e -contro ogni previsione- soprattutto ricco di azione spettacolare.

Next Gen Next Gen è un collage di elementi presi da Big Hero 6 o Astro Boy, che pesca anche dall'Io, Robot di Isaac Asimov o addirittura da Goool!, non presentandosi propriamente in modo originale. Curioso comunque come tutti questi pezzi convivano in un prodotto funzionale dove i difetti sono autoimmuni e non debilitano mai nel profondo l'intero organismo, che invece si mantiene vivo grazie a tanta e ottima azione, personaggi mediamente ben caratterizzati e un protagonista Robot che scalda il cuore nei momenti dialogati e infiamma gli animi quando c'è da menare la mani. Inaspettatamente spettacolare e dal setting medio-alto nell'animazione, Next Gen è un prodotto organico e ben riuscito che saprà intrattenervi a dovere. Potreste scoprirvi ad amarlo persino più del dovuto.

7

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