Speciale Need for Speed: le auto

Dritti al cuore dell'action automobilistico tratto dalla saga EA: le auto da corsa!

Speciale Need for Speed: le auto
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Arriva oggi nei cinema l'adattamento cinematografico di Need for Speed, la popolare saga EA dedicata alle corse automobilistiche clandestine. Il film, diretto dallo Scott Waugh già regista di Act of Valor, vede protagonisti Aaron Paul e Dominic Cooper in una storia di vendetta e redenzione ambientata nel pericoloso mondo delle corse clandestine. Need for Speed narra infatti di Tobey Marshall (Aaron Paul), meccanico e pilota automobilistico che, incastrato per un crimine che non ha commesso, è costretto a scontare una pena di due anni. Uscito di prigione, Tobey ha un unico obiettivo: saldare i conti con l'uomo responsabile della sua ingiusta detenzione, l’ex pilota NASCAR Dino Brewster (Dominic Cooper). Tobey sa bene però che per battere il suo rivale deve sconfiggerlo in una gara all’ultimo respiro, la De Leon, il “Mondiale” delle corse clandestine. Per arrivare in tempo all'appuntamento, il protagonista dovrà sfidare ogni limite di velocità in un epico viaggio che attraversa gli Stati Uniti. Una corsa che inizia come missione di vendetta, ma che si trasforma in percorso di redenzione.
“Sapevamo il tipo di film che volevamo realizzare e abbiamo cercato degli esperti nell’industria che ci permettessero di migliorarlo”, sostiene il produttore del film Patrick O’Brien. “Il brand è importante per noi così come per i fan, quindi dovevamo fare le cose bene e con i partner giusti, altrimenti era meglio lasciar perdere”.


Quando la Electronic Arts ha iniziato a pensare alla possibilità di portare questo leggendario videogioco sul grande schermo, ha optato per un approccio attivo e senza aspettare una sceneggiatura giusta dall’esterno. I film vengono sviluppati per tante ragioni, ma Need for Speed è nato per il motivo giusto: la passione. I film vengono sviluppati per tante ragioni, ma Need for Speed è nato per il motivo giusto: la passione. Lo sceneggiatore John Gatins e il fratello co-sceneggiatore George possiedono un’officina automobilistica a Van Nuys, in California, dove restaurano dei modelli classici. Fin dall’infanzia, erano innamorati della cultura delle macchine e quando la società ha visitato il loro garage per parlare di una possibile sceneggiatura, tutti i pezzi sono andati rapidamente al posto giusto.


I Gatins hanno dato vita a una sceneggiatura ambientata in un mondo di avvincenti corse automobilistiche. A quel punto la EA ha deciso di lavorare con la Dreamworks e insieme hanno iniziato a cercare il regista giusto. Era fondamentale trovare qualcuno che esaltasse il materiale di partenza e lo raccontasse con uno stile visivo unico. Scott Waugh aveva appena finito di dirigere Act of Valor, uno dei film d’azione più realistici mai realizzato su una squadra d’elite dei Navy SEAL, interpretato da alcuni veri soldati.
Secondo il produttore Mark Sourian, “Scott è veramente un grande appassionato d’auto, visto che ha iniziato come stuntman, quindi sapevamo che avrebbe fornito una grande autenticità al film e una suspense estrema alle sequenze in macchina”.
Waugh voleva rendere omaggio ai grandi film automobilistici degli anni sessanta e settanta con Need for Speed, creando un film sulla scia di Bullitt (1968), Il braccio violento della legge (1971) e Punto zero (1971), in cui le scene erano autentiche e realizzate senza utilizzare effetti visivi. Per non parlare di Grand Prix (1966) e Duel (1971) che avevano storie forti e personaggi che conquistavano il pubblico. Waugh ritiene che girare film con stunt realistici stia diventando una forma d’arte in estinzione, sostituita dagli effetti digitali.
Come spiega il regista “catturare le sequenze d’azione in maniera autentica funziona per due motivi. Per prima cosa, gli esseri umani capiscono istintivamente se una cosa non è vera, non importa quanto possa essere fatta bene. Inoltre si nota quando un attore si trova in un ambiente reale”.

Le auto sono protagoniste

Ma dopo aver ingaggiato un valente regista e degli attori bravi e in parte, è il momento di darsi da fare anche sul versante realismo. Tanti film comprendono automobili e gare automobilistiche, ma lo spettacolo è spesso dato dagli effetti in computer grafica, senza grossa attenzione per la reale fisica dei motori e i veri modelli di auto da corsa. Cosa che, invece, è accaduta per Need for Speed. E le scelte di casting non si limitavano soltanto agli attori. I realizzatori dovevano selezionare anche le auto perché c’è un forte legame tra i piloti e i loro veicoli, che spesso vengono visti come una loro estensione, tanto da rappresentare chi è e in cosa crede una persona.
“Da adolescente, il momento fondamentale non è quando puoi votare, ma quando puoi guidare”, sostiene Waugh.


Sono state scelte classiche muscle car e costose super car europee degli anni settanta. Il film ha inizio a Mt. Kisco, una città piena di operai e con una cultura sempre orientata verso le muscle car, tanto che molte super car sono diventate protagoniste dei videogiochi.
“Che vi piacciano le muscle car, le super car o tutto quello che c’è tra queste due categorie, il film soddisferà sicuramente i fan di Need for Speed”, sostiene O’Brien.


La Mustang che Tobey e Julia guidano per andare al De Leon è così diventata l’eroina del film. La celebre vettura del 1964 simbolizza la libertà, l’amore e l’America, tanto che la Mustang ha lanciato la moda delle muscle car nel Paese ed è diventata un’icona mondiale.
Una volta che la Ford Motors ha sentito parlare del film e dell’importanza della Mustang nella storia, ha fatto di tutto per essere coinvolta. L’azienda ha creato una Mustang speciale per Need for Speed, basata sulla Shelby del 2013 GT500. Caroll Shelby, un leggendario pilota americano che poi è diventato un progettista e che ha creato la Mustang per la Ford nel 1965, stava lavorando alla versione del 50° anniversario quando è morto nel 2012. Voleva rispettare la visione che Shelby avrebbe potuto portare avanti, senza rendere la macchina troppo futuristica e mantenendo due elementi caratteristici, le strisce blu e la cromatura.
Secondo Waugh, “chi ha desiderato una Mustang, ha sempre voluto una Shelby Mustang, perché era una vettura meravigliosa”.
La struttura è stata modificata dal celebre designer della Ford Melvin Betancourt e realizzata dalla Techno Sports a Detroit. Alcuni cambiamenti decisi per la Mustang di Need for Speed comprendono una larghezza maggiore, ruote in lega da 50 centimetri (per aiutare a rendere più semplici gli stunt per i piloti) e un motore VM in grado di superare i 300 chilometri all’ora. Il cruscotto interno è stato adattato per inserire un iPad per Tobey, che così lo poteva utilizzare con la sua squadra e per controllare il Monarch, oltre ai futuristici specchietti, che sono diventati delle cineprese.
Alla fine, sono state costruite sette diverse Mustang, ognuna utile per delle ragioni specifiche, come le inquadrature da fermo, in corsa e durante gli stunt, per non parlare di un modello usato per essere sollevato da un elicottero.


Oltre alla Mustang, altre leggendarie muscle car americane erano presenti nel film, una Ford Gran Torino del ‘69, una Chevy Camaro del ‘68 e una Pontiac GTO del ’66.
Un elemento fondamentale nella gara decisiva tra Tobey, Dino e Little Pete, lo spettacolo del De Leon, sono le super car europee. Tra queste, la Koenigsegg Agera R, una Lamborghini Sesto Elemento, una Spano GTA, una Bugatti Veyron e una McLaren P-1 (tutte già viste nei vari videogiochi della serie) e una Saleen S-7.


Inoltre, c’era bisogno di diverse copie delle super car utilizzate durante le riprese, perché ognuna di esse aveva scopi specifici e doveva prevedere una struttura dove sistemare le cineprese nei punti giusti. Ma a causa dei loro costi enormi (anche superiori al milione di dollari) e al fatto che non potevano rischiare di essere danneggiate, queste vetture sono state ricostruite appositamente.


“Esistono poche super car nel mondo e non amano le cineprese”, spiega Waugh. “Non puoi fare dei buchi sulla fiancata di una macchina da due milioni e mezzo di dollari. Sono delle opere d’arte, un aspetto che tutti dimenticano. Quindi, bisognava farne delle copie per esporle a possibili danni, in modo che quelle vere non corressero nessun pericolo”.
Per fortuna, i costruttori erano felicissimi di essere coinvolti e hanno condiviso specifiche tecniche segrete con la Reel Industries di Los Angeles, che ha così avuto la possibilità di creare 15 telai e strutture in fibra di vetro per ognuna di esse, in modo da poterle scambiare quando necessario.


La Koenigsegg, la Bugatti e la McLaren avevano tutte ruote da due metri e mezzo, la Lamborghini e la Spano qualcosa in meno. Per quanto riguarda la Koenigsegg, una macchina ad alte prestazioni e a due posti in grado di superare i 400 chilometri all’ora, erano necessarie 10 copie.
Tre camera car sono state utilizzate durante le riprese per scene particolari richieste dal copione. Si trattava di una Mercedes Benz dotata di un braccio telescopico da 7 metri, una Porsche Cayenne, che serviva per spingere o tirare una macchina di scena e una Mustang dotata di un motore Saleen.

Il veicolo che affianca la Mustang di Tobey nel film, la Bestia, è guidata da Joe Peck (Rodriquez) e da Finn (Malek) durante il viaggio attraverso gli Stati Uniti. La Bestia, assieme all’elicottero pilotato da Benny (Mescudi), rappresentava gli occhi e le orecchie di Tobey mentre si dirige verso la partenza del De Leon. Il coordinatore delle vetture Steve Mann e la sua squadra l’hanno costruita partendo da un camion Ford F-450, alzandola di venti centimetri e dotandola di pneumatici giganti da 90 centimetri, un utility bed e dei paraurti anteriore e posteriore.
Quando le vetture venivano danneggiate, Mann e la sua squadra di meccanici dovevano completare le riparazioni di questi veicoli prima e durante le riprese e in tempi molto ristretti. Un giorno, hanno dovuto riparare completamente la Gran Torino di Tobey e un altro estrarre un GTO rotto e inserirlo in un’altra struttura.


“E’ incredibile quello che riescono a fare questi ragazzi”, sostiene Mann. “sono meccanici fantastici che vivono di adrenalina e che danno il massimo quando sono sottoposti a una pressione enorme”.
Gli abitacoli delle vetture sono stati riprodotti basandosi sulle auto originali, in modo che gli attori potessero sedersi davanti al volante e pronunciare le loro battute, mentre un pilota stuntman guidava nascosto. La parte dell’abitacolo con il sedile del pilota stuntman è una gabbia montata all’esterno della vettura, che pone il guidatore vero sopra e dietro all’attore. Gli abitacoli erano quindi condotti dai celebri piloti Tanner Foust, il più celebre corridore nella storia degli X Games e il detentore del record del mondo per il salto più lungo, così come da Rhys Millen, un campione di Formula D e due volte detentore del record del mondo di velocità. A loro, si sono aggiunti i corridori Rich Rutherford, Tony Brakohiapa, Brent Fletcher e Paul Dallenbach. Questi sei piloti hanno guidato anche le super car impegnate nel De Leon.
Secondo Foust, che guida le macchine per la Ford e la Rock Star ed è spesso ospite della trasmissione Top Gear USA, “questi abitacoli fanno paura. C’è una macchina velocissima, ma con un abitacolo posizionato dietro, quindi è come se tu venissi sistemato sopra il portasci di una macchina sportiva e dovessi guidare da quella posizione”.
Prosegue dicendo che “anche lo sterzo presenta complicazioni, in particolare se guidi fianco a fianco di tante altre macchine a 160 chilometri all’ora e hai anche un attore dentro la vettura. C’è una grande pressione”.
Anche gli attori avevano paura visto che erano dentro vetture che raggiungevano grandi velocità e con qualcun’altro dietro di loro che guidava.
Come spiega Cooper, “all’inizio ero terrorizzato, soprattutto perché mi piace guidare. La prima volta ho premuto d’istinto il pedale del freno, anche se sapevo che non sarebbe servito a nulla. Ma i ragazzi che guidavano erano mille volte più bravi di me, quindi in breve tempo mi sono tranquillizzato”.

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