Mystic River su Netflix: è il miglior film di Clint Eastwood?

Il capolavoro, datato 2003, è una splendida e toccante riflessione sul tempo oramai perduto e sul dolore della perdita.

Mystic River su Netflix: è il miglior film di Clint Eastwood?
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Mystic River, nato dalla regia di Clint Eastwood (Gli spietati, Million Dollar Baby) e dalla sceneggiatura di Brian Helgeland (L.A. Confidential, Il destino di un cavaliere), è una struggente e drammatica ballata sulla ricerca dell'innocenza perduta, ma anche un saggio brillante e spietato sull'importanza dell'attimo e sul peso incessante del passato. La pellicola, adattamento del libro La morte non dimentica (in originale Mystic River, appunto) di Dennis Lehane, è una straordinaria prova registica di Eastwood, affiancata dalla solidità narrativa costruita dallo sceneggiatore Brian Helgeland e dalle imponenti interpretazioni di Kevin Bacon, Tim Robbins e Sean Penn (gli ultimi due vincitori dell'Oscar rispettivamente per Miglior attore non protagonista e Miglior attore protagonista).

All'interno del lungometraggio, tre amici d'infanzia di Boston, Jimmy Markum (Penn), Dave Boyle (Robbins) e Sean Devine (Bacon), si riuniscono dopo 25 anni a causa di un evento tragico, dopo la sospensione delle loro vite, avvenuta una fatidica mattina del 1975. Mystic River, in occasione dei vent'anni dall'uscita nelle sale, è sbarcato su Netflix il 15 gennaio 2023 (con l'occasione vi invitiamo a recuperare tutti i prodotti cinematografici usciti questo mese sulla piattaforma) ed è opportuno riflettere se siamo realmente di fronte al miglior titolo di Eastwood che senza dubbio spicca nella sua vasta e ricca filmografia. Ci muoveremo quindi in un'analisi prettamente tematica, facendo ovviamente degli spoiler mirati su quanto contenuto nella pellicola.

La ruota del tempo

Mystic River si apre nel passato, con i tre giovani protagonisti che sono intenti a giocare per la strada. Mentre stanno imbrattando del cemento fresco scrivendo i loro nomi, il trio viene interrotto da una misteriosa macchina, dal quale scende un inquietante uomo.

Fingendosi un poliziotto, il delinquente carica sul veicolo Dave con la scusa di portarlo dalla madre, ma lo rapisce, stuprandolo per giorni. Un evento traumatico che gli rimane sulla pelle e che, 25 anni dopo, ancora lo tormenta. Sbagliato pensare, però, che l'unica vita segnata dopo quel plumbeo giorno del 75' sia solo quella del timido e introverso bambino anche se quasi per tutto il film ci viene raccontata questa versione. La prospettiva è decisamente diversa e ce ne accorgiamo dalle piccole cose: dall'incomunicabilità tra Sean e la moglie, dalla spavalderia e violenza di Jimmy, da un quartiere di Boston che sembra sempre uguale. La verità ce la racconta proprio Sean in una delle scene conclusive della pellicola, quando spiega al suo amico Jimmy che, in realtà, tutti e tre sono saliti su quell'automobile, perdendo l'innocenza e lanciandosi nel buio dell'ignoto. Ed ecco che la metafora centrale che muove le fila di Mystic River è quell'inesorabile e vorticosa ruota del tempo che, ciclicamente, porta alla luce ricordi di un passato inafferrabile che però ha un peso enorme negli eventi del futuro.

Ogni singola azione ha delle forti ripercussioni, tutto è connesso, ma, contemporaneamente, gli anni che furono così come l'avvenire non sono tangibili, rimanendo sospesi come fantasmi di un altro mondo. Eastwood dirige la macchina da presa con grazia, manipolando lo scorrere del tempo con un utilizzo delicato e commovente delle inquadrature, mai invasive né brutali, nemmeno nella raffigurazione bestiale della violenza di Jimmy. L'innocenza perduta dei tre ragazzi, così come l'ineluttabile tragicità del destino, diventano un linguaggio intimo e universale, un codice di frasi implicite, di parole non dette che le immagini rivelano con tatto, senza dover appoggiarsi necessariamente al copione.

Tra vampiri e lupi

E proprio questo è un punto fondamentale di Mystic River: la sceneggiatura, infatti, per quanto sia scritta con estrema perizia (l'esempio lampante è la magistrale gestione della linea investigativa del film, ma anche la caratterizzazione dei personaggi) si muove sempre in maniera sottile, efficace, soprattutto, nel fare un passo indietro quando bisogna dare maggiore spazio alle immagini. Una scena sicuramente rappresentativa di tale elemento vede Dave seduto sul divano mentre è intento a osservareVampires di John Carpenter in televisione.

Inizialmente non cogliamo la connessione tra l'universo del film e la creatura succhiasangue codificata da Bram Stoker e la sequenza, criptica ed inquietante, sembra appartenere ad un altro lungometraggio. Il passaggio alla narrazione scatta quando l'uomo racconta a sua moglie Celeste (Marcia Gay Harden) che il piccolo Dave non tornerà più, dilaniato braccato da vampiri e lupi mannari in un bosco da incubo in cui per forza di cose la sua psiche viene alterata.

In un processo di astrazione, partendo dalle immagini, fino a passare ad un dialogo decisamente misterioso e apparentemente privo di senso, vengono raccontate le sevizie che ha subito il personaggio con un tono crudo, angosciante, ma senza mai andare nel dettaglio, rimanendo, appunto, sul non detto, sull'immaginazione. Un esempio perfetto di come la regia e la scrittura di Mystic River siano calibrate in maniera tale da travolgere lo spettatore, spingendolo alla riflessione più pura e semplice, anche senza aiutarlo con strumenti rarefatti, spiegoni o sequenze maggiormente didascaliche.

La scena della televisione è particolarmente rappresentativa perché agisce su più livelli: per prima cosa valorizza l'interpretazione di Tim Robbins ed in seconda battuta esplica uno dei temi centrali del lungometraggio, alternando metafore ad immagini, con una macchina da presa che, nell'oscurità, riporta gli spettatori a quel giorno terrificante che dà inizio a tutto. Osserviamo l'orrore sul viso vitreo di Dave, lo comprendiamo e lo facciamo nostro. Ed ecco che, dal mistico fiume che dà il nome al film, dalla fumosa e crepuscolare nebbia di Boston, vediamo riaffiorare un ricordo di un passato lontano e maledetto, l'attimo che precede la perdita dell'innocenza e, in un battito d'ali, diventiamo improvvisamente adulti.

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