Mysterio come emblema della libertà creativa in Spider-Man: Far From Home

Dalle informazioni trapelate sul villain interpretato da Jake Gyllenhaal si avverte un'esigenza di profondo distacco narrativo dal materiale originale.

Mysterio come emblema della libertà creativa in Spider-Man: Far From Home
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Il 2019 si preannuncia un anno molto importante per i Marvel Studios, che torneranno in sala con tre cinecomic molto attesi, su cui gravano tra l'altro aspettative altissime. A marzo sarà il turno di Captain Marvel, primo stand alone della compagnia interamente dedicato a una protagonista femminile, destinata a diventare la più forte supereroina del mondo cinematografico Marvel. Appena un mese dopo, ad aprile, uscirà quello che è probabilmente il film più atteso dell'anno, Avengers: Endgame, dove vedremo la conclusione della battaglia contro Thanos, anche se in realtà si tratterà di porre rimedio alla sua Decimazione. Ed è infine a luglio, nel pieno dell'estate, che arriverà nelle sale il tanto chiacchierato Spider-Man: Far From Home, sequel di Homecoming sempre diretto da Jon Watts che dopo le prime informazioni diffuse online ha già assunto dei connotati particolarmente curiosi. Oltre a portare Spider-Man fuori dalla sua New York e in giro per l'Europa, il film con Tom Holland introduce nel Marvel Cinematic Universe il Mysterio interpretato da Jake Gyllenhaal, che sarà però uno dei buoni e che lotterà spalla a spalla con il nostro amichevole Uomo Ragno di quartiere.
Questo, a nostro avviso, è un fattore davvero emblematico per comprendere quanto, in casa Marvel, la libertà creativa sia rimessa quasi completamente in capo ai registi e agli sceneggiatori, in un rapporto di fiducia che finora ha sempre portato ottimi risultati - salvo casi estremi.

Buono o cattivo? Mysterio!

Il perché è presto spiegato. A differenza di anti-eroi ormai canonizzati come tali - come ad esempio Venom -, il nostro Mysterio non è mai stato dalla parte dei buoni neanche per sbaglio, in nessun media dedicato a Spider-Man, fumetto o serie animata. Il personaggio concepito interamente dalla mente immaginifica e stilisticamente snodata di Steve Ditko è infatti da sempre uno dei più grandi supercriminali nemici di Spider-Man, qualsiasi sia stata nel tempo la sua iterazione, da Quentin Beck a Daniel Berkahrt fino a Francis Klum. È un villain che non ha superpoteri ma che riesce a tenere testa a colleghi e nemici con le sue illusioni e il suo carisma; un eccellente illusionista che sfrutta le sue conoscenze per agire nel mondo del crimine e allearsi anche con alcune delle più famose nemesi di Spidey per formare i Sinistri Sei.
Mysterio non è un cattivo qualunque, ma uno dei villain per eccellenza, tra quelli con il look più riconoscibile, con una delle storie d'origini più particolari e identitarie, con un arsenale di armi del tutto fuori di testa e che nulla ha da spartire con poteri "animali" o altro. È un uomo distrutto e sconfitto dalla vita che sceglie di fare del male.
Ora prendete questo personaggio, così negativo, così infido, e rendetelo buono, uno dei paladini della giustizia, persino chiamato all'appello da Nick Fury per salvare il mondo da una terribile minaccia. Ecco: a quanto pare è proprio questo che Jon Watts, Chris McKenna ed Erik Sommers hanno pensato di fare in Spider-Man: Far From Home, cioè ribaltare profondamente la concezione di uno dei villain più conosciuti dei fumetti, rendendolo un eroe con il volto di Jake Gyllenhaal.

No, non è uno scherzo: sia l'attore protagonista che Tom Holland e poi Jon Watts hanno più volte confermato che sì, Mysterio sarà dalla parte della giustizia contro gli Elementali, "creature che Mysterio conosce molto bene e che si dice ben disposto a combattere".

Non è neanche più questione di fedeltà fumettistica, perché dopo dieci anni i Marvel Studios possono tranquillamente camminare sulle proprie gambe e dimostrare concretamente quanto hanno sempre sostenuto: che l'Universo Cinematografico è qualcosa di totalmente nuovo, totalmente differente dai prodotti originali. Sono una traslazione libera dei personaggi, riproposizioni sempre valide ma non per forza fedeli in tutto e per tutto a quei canoni che tanto hanno reso famosi e amati questi personaggi.
L'essenziale è l'idea da cui poi si dirama tutto il discorso produttivo: se è valida e appoggiata apertamente da Kevin Feige gli altri heads di Marvel Studios, allora può ribaltare tutti i canoni che vuole, perché di fondo, in un modo o nell'altro, rispetterà l'anima del personaggio, modificandone magari le origini, ma arrivando sempre al punto. È un discorso molto importante correlato a una libertà creativa ormai quasi totale, che deve rifarsi obbligatoriamente soltanto a una precisa continuity. Per il resto è un laissez-faire cinematografico di sana impronta liberista, che non pone freni ma coadiuva invece attivamente dalla sedia produttiva il lavoro di registi e sceneggiatori, cercando piuttosto un compromesso anziché arrivare a un'imposizione. Ed è questo che in parte rende grandi i cinecomic Marvel.
Che poi è quasi scontato che il Mysterio buono di Gyllenhaal diventerà cattivo alla fine del film, incontrando magari l'Avvoltoio di Michael Keaton e dando l'input per la creazione dei Sinistri Sei. Il perché è ovviamente ignoto, ma è intrigante pensare che il super gruppo criminale possa unirsi sotto un'unica bandiera, sotto un solo credo: il reciproco odio per Spider-Man.

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