Matrix Resurrections è un grande e delicato film transgender

Con Matrix Resurrections Lana Wachowski chiude un percorso di vita e cinematografico creando una grande metafora transgender.

Matrix Resurrections è un grande e delicato film transgender
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Le storie non finiscono mai. Si mescolano tra analogico e digitale, fuoriescono dalle maglie della rete come acqua che scappa tra le dita. Sono elementi vivi, che urlano la loro presenza, in un continuo cambiamento in cerca di equilibrio. Le storie sono come noi, e spesso sono esattamente come chi le ha scritte, diretta emanazione di un vissuto impossibile da ignorare. Matrix Resurrections è proprio questo: la storia di Lana (e in realtà anche Lilly) Wachowski, la storia della loro vita effettiva e di quella cinematografica.

Una summa di un pensiero creato per esorcizzare un passaggio e per ridare a una comunità un'epopea fantascientifica che ha cambiato per sempre la storia del cinema, così come le sue autrici. Nella nostra recensione di Matrix Resurrections abbiamo spiegato che il film ha vari difetti, ma riesce comunque a intelaiare un discorso sociale e di genere che parte dalla sua autrice e arriva al mondo intero. Bisogna solo scegliere con quali occhi guardarlo.

Matrix Resurrections e la transizione

L'argomento è estremamente sensibile, quindi voglio esplicitarlo subito: non so cosa significhi sperimentare una transizione. Posso solo vagamente immaginare la difficoltà immane nel farlo, nel sentirsi fuori posto all'interno del proprio corpo, nel doverlo accettare, elaborare, parlarne con le persone care. Soprattutto, nella paura della reazione, anche di chi si pensa ci sia più accanto. E nel buio vuoto del percorso che poi si vuole intraprendere.

Ed è proprio per questo che Matrix Resurrections può essere importante per la comunità trans. Perché parte da una persona che quella transizione l'ha fatta nella vita vera, ma è anche riuscita a legarla al proprio cinema, una volta per tutte con quest'ultimo titolo. Lana Wachowski ci parla attraverso la propria celluloide, srotolandola davanti agli occhi nell'unico modo possibile: con Matrix, aggiungendo un tassello alla sua filosofia. Quello legato alla propria vita, e non solo.

Una seconda opportunità

C'è un filo conduttore che permea Matrix Resurrections: le seconde opportunità. Che possono arrivare anche tardi in un percorso vitale, quando tutto sembrava concluso e la vita correva sui propri binari precostituiti.

Ma Lana Wachowski dimostra platealmente che c'è sempre tempo per cambiare. Il quarto capitolo di Matrix è un percorso di scoperta interiore, un viaggio che mette a nudo un "io" fittizio creato da altri, un io che sentiamo sbagliato, che continua a picchiettare nella testa perché sotto c'è altro. Qualcosa di enorme che può spaventare e inghiottire, ma per il quale vale la pena prendere la pillola e concedersi una seconda opportunità. Matrix Resurrections è una grande storia di transizione, un passaggio che chiude definitivamente un percorso spirituale e fisico che era rimasto cinematograficamente monco. Lo raccontavamo nello speciale sull'amore di Neo e Trinity in Matrix Resurrections quanto questo elemento sia importante nel film. E quell'amore viene utilizzato da Lana Wachowski come metafora per amarsi, per non lasciare alcuna parte di noi indietro, perché per essere noi stessi dobbiamo abbracciarci completamente. Serve tutto finché non ci bastiamo, accettando ciò che siamo, due parti in una, maschile e femminile, che portano a un io nuovo, nostro, qualsiasi esso sia.

Lana Wachowski e noi

Il film gioca con le nostre percezioni fin da subito. Torna su se stesso, si avvolge, come una lunga seduta psicologica che Lana Wachowski ha voluto regalarci. E regalarsi. Si mette a nudo come Neo e Trinity, esce dalla sua capsula finalmente se stessa in ogni ambito, unendo vita e cinema come poche volte succede. Lo fa esplicitare ai due protagonisti quanto è importante avere una seconda chance. E quanto poco conta l'aspetto esteriore se dentro siamo comunque noi, alla stessa maniera dei personaggi uguali ma diversi che il film propone.

Perché alla fine la potenza transgender di Matrix Resurrections sta tutta nel parlare a chi può sentire, abbracciando persone per farle sentire meno "sbagliate" visto che non le sono mai state. Ed è bello pensare che una delle più grandi storie di fantascienza di sempre sia anche questo: un aiuto per chi ne ha bisogno, una rappresentazione così splendidamente emblematica e mainstream di chi è ancora discriminato. Una storia che non finisce mai, ma che è sempre stata lì. E sempre ci sarà.

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