Già dal primo teaser trailer di È stata la mano di Dio, si vede "la mano" di Paolo Sorrentino. La sua narrazione poetica, tra il detto e il non detto, tra ciò che vediamo e quello che pensiamo di vedere, uno stile sospeso, proprio come quell'uomo che il giovane protagonista Fabietto osserva meravigliato al cinema. Questo è soltanto un assaggio dell'ultima pellicola di Sorrentino, che abbiamo potuto vedere proprio a pochi giorni dall'inizio della Mostra del Cinema di Venezia 2021. E non è un caso: È stata la mano di Dio verrà presentato in anteprima mondiale durante il Festival, che si terrà dall'1 all'11 settembre 2021. Per chi non avrà il piacere di godersi l'anteprima il 2 settembre, ci sono però già due date da segnare, una per quanto riguarda l'uscita della pellicola al cinema e una per l'arrivo su Netflix.
La formula cinema più Netflix ha convinto a quanto pare anche Sorrentino. Già l'anno scorso il regista aveva menzionato la celebre piattaforma streaming per il suo film, alla fine delle riprese. Ma allora non si sapeva di questo binomio, reso noto invece dalle date di uscita: il 24 novembre in alcuni cinema selezionati, mentre su Netflix si dovrà attendere fino al 15 dicembre.
È stata la mano di Dio: "Simmo ‘e Napule Paisà"
Nel trailer si vede, si sente, si vive tanto Napoli, città natale di Sorrentino. Non un semplice sfondo o un'ambientazione appena accennata, ma una vera protagonista, la regina della scena. Già nelle poche immagini rivelate, nel teaser così come nelle foto, si intuisce facilmente che Sorrentino ha mostrato con affetto la sua città, accarezzandole il viso come si farebbe con una cara amica, tra una sinfonia di ricordi e peculiarità tipiche del posto.
Non sono passati inosservati i dettagli di Piazza Plebiscito illuminata d'azzurro, l'esultanza rigorosamente in balcone e i tre sul motorino, senza casco. Marchi distintivi degli anni '80 partenopei, un dialogo schietto e profondo che Sorrentino rivolge a tutti, ma che si trasforma in un inno alla memoria quando è diretto ai suoi "compaisà". Dopotutto Napoli è allo stesso tempo una parte intrinseca della storia e del cuore del regista, la parte legata alla sua adolescenza. Non sono un caso, infatti, i diversi richiami alla cultura partenopea che compaiono nelle sue opere, in modo velato o meno, compresa la sacralità del calcio paragonata o affiancata a un culto religioso (come dimenticare la scena in The Young Pope, in cui il vescovo Voiello ammonisce un ristoratore per aver calunniato Maradona, dicendo "non osare pronunciare il nome di Dio invano").
Ed è proprio con questa pellicola che Sorrentino "fa ritorno a casa", tornando a girare dopo vent'anni un film nel capoluogo. Sentendo il trailer, pertanto, potremmo aspettarci che buona parte di È stata la mano di Dio possa essere recitato in napoletano.
Toni Servillo e la mano di Maradona
Di certo, non poteva mancare Toni Servillo tra i protagonisti della storia: con questa pellicola l'attore firma la sua sesta collaborazione con Sorrentino. I due lavorano insieme sin dagli esordi del regista, con il primo lungometraggio del 2001 L'uomo in più e da allora l'attore è tornato in quasi tutti i film, in particolare Il divo, Loro e La grande bellezza che ha vinto l'Oscar come miglior film straniero nel 2014.
Non è ancora stato svelato il ruolo che Servillo avrà nel corso della trama. Sarà un mentore, un parente di Fabietto, il giovane che veste i panni sia del protagonista sia dell'anima del regista? Sarebbe bello pensare che in un qualche modo l'attore rivesta la parte di un personaggio immaginario, una sorta di visione, una voce parlante che narra di un futuro che il Sorrentino di oggi sa che lo attende. Il regista l'ha detto chiaramente in più di un'intervista: È stata la mano di Dio non parla di Maradona. Eppure il film è inevitabilmente intrecciato alla figura del compianto fuoriclasse argentino. Il titolo stesso è un omaggio al Pibe de Oro, dato che fu la risposta del calciatore alla richiesta di spiegazioni sul tocco incriminato nella partita contro l'Inghilterra ai Mondiali dell'86. "È stata la mano di Dio", aveva detto Maradona, motivando quel gol segnato di mano.
Ed è così che (ancora una volta) in modo sottile e profondo, appunto "poetico", il regista dedica il titolo della pellicola al suo amato numero 10. Non poteva essere altrimenti, d'altronde. Sorrentino ha spiegato che questo film è autobiografico, "intimo e personale", un viaggio nel suo passato rivolto a quel futuro che oggi può chiamare presente. E proprio nel suo passato, quando era soltanto un ragazzo, Maradona: "Mi ha involontariamente salvato la vita. Persi i miei genitori per un incidente all'impianto di riscaldamento nella casa in montagna, quando avevo 16 anni. Quel week-end non ero con loro perché andai a vedere Maradona con il Napoli in trasferta a Empoli. E questo mi ha salvato". Così il teaser del film assume una sfumatura ancora più privata, con quell'azzurro e bianco che non risultano più un semplice contorno.
Questa è la mia storia e probabilmente anche la vostra
Una storia autobiografica non può bastare a un regista del calibro di Sorrentino, serve una storia universale. "Da ragazzi, il futuro ci sembra buio. Barcollanti tra gioie e dolori, ci sentiamo inadeguati. E invece il futuro è là dietro. Bisogna aspettare e cercare. Poi arriva. E sa essere bellissimo".
Il mese scorso Sorrentino aveva esternato questo suo pensiero riguardo a È stata la mano di Dio e dal trailer è possibile intuire quanto sia vera la sua affermazione. Pare proprio essere una storia senza trucchi come ha promesso il regista: il Vesuvio, il cinema, il lungomare, quel gigante di Maradona, tutto è vero, autentico, tangibile e in poco più di un minuto pare già dire agli spettatori che questo è un po' film e un po' realtà, questa è la sua storia. E potrebbe davvero essere la stessa di ciascuno di noi.
È stata la mano di Dio: quando esce e quanto parlerà di Sorrentino
È stata la mano di Dio approderà al cinema e poi in esclusiva su Netflix. Ecco cosa aspettarsi dal film e le nostre speranze al riguardo.
Già dal primo teaser trailer di È stata la mano di Dio, si vede "la mano" di Paolo Sorrentino. La sua narrazione poetica, tra il detto e il non detto, tra ciò che vediamo e quello che pensiamo di vedere, uno stile sospeso, proprio come quell'uomo che il giovane protagonista Fabietto osserva meravigliato al cinema. Questo è soltanto un assaggio dell'ultima pellicola di Sorrentino, che abbiamo potuto vedere proprio a pochi giorni dall'inizio della Mostra del Cinema di Venezia 2021.
E non è un caso: È stata la mano di Dio verrà presentato in anteprima mondiale durante il Festival, che si terrà dall'1 all'11 settembre 2021. Per chi non avrà il piacere di godersi l'anteprima il 2 settembre, ci sono però già due date da segnare, una per quanto riguarda l'uscita della pellicola al cinema e una per l'arrivo su Netflix.
La formula cinema più Netflix ha convinto a quanto pare anche Sorrentino. Già l'anno scorso il regista aveva menzionato la celebre piattaforma streaming per il suo film, alla fine delle riprese.
Ma allora non si sapeva di questo binomio, reso noto invece dalle date di uscita: il 24 novembre in alcuni cinema selezionati, mentre su Netflix si dovrà attendere fino al 15 dicembre.
È stata la mano di Dio: "Simmo ‘e Napule Paisà"
Nel trailer si vede, si sente, si vive tanto Napoli, città natale di Sorrentino. Non un semplice sfondo o un'ambientazione appena accennata, ma una vera protagonista, la regina della scena.
Già nelle poche immagini rivelate, nel teaser così come nelle foto, si intuisce facilmente che Sorrentino ha mostrato con affetto la sua città, accarezzandole il viso come si farebbe con una cara amica, tra una sinfonia di ricordi e peculiarità tipiche del posto.
Non sono passati inosservati i dettagli di Piazza Plebiscito illuminata d'azzurro, l'esultanza rigorosamente in balcone e i tre sul motorino, senza casco.
Marchi distintivi degli anni '80 partenopei, un dialogo schietto e profondo che Sorrentino rivolge a tutti, ma che si trasforma in un inno alla memoria quando è diretto ai suoi "compaisà".
Dopotutto Napoli è allo stesso tempo una parte intrinseca della storia e del cuore del regista, la parte legata alla sua adolescenza. Non sono un caso, infatti, i diversi richiami alla cultura partenopea che compaiono nelle sue opere, in modo velato o meno, compresa la sacralità del calcio paragonata o affiancata a un culto religioso (come dimenticare la scena in The Young Pope, in cui il vescovo Voiello ammonisce un ristoratore per aver calunniato Maradona, dicendo "non osare pronunciare il nome di Dio invano").
Ed è proprio con questa pellicola che Sorrentino "fa ritorno a casa", tornando a girare dopo vent'anni un film nel capoluogo. Sentendo il trailer, pertanto, potremmo aspettarci che buona parte di È stata la mano di Dio possa essere recitato in napoletano.
Toni Servillo e la mano di Maradona
Di certo, non poteva mancare Toni Servillo tra i protagonisti della storia: con questa pellicola l'attore firma la sua sesta collaborazione con Sorrentino. I due lavorano insieme sin dagli esordi del regista, con il primo lungometraggio del 2001 L'uomo in più e da allora l'attore è tornato in quasi tutti i film, in particolare Il divo, Loro e La grande bellezza che ha vinto l'Oscar come miglior film straniero nel 2014.
Non è ancora stato svelato il ruolo che Servillo avrà nel corso della trama. Sarà un mentore, un parente di Fabietto, il giovane che veste i panni sia del protagonista sia dell'anima del regista?
Sarebbe bello pensare che in un qualche modo l'attore rivesta la parte di un personaggio immaginario, una sorta di visione, una voce parlante che narra di un futuro che il Sorrentino di oggi sa che lo attende.
Il regista l'ha detto chiaramente in più di un'intervista: È stata la mano di Dio non parla di Maradona. Eppure il film è inevitabilmente intrecciato alla figura del compianto fuoriclasse argentino.
Il titolo stesso è un omaggio al Pibe de Oro, dato che fu la risposta del calciatore alla richiesta di spiegazioni sul tocco incriminato nella partita contro l'Inghilterra ai Mondiali dell'86. "È stata la mano di Dio", aveva detto Maradona, motivando quel gol segnato di mano.
Ed è così che (ancora una volta) in modo sottile e profondo, appunto "poetico", il regista dedica il titolo della pellicola al suo amato numero 10. Non poteva essere altrimenti, d'altronde. Sorrentino ha spiegato che questo film è autobiografico, "intimo e personale", un viaggio nel suo passato rivolto a quel futuro che oggi può chiamare presente.
E proprio nel suo passato, quando era soltanto un ragazzo, Maradona: "Mi ha involontariamente salvato la vita. Persi i miei genitori per un incidente all'impianto di riscaldamento nella casa in montagna, quando avevo 16 anni. Quel week-end non ero con loro perché andai a vedere Maradona con il Napoli in trasferta a Empoli. E questo mi ha salvato".
Così il teaser del film assume una sfumatura ancora più privata, con quell'azzurro e bianco che non risultano più un semplice contorno.
Questa è la mia storia e probabilmente anche la vostra
Una storia autobiografica non può bastare a un regista del calibro di Sorrentino, serve una storia universale.
"Da ragazzi, il futuro ci sembra buio. Barcollanti tra gioie e dolori, ci sentiamo inadeguati. E invece il futuro è là dietro. Bisogna aspettare e cercare. Poi arriva. E sa essere bellissimo".
Il mese scorso Sorrentino aveva esternato questo suo pensiero riguardo a È stata la mano di Dio e dal trailer è possibile intuire quanto sia vera la sua affermazione.
Pare proprio essere una storia senza trucchi come ha promesso il regista: il Vesuvio, il cinema, il lungomare, quel gigante di Maradona, tutto è vero, autentico, tangibile e in poco più di un minuto pare già dire agli spettatori che questo è un po' film e un po' realtà, questa è la sua storia. E potrebbe davvero essere la stessa di ciascuno di noi.
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