Mad Max Collection

Il violento Gibson da strada... in alta definizione!

Mad Max Collection
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Oggi che siamo nel 2013, nell'epoca caratterizzata da una comunicazione sempre più telematica e da una tecnologia destinata a fare passi da gigante giorno dopo giorno, sembra quasi impossibile ripensare al periodo in cui, nella seconda metà degli anni Novanta, si cominciò a sentir parlare di formato dvd.
Sembra quasi possibile perché, per le moderne generazioni che non immaginano minimamente cosa fosse una videocassetta, il formato in questione è quello che, da sempre, gli ha consentito la fruizione dei prodotti audiovisivi.
Un formato che, inaspettatamente, dopo appena un decennio pare abbia già cominciato a essere sostituito dal blu-ray, ovvero il disco in alta definizione, come testimonia l'enorme quantità di titoli vecchi e nuovi che le label hanno cominciato a sfornare da diverso tempo.
Titoli che non includono soltanto gli ultimi blockbuster miliardari a stelle e strisce, ma anche classici e cult del passato che mai si sarebbe potuto pensare di visionare, un giorno, con tale splendida qualità delle immagini e del sonoro. Titoli cui va ad aggiungersi anche la mitica trilogia del guerriero della strada Mad Max, che, proprio mentre Hollywood si accinge a "rebootare" tramite Mad Max: Fury road, interpretato da Tom Hardy, Warner Home Video rende disponibile racchiusa in un bel cofanetto da collezione a forma di tanica di benzina.

Interceptor

In un futuro non troppo lontano, il mondo è ridotto a un cumulo di macerie e le strade sono sotto il dominio di una banda di motociclisti criminali interessati a dettare legge ed a terrorizzare i civili inermi, sbattendosene della polizia e distruggendo qualsiasi cosa trovino sul loro cammino.
E' sfruttando questo desolante quadro post-bellico che l'australiano George Miller - in seguito autore, tra l'altro, del dittico d'animazione Happy feet - costruisce un piccolo film di fanta-azione che, datato 1979, risente sicuramente di un certo cinema anni Settanta dello stesso genere, ma, contemporaneamente, fornisce non pochi elementi ritrovati nella cinematografia del decennio successivo.
Perché, al di là di una maniera di fotografare l'azione - a partire dai primi dieci minuti orchestrati tra scorribande sull'asfalto e automezzi distrutti - tutt'altro che dissimile da quella poi al servizio di saghe quali Terminator e contemporanei, è impossibile non avvertire una certa anticipazione di quello che sarebbe stato il machismo reaganiano su celluloide nel vedere un giovane Mel Gibson che, nei panni dell'agente Max Rockatansky, attua la propria vendetta nei confronti dei teppisti che hanno colpito sia il suo migliore amico che la sua famiglia.
Vendetta che mette in pratica a bordo del potente bolide che da il titolo al lungometraggio e che, in realtà, avviene soltanto nel corso degli ultimi venti minuti di un'operazione discretamente ritmata e tempestata di situazioni violente; qui proposta con trailer quale contenuto extra.

Interceptor - Il guerriero della strada

Sempre a firma di Miller, il secondo capitolo della serie, realizzato due anni dopo il capostipite, vede nuovamente Mel Gibson impegnato a incarnare Max, ormai eroe solitario dell'asfalto destinato a fronteggiare i malvagi guerrieri Humungus in una eterna lotta per il possesso della benzina, ovvero il bene più prezioso.
Quindi, un secondo capitolo che, più violento e più rivoluzionario - dal punto di vista visivo - rispetto al primo, manifesta un chiaro, profetico aspetto di denuncia sociale, mentre tende a costruirsi in maniera principale sull'azione e su immagini che arrivano addirittura a sfiorare l'horror.
Fino al lunghissimo inseguimento finale e decisamente all'avanguardia di quello che, qui presentato dal critico cinematografico statunitense Leonard Maltin, sembra anche individuare nella figura del mascherato Lord Humungus uno dei probabili ispiratori del Jason Voorhees con maschera da hockey entrato in scena a partire dal terzo Venerdì 13, datato 1982.
E la sezione extra offre anche il commento audio del direttore della fotografia Dean Semler e del regista.

Mad Max oltre la sfera del tuono

Ancora con il volto di Mel Gibson, ma stavolta caratterizzato da capelli lunghi, Max diventa la guida di una tribù di bambini perduti, mentre Aunty Entity alias Tina Turner, sovrana assetata di potere, è decisa ad usarlo per soffocare nella propria morsa Bartertown.
Ed è presente addirittura il nano Angelo Rossitto visto nel super classico Freaks di Tod Browning nel corso di quello che, diretto nel 1985 da Miller insieme a George"The crossing"Ogilvie, manifesta chiaramente i connotati del tassello più costoso del franchise.
Un tassello che da un lato non fatica a risultare il più politico dei tre, ma dall'altro, guardando in parte anche a Il signore delle mosche, strizza in maniera evidente l'occhio al cinema per ragazzi tramite cui Steven Spielberg e colleghi raggruzzolavano miliardi negli anni Ottanta.
Non a caso, la violenza risulta decisamente più contenuta, anche se non sono assenti combattimenti in proto-arene a suon di mazze ferrate e motoseghe che, in un certo senso, sembrano ispirati a quelli di 1997: Fuga da New York.
Il 1997: Fuga da New York che John Carpenter, però, girò nel 1981, quando la serie Mad Max aveva già cominciato a influenzare la produzione di genere a stelle e strisce.
Con il solo trailer quale contenuto speciale.

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