Lupin III, il ladro buono che ha segnato la nostra infanzia

Lupin sta per tornare con Lupin III - The First, per l'occasione ricordiamo come il ladro buono abbia rubato (in senso positivo) anche la nostra infanzia.

Lupin III, il ladro buono che ha segnato la nostra infanzia
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Ancor prima che il canale Italia 1 contribuisse a far esplodere il culto di Dragon Ball nel nostro Paese, i ragazzi cresciuti fra gli ultimissimi anni ‘80 e i primi ‘90 avevano un solo grande motivo per rincasare di corsa dalla scuola: Lupin, l'incorreggibile Lupin, che prima di debuttare sulla TV nazionale si era fatto strada fra quelle locali. Per quanto sulla carta possa sembrare sbagliato mostrare a dei ragazzini le imprese di un ladro professionista, sempre intento a fuggire dai dipartimenti di polizia di tutto il mondo (e da un ispettore in particolare...), c'era qualcosa in Lupin (e c'è ancora oggi, ovviamente, parliamo di un personaggio senza tempo) di profondamente magnetico.
Innanzitutto non era affatto il classico ladro in passamontagna che ci aspettavamo di incontrare per strada, o di vedere all'assalto di una comune banca, tutt'altro; la sua vita era piena di furti spettacolari, al limite dell'impossibile, di oggetti sorvegliati a vista giorno e notte, dall'incredibile valore, bramati da collezionisti senza scrupoli oppure da usare come merce di scambio per fare la bella vita in qualche località esotica (anche se questo era più un desiderio costante della bella complice Fujiko, italianizzata in Margot per buona parte della serie doppiata da Italia 1). Oltre a questo però c'era molto altro.

Lupin, il ladro gentile

Al di qua della televisione, accanto al telecomando, si tendeva a parteggiare naturalmente per Lupin perché era il prototipo del ladro gentile: un personaggio sì affascinante, dal grande carisma, ma anche incredibilmente ironico, buono sino al midollo, incapace di far davvero del male al prossimo - se non costretto dagli eventi. Rubare era per lui un modo per mettersi alla prova, non per guadagnare; il denaro non lo ha mai realmente interessato, ciò che gli faceva realmente brillare gli occhi era mettere le mani su oggetti "proibiti", a cui nessuno poteva accedere, era dunque difficile vederlo come un criminale incallito.

Su schermo poi non era affatto da solo, del resto quando la sfida si fa davvero impossibile servono degli aiutanti di altissimo livello: accanto a lui era possibile trovare gli inseparabili Jigen e Goemon, archetipi complementari e contrari. Raffinato "pistolero" il primo, spietato ed elegante samurai d'altri tempi il secondo; insieme incarnavano alcuni degli elementi cardine della storia del Giappone, Paese da cui Lupin del resto arriva - ricordiamo che la serie televisiva anime è basata sul manga Lupin III di Monkey Punch.

Pistole e spade affilate

Jigen e Goemon completavano alla perfezione la figura di Lupin, il quale metteva al servizio dei suoi colpi soprattutto la mente. I suoi fidi compari erano al contrario le sue braccia. Jigen era non solo un personaggio misterioso, con un cappello costantemente calato sugli occhi e una sigaretta fra le labbra, poteva anche contare su una mira "chirurgica". Una pistola nelle sue mani era come un pennello per un pittore, sempre pronta a firmare capolavori al servizio del fido Lupin. Non troppo distante, nello stile, era Goemon, che con la sua spada era capace di agire nell'ombra, nel silenzio più assoluto, senza mai sbagliare un colpo. Il suo cinismo e la sua freddezza erano i suoi punti di forza, elemento in grado di chiudere un terzetto variegato ma estremamente affiatato.
Certo in ogni gruppo affiatato c'è bisogno di un elemento di disturbo a livello narrativo: quando entrava in scena Fujiko/Margot, non si sapeva mai cosa credere. Punto debole dello stesso Lupin, il quale per lei si scioglieva a tal punto da non capire più nulla, parliamo di un personaggio incredibilmente ambiguo, incapace a prendere una posizione netta e costante ago della bilancia degli eventi.

A seconda di come girava il vento poteva essere spietata complice oppure vendicativa avversaria; il suo intento più comune era aiutare Lupin, Jigen e Goemon a portare a termine i vari colpi, per poi impossessarsi da sola della refurtiva e scappare chissà dove, lasciando tutti con un palmo di naso. Se Lupin continuava a guardarla con gli occhi dell'amore in qualsiasi situazione, Jigen e Goemon l'avrebbero volentieri tagliata in due metà alla prima occasione buona. Un elemento di disturbo eccezionale, ancor più ostico di quello che sulla carta doveva essere il vero villain: l'ispettore Zenigata.

Koichi Zenigata era più una macchietta che un ispettore vero e proprio, nemesi assoluta di Lupin anche nell'aspetto, non a caso i due si assomigliano incredibilmente - elemento sfruttato da Monkey Punch diverse volte a livello narrativo, giocando la carta del travestimento. Questo sfortunato personaggio, destinato a non ottenere mai il suo obiettivo (ovvero catturare Lupin stesso e - in minor parte - la sua banda), è l'emblema del fallimento, metafora di chi nonostante gli incredibili sforzi non riesca mai a esaudire i propri desideri. Una figura drammatica se vogliamo, anche se su schermo è sempre stato talmente ridicolo e grottesco che mai nessuno lo ha visto davvero come un dramma ambulante.

Nonostante uno spiccato sesto senso, che gli faceva vibrare le antenne in prossimità di Lupin, la sua presenza era un piacevole contorno, un po' di pepe aggiuntivo alla ricetta, la cui mancanza si sarebbe sentita eccome nel palato. Del resto il gusto che lasciava il Lupin televisivo, ancor più dei manga originali e dei film usciti su grande schermo, era unico e inconfondibile. Dai materiali rilasciati finora, come il trailer che potete vedere sopra, siamo convinti di ritrovarlo nel lungometraggio in uscita nelle nostre sale fra un mese esatto. Il 27 febbraio 2020 arriva infatti al cinema Lupin III - The First, opera realizzata in CGI che mette il nostro adorabile ladro di fronte a un nuovo colpo: rubare il misterioso Diario di Bresson. Non vediamo l'ora di tornare bambini.

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